sabato 18 ottobre 2008

Sipario

Signori, la pianto qui.


Tsk. Sarebbe troppo bello. Qui il blog che raccoglie, parzialmente, il lascito morale e virtuale del Boaro.

Ci si vede.

sabato 13 settembre 2008

So proud to be alive

Johnny Law non mastica mentos

A volte mi sembra di essere in un classico di fantascienza del tipo l'invasione degli ultracorpi. La mattina esco da casa e il vicinato -anzi tutta la città- è contagiata da un virus che rende la gente stupida. Sarà la mia solita sociopatia. Sarà. Risiedo a Verona (non sono veronese, non che ci sia nulla di male, ma semplicemente non mi riconosco e non vengo riconosciuto come tale), città che da un po' di tempo è una gigantesca caserma. Tipo Belfast, quando ancora scoppiavano le bombe. Il sindaco, uno che quando parla sembra che tenga in bocca cinque o sei mentos, continua a piazzarli in giro. Fosse per lui ogni veronese ne dovrebbe avere uno anche quando sta al cesso, per sicurezza. Ovviamente non senza episodi di grottesca itaglianità. Quando l'esercito è arrivato non c'erano abbastanza poliziotti per organizzare le pattuglie. Per legge, infatti, ogni coppia di militari deve essere accompagnata da altrettanti vigili.
L'ultimo omicidio a Verona è datato maggio ed è stato fortunatamente l'unico dell'anno. Negli ultimi mesi non sono stati registrati stupri, furti e reati contro la proprietà sono sotto la media delle città di 300 mila abitanti. Eppure serve l'esercito. Mentre scrivo sento le jeep che mi ronzano sotto casa. Un paio di volte mi hanno identificato, chiedendomi perché e come mai mi stessi aggirando per la zona dove abito. La cosa strana è che sembro essere l'unico a trovarla una cosa strana. Tutti sono contenti. Tutti ne vogliono di più. L'uomo delle mentos dice che, se il ministro lo lascia, renderà i militare permanenti. E la gente lo applaude. Un giorno ho chiesto all'uomo della strada cosa ne pensasse, di questa faccenda (non perché mi piacesse, ma perché mi hanno chiesto di farlo). Mi aspettavo che qualcuno, dico uno, mi dicesse "Si esagera", "Non c'è n'è bisogno", roba del genere. E invece no. "Ghe voleva", "gh'è in giro massa delinquenti", "l'e belo vedar i nostri soldadi". Allora sono scemo io. Adesso a Verona se giri in bicicletta e telefoni, sei quasi certo di essere multato. Da settembre il mentos disporrà l'alcol test in piazza Brà, per il pubblico che esce dall'Arena. Non si può girare a torso nudo in centro. Tutte cose magari giuste, che contribuiscono al decoro di una città.
Ma sentite che è successo l'altro giorno, una cosa che, non so perché, mi ha reso felice. Siamo in piazza Erbe, nel centro del centro di Verona. L'area è chiusa da quattro lati alle auto, si può solo andare a piedi. C'è una piccola banca, che si trova nella struttura dell'ex Domus Mercatorum. Entra un uomo, con una parrucca e una maschera da carnevale. Si avvicina allo sportello, aggredisce il commesso a schiaffi e a pugni e gli intima di dargli quanti contanti ha sottomano. Il tizio arraffa tremila euro, molla un altro paio di pappine e scappa, a piedi. Un cliente della banca si rendo conto che l'uomo è completamente disarmato e lo insegue ma quell'altro è più bravo, riesce a scomparire tra la pletora di turisti che affolla il centro.
Non l'hanno più beccato.

sabato 26 luglio 2008

La verità fa male

Secondo Mario Borghezio e Roberto Castelli la Ryanair si deve scusare. Loro, per continuare a fare esattamente quello che c'è scritto nell'ad, invece no.
Dice tale Luigi Grillo, senatore di FI: "Anche la Ryanair è un'impresa assistita. Ha sede a Dublino, dove c'è una fiscalità vantaggiosa e riceve bei quattrini dagli aereoporti italiani che vogliono vedere incrementato il loro traffico." Bizzarra definizione di "impresa assistita" quella che ha avuto la sfortuna, di nascere in uno stato che non la prosciuga di tasse e che sa fare il proprio mestiere.

venerdì 25 luglio 2008

La Lega ha rotto il cazzo

Nell'ultimo post, datato un mese e mezzo fa, l'elemento testuale parlava del "no" irlandese al referendum sulla ratifica del trattato di Lisbona. A corredo una foto di una ragazza col dito medio alzato.
In questi giorni entrambe le cose tornano di moda. Il senato ratifica il trattato di Lisbona, senza disturbarsi di chiedere prima il pare dei cittadini e con la forza politica che, cavalcando la tigre celtica, aveva promesso di votare contro, prona verso il sì più che mai. Il dito medio non lo fa più una figa con un cocktail verde, ma un becero politicante della peggior specie.
Siamo nell'estate del 2008 e il punto caldo nell'agenda politica è il lodo Alfano e tutte le mirabili conseguenze che non ha sui cittadini fuori dal club dei caregoni.
Con questo quadro, nel tragico stato in cui riversa ogni istanza di federalismo, autonomia e autogoverno, il problema della Liga Veneta sono le regionali del 2010. Succedere a Galan, perché c'è un patto tra partiti che lo prevede. Perché la Lega, poverina, non esprime un presidente di regione. Perché tanto il centrodestra in Veneto vince, e dato che a loro piace vincere facile non ci devono essere né primarie né corse multiple dove dimostrare chi ce l'ha più lungo.
Il prescelto sarà forse Flavio Tosi, Zaia aveva sperato che Bossi glielo chiedesse (perché deve essere il capo a "chiedere"). E invece la scelta ricade sull'uomo che sta facendo di Verona uno Stato di polizia.
Che chiede, in ossequio alla sua vocazione autonomista, l'invio dell'esercito per la "sicurezza" della città. Che si rifiuta di controfirmare un documento già inoltrato da 400 sindaci veneti (cioé due terzi dei sindaci della regione, cioé di sinistra come di destra) che chiedevano di trattenere nelle casse comunali il 20% dell'Irpef. Ufficialmente perché "non realistico". O forse per fare la star, andare in culo a Galan, suo novello avversario, che quel progetto l'aveva proposto.
Con tutto il rispetto: fottetevi. Voi e il federalismo "solidale". Voi e questa merda di governo che tenete in piedi.

sabato 14 giugno 2008

Pinta di Guinness per tutti


A poche ore dal risultato politico più bello e importante degli ultimi anni, è una soddisfazione leggere le reazioni del nemico mainstream. Già ieri La Repubblica metteva in evidenza il blog di Andrea Bonanni dov'era apparso il post "Le contraddizioni della democrazia". La contraddizione, per Bonanni, è in realtà solo una, molto semplice e poco originale (la Repubblica, non quella di Scalfari, ma di Platone è datata 390 a.C.) democrazia vuol dire governo del popolo (o della maggioranza, per precisione), ma troppe volte il popolo è troppo stupido per scegliere. Vedere demmoggratigi ridotti a scrivere questo è sempre una gioia per il cuore. Dice ancora Bonanni:
I no, tutti insieme, arrivano al massimo allo 0,25 per cento della popolazione dell’Ue. Ma hanno il potere di bloccare una decisione presa da 27 governi liberamente eletti e già ratificata da 18 parlamenti in rappresentanza di centinaia di milioni di cittadini.
La vera domanda è contenuta nello stesso paragrafo. Perché i governi e parlamenti "liberamente eletti" quando si tratta di Europa finiscono per prendere decisioni sistematicamente contrarie a quelle dei sudd... pardon... cittadini che governano? Non dovrebbero, così in teoria, rappresentarli? Perché mancano alternative allo sfacciato ottimismo europeista?
Invece accade che la Francia (i cui cittadini hanno respinto la costituzione europea) si sia sbrigata a chiedere la ratifica del trattato (che ribadisce quanto scritto nella precedente costituzione) in quattro e quattr'otto senza consultare la plebe, e lo stesso si accingono a fare i Paesi Bassi. Ma sono governi "liberamente eletti". Tutto questo va benissimo, oro colato per i feticisti della demmoggrazzia, come l'oppionionista di Repubblica, i dipendenti da A. Spinelli e il Presidente della Repubblica Eurocratica Italiacana, che, con una gaffe indecorosa, riportata con nonchalanche dalla propaganda mezzo stampa, vorrebbe cacciare la Tigre Celtica dall'Europa.
Lo stesso per dire la verità sarebbe accaduto se anche l'Irlanda avesse ignorato l'inutile trafila referendaria: il governo ha fatto attivamente campagna per il sì, 90% dei partiti era a favore, l'unica eccezione: lo Sinn Fein, il partito di sinistra (oggi per la stampa italiana "nazionalista") che di solito prende tra il 3 ed il 6% di preferenze.
Sostiene sempre Bonanni (e lo riprende il noioso Venturini sul Corriere) che la gente non dovrebbe votare per cose che non capisce (perché, quando si tratta delle politiche, tra finanziarie e modifiche alla costituzione son tutti professori, vero?).
Ammettiamo che gli Irlandesi non abbiano avuto il tempo di leggersi le 273 pagine tra dichiarazioni e protocolli, di non apprezzare la clausola di solidarietà o la tassa europea contro il riscaldamento globale, beh, è davvero tanto difficile farsi un'idea quando le meraviglie dell'UE sono tutti i giorni sotto i nostri occhi? Quando, per dirne una, non ci è permesso di vendere più del 51% del fabbisogno nazionale di latte? Un cartello del comitato per il no affisso per le strade di Dublino diceva: meno competenze, più tasse. Direi che hanno capito benissimo.
La prossima mossa dell'europorcile sarà quello di escogitare qualcosa per fottersene del voto irlandese, magari pensionando l'inutile clausola dell'unanimità. Solo allora la democrazia che piace a Bonanni e agli altri, quella che impone la volontà dei lupi sugli agnelli, sarà finalmente degna del suo nome.

Bias

1) E' scoppiata la caccia ai "fannulloni". Di questi tempi, quasi una notizia al giorno. Poliziotti che sciano con l'ernia al disco, impiegati ballerini e via dicendo. Ma quelli più insospettabile sono i cosidetti "assenteisti", cioé coloro i quali non hanno nemmeno bisogno di un certificato medico, per quanto fasullo. Ieri è stato il turno della moglie di un boss della 'ndrangheta (e qui mi vien da ridere, perché per una certa vulgata televisiva i lavoratori statali vengono denominati "servi dello stato", in questo caso in palese conflitto di interesse) impiegata al catasto che aveva sempre il cartellino magicamente timbrato. Tempo addietro, via radio, avevo sentito il caso di un "dirigente che si dedicava allo sport e allo shopping anziché essere correttamente al posto di lavoro". Lo avrebbero specificato solo più tardi, il tizio lavorava in un'amministrazione provinciale. Ma non c'erano dubbi che il suo impiego fosse statale. In che azienda, infatti, sarebbe stato possibile che un dipendente importante sparisse regolarmente? Evidentemente il lavoro del dirigente in questione è inutile. In casi come questi la truffa è già avvenuta prima, "creando" posti di lavoro non richiesti (a spese dei contribuenti).

2) In un sistema di sanità privata, il cliente-paziente ha l'onere del pagamento, a meno che intervenga come mediatrice una società di assicurazione. Anche in questo caso, tale società, vivendo di profitto dovrebbe assicurarsi di non spendere i suoi soldi inutilmente. Medici e chirurghi privati potrebbero comunque essere tentati da cercare di arrotondare in qualche maniera, ma operazioni non richieste sarebbero comunque parzialmente a loro carico. Accade, però che una clinica privata, ma che in realtà sopravvive grazie agli accordi con la regione Lombardia, decida di truffare stato e cittadini inventandosi (e purtroppo realizzando) operazioni inutili. Dando il giusto peso alle responsabilità individuali, si può asserire, che anche questa volta lo stato si è rivelato essere un grande turbatore della meccanica di mercato, che di per sé incentiverebbe molto di più alla responsabilità individuale (non ultima quella del paziente, qui non soggetto a pagamento).
Invece no, per la gran parte degli italiani la colpa è "del sistema privato e delle logiche del profitto."

3) A Mestre sta per essere costruito un nuovo campo per la comunità dei Sinti residenti in città. Alcuni cittadini si oppongono in nome di una dovuta precedenza "italiana" al "diritto alla casa. I sostenitori della politica del sindaco Cacciari, la Chiesa Cattolica e i centri più o meno sociali sostengono che si tratterebbe di un'inqualificabile comportamento intollerante nei confronti di gente che vive a Venezia da più di 40 anni. Nessuno dice che proprio perché ci sono da quarant'anni, parlano perfettamente o quasi l'italiano, essi abbiano, a differenza di altri, il diritto di vedersi sistemati dal comune. Delle due l'una: o privilegiati, o incapienti.

lunedì 9 giugno 2008

On fìo-o solo e anca ébate

Mi arriva questa mail divertente con le tipiche frasi che un genitore veneto suole ripetere al proprio figlio in modo da frustrarne lo spirito ribelle adolescenziale. Non si tratta di luoghi comuni, testimonio che almeno una decina mi sono state rivolte personalmente e tutte le altre le ho sentite proferite dai "veci" di miei amici (ero presente, lo ribadisco). Quelle me le sono risparmiate perché più di tanto non ho mai bevuto, né fumato. Non sono figlio unico ma è possibile che abbia sentito pure quella del titolo, almeno fino ai 7 anni :D.

  • Bocia, gambe in spàea e caminare!
  • Vara che te scavesso e gambe sora i danoci...
  • Vara che te cambio i conotati!
  • Vara che quea xè ea porta...
  • Mi a to età saltavo i fossi par longo!
  • Mi a to età jero xà stufo de lavorare
  • Desso ti te ve farte el libreto de laoro!
  • Tajate i caveji che te fe afàno!
  • Tajate i caveji che te ghe i peoci co a patente ormai...
  • Te vorìa on poca de russia a ti...
  • Xè mejo che te scampi co tute e gambe che te ghe...
  • Te poi piansare in greco, tanto no teo compro.
  • No sta strassinare i pìe.
  • No sta savatàre.
  • No sta fare che vegna là to pare!
  • Omo avisà ......TUTO salvà!
  • Vara che te sì in oro...
  • Vara che te riva na man roersa!
  • Vara che te meto in coèjio!!!
  • Questa xè a casa dea asagna.... Chi che no laora no magna!
  • Gheto proprio ciapare esempio dai pì stupidi.......
  • Bon da gnente come el paltan!
  • Varda el trio paloma: dò inseminii e uno in coma!
  • Magna e tasi!
  • Vergognate che xè ora!
  • No te te vergogni mia!!!
  • Dai, disi qualcosa!!!!!.. Prova parlare se te ghe corajo!!!
  • Ma sito inseminio!
  • Stame distante...
  • Vàrdama co te parlo!
  • Va via prima che te copa!
  • Gheto sentio queo che te go dito!!!!
  • Xè soeo che i criminai che sta in giro a note...
  • I to amissi no ga mia na fameja?
  • Ma mi credito che fabbrica i schei de note?
  • Gheto fumà ea droga?
  • Jèrea aranciata quea che te ghe vomità sta note?
  • A te me pari spirità!
  • Varda che luni xè un giorno lavorativo.
  • Va in stramona!
  • Varda che giro el manego dea scoa
  • Come che te gò fato te desfo
  • Varda che me cavo nà savata
  • Gheto bisogno de un moreto che te staga drio e che'l rancura e strasse ?
  • Te sito petenà?
  • Varda che te tendo
  • Te pare e ore de rivare ?
  • Te vedarè quando che no ghè sarà più ea serva
  • Cò moro mì te mori dala fame
  • Và pian co chea moto
  • Vèstate che te ciapi el snaro
  • Cavate e scarpe prima de n'dare sù pae scae
  • Ancora te cambito ?
  • Almanco ea roba onta butea lavare, te ghè strasse dapartuto in camara
  • Come che te vè fora dala porta a buto un fuminante in te chea camara
  • N'antro paro de scarpe te te sì comprà ?
  • Faremo nà camara solo pae scarpe
  • Non stà bevare vin a stomego vodo (riferio al spriss in bar)
  • Cossa veto fare in te chel bar pien de onti semrpe coa cica in boca?
  • Te pari bon ala to età farte vèdare là da tuti quei che me conosse....
  • Co te passi là davanti te senti sempre nà spussa..ma cossa fùmei?
  • Cò chee quatro sbuderate coj fioi all'asìo e ore in bar co goto da nà parte e cica da staltra
  • Co vien casa to pare gheo digo
  • Non xè miga ora che te vaghi lavorare?
  • Sbassa chea teevision senò fasso dò tochi.
  • A gò un fiolo solo e anca ebete!!!

sabato 7 giugno 2008

I perché di Bob Barr

Succede che un tizio di nome Bob Barr ha vinto le primarie del Partito Libertario. Questo fatto ha causato qualche polemica tra militanti, curiosi e simpatizzanti perché Bob Barr, per convinzioni e storia personale non è un libertario, ma un conservatore piuttosto intransigente, gravitante fino all'altro ieri nella destra repubblicana. Ci sono due perché legati a questa scelta: il primo è che sono anni che il partito libertario ottiene risultati imbarazzanti (in molti casi superato dai Verdi e da American First), il secondo è che deve tenere conto dell'effetto Ron Paul. Con Bob Barr, da questo punto di vista, si piglierebbero i proverbiali due piccioni con la stessa fava. Ben diverso dai "professorini" libertari modello (fiscal conservative, social tollerant, una filosofia che comunque incarna il suo collega di ticket, Wayne Root, candidato alla vicepresidenza) questo ruvido conservatore potrebbe avere un seguito e drenare i voti dei repubblicani delusi dalla nomination di McCain. Barr inoltre è uno dei pochi (con Goldwater jr) che dal Gop ha appoggiato la candidatura di Paul con cui può vantare di condividere una determinata "vision". Ma va sottolineato che, purtroppo, Barr non vanta un pedigree intatto come il dottore: si è schierato più di una volta a favore delle war on drugs (motivo per cui Paul lasciò il partito nel 1984) ed ha votato in favore di provvedimenti particolarmente illiberali (tra cui il Patriot Act).
Per altri critici, la nomina di Barr sarebbe indice del declino dell'indipendenza del Partito Libertario, ormai infestato da conservatori e pure da democratici delusi (indicativamente, Barr si trova ora a condividere lo stesso partito di quel Mike Gravel della sinistra democratica, il pacifista che sfidò Hillary e Obama per la nomination).
Fattosta che il LP sembra stavolta aver fatto i conti giusti, dato che un sondaggio di Rasmussen Reports lo dà al 6% nazionale. Con questa cifra si candida a fattore sconfitta per McCain, proprio quello che il Partito Libertario spera di diventare.

Anche su: Buraku, Niccolò c/o Policentric Order, Sgembo, Steppen c/o POL

mercoledì 4 giugno 2008

Gratta Robin Hood e troverai lo Sceriffo di Nottingham

Quando un'iniziativa viene giudicata buona e doverosa "dall'intero arco politico", apprezzata "dalle istituzioni europee", vista con favore dagli "esperti di settore", allora ci sono pochi dubbi che sia una cazzata col botto. La controprova può essere raggiunta in laboratorio, verificando che un numero di idioti a piacere si trovi concorde durante una puntata di Porta a Porta.
La Robin Hood tax non fa eccezione, anzi può essere indicata come un esempio paradigmatico di questo fenomeno. Ad un'analisi superficiale l'idea di tassare tanto pochi soggetti che godono di profitti elevati per favorire i poveri può sembrare buona e perfino morale, tanto da far abbassare la guardia a liberisti conclamati come Oscar Giannino. Le ultime argomentazioni del direttore di Libero Mercato hanno un che di inquietante e sembrano profondamente influenzate dalle convinzioni dell'attuale ministro dell'economia. Si tratta dell'argomento "della Paura e della Speranza", persuasiva retorica socialista rivolta ai destrorsi.
Il libero mercato finora è sempre andato bene. Tuttavia adesso ci troviamo in un momento particolare che ha sconvolto il paradigma liberale. Questo obbliga il governo ad intervenire per riparare a delle ingiustizie che inevitabilmente si generano.
I meno sprovveduti si accorgeranno che questo argomento è in realtà vecchio quanto l'attuale concetto di Stato. Per gli interventisti c'è sempre un momento particolare e non c'è ragione di considerare quello attuale più atipico del panico del 1819, della depressione del '29, del dopoguerra, della crisi del petrolio. Tutti momenti storici che hanno visto grandi interventi governativi, giudicati in seguito negativamente da quelle stesse personalità che ora, senza motivo apparente sembrano abboccare a Tremonti.
Giannino ieri ha fatto notare che "l'attuale momento economico", pur nel complesso negativo, favorisce innaturalmente realtà come la grande finanza, gli istituti bancari, le compagnie petrolifere. Come se non bastasse -ha aggiunto- le suddette realtà pagano in termini di aliquote reali molto meno delle persone fisiche o delle piccoleemedieimprese.
In un regime ad alta fiscalità -argomenta Giannino- una tassa mirata a petrolieri e banche, non è malvagia, anzi può rendere l'ordine delle cose più giusto.
Questo argomento forse non è sbagliato, ma è sicuramente insufficiente. Si può obiettare infatti che i meno abbienti trarebbero più beneficio da una diminuzione dell'aliquota visto che questa disparità non è conseguenza di una data situazione economica, ma di una precisa politica. E volendo scavare più a fondo perché esiste questa precisa politica? E' frutto di un disegno deliberato? Probabilmente no, forse banche e finanza globalizzata, sono semplicemente soggetti più difficili da tassare a causa di determinate scappatoie giuridiche. Ma se questo è vero ecco che la Robin Hood tax potrebbe rivelarsi inefficace, forse a spese dello stesso cittadino mediante un aumento del prezzo dei carburanti.
Generalizzando con un certo margine di errore, comunque non maggiore a quello delle banalità di Tremonti, si può giustamente supporre che in realtà non è la data situazione economica a generare una situazione di svantaggio per fasce meno ricche e tutto sommato produttive, ma che è l'azione dello Stato, lo stesso che ora vorrebbe "salvare la giornata", a renderle meno competitive attraverso la tassazione.
La Robin Hood Tax, ben lungi da essere una buona idea, è populista perché offre una soluzione sbagliata ma utile a portare consenso, diseducativa perché abitua la gente a pensare che rubare è lecito entro certi termini e dannosa in quanto parte di un circolo vizioso che tende a fare sempre più danni e a richiedere sempre un maggior intervento. E' incredibile che Giannino non se ne sia accorto, a meno che il desiderio di difendere comunque il governo non sia in lui prevalso.


sabato 24 maggio 2008

Pillole dello sceriffo Bell

"Nella costituzione dello Stato del Texas non sono indicati i requisiti per fare lo sceriffo. Neanche uno. E non esiste una legislazione della contea, Immaginatevi un mestiere dove uno ha pressapoco la stessa autorità di Dio e non deve possedere requisiti particolari e ha il compito di far rispettare leggi inesistenti, e ditemi se non vi sembra strano. Perché secondo me lo è. Funziona? Sì. Il novanta per cento delle volte. Ci vuole molto poco per governara la gente per bene. Molto poco. E la gente cattiva non si può governare affatto. O perlomeno non mi risulta ci sia mai riuscito nessuno".

"Loretta mi ha raccontato di aver sentito alla radio che una percentuale di bambini in questo paese viene allevata dai nonni. Non mi ricordo quant'era. Ma mi è sembrata proprio alta. Figli che i genitori non volevano tirare su. Ne abbiamo parlato, io e Loretta. E abbiamo pensato a questo: quando arriverà la prossima generazione e neanche quella vorrà tirare su i propri figli, allora chi ci penserà? I loro genitori saranno gli unici nonni disponibil, e neanche loro vorranno tirarli su. Non abbiamo saputo dare una risposta. Nei giorni buoni mi dico che c'è qualcosa che non capisco o che non metto in conto. Ma quei giorni sono rari. Certe volte mi sveglio in piena notte e mi sento sicuro come la morte che solo la seconda venuta di Cristo potrà fermare questo andazzoo. Non so a che serve stare svegli a pensarci. Ma mi capita."

"Ecco, un paio di anni fa io e Loretta siamo andati a una conferenza a Corpus Christi e io mi sono ritrovato seduto vicino ad una signora, la moglie di non so chi. E continuava a parlare della destra che aveva fatto quest'altro. Non sono nemmeno sicuro di avere capito qual era il punto. La gente che conosco io, perlopiù è gente comune. Persone semplici, come si suol dire. Io gliel'ho detto, e lei mi ha guardato strano. Pensava che ne stessi parlando male, ma ovviamente nel mio mondo è un gran complimento. E ha continuato con la sua filippica. Alla fine mi ha detto: Non mi piace la direzione in cui sta andando questo paese. Voglio che mia nipote sia libera di abortire. E io le ho risposto guardi signora, secondo me non si deve preoccupare della direzione in cui va il paese. Per come la vedo io non c'è il minimo dubbio che sua nipote potrà abortire. Anzi le dirò, non solo sarà libera di abortire, ma sarà anche libera di mandarla al Creatore. E in pratica il discorso è finito lì."

"La gente dice che è stato il Vietnam a mettere in ginocchio questo paese. Ma io non ci ho mai creduto. Questo paese era già messo male. Il Vietnam è stato solo la ciliegina sulla torta. Non avevamo niente da dare a quei ragazzi da portarsi dietro. In pratica se li mandavamo senza fucili era la stessa cosa. Non si può andare in guerra in quel modo. Non si può andare in guerra senza Dio. Io non so cosa succederà quando arriverà la prossima. Non lo so proprio."*

"Io gli ho risposto che una volta un avvocato mi aveva detto che all'università cercano di insegnarti a non pensare a cosa è giusto e a cosa è sbagliato ma solo a seguire la legge, e che però questo discorso non mi convinceva tanto. Lui ci ha pensato un po', ha annuito e ha detto che più o meno era d'accordo con quell'avvocato. Che se uno non segue la legge, il giusto e lo sbagliato non lo possono salvare. E a me questo sembra una cosa sensata. Ma non basta a farmi cambiare idea. Alla fome gli ho chiseto se sapeva chi era Mammona. E lui: Mammona?"

"I guai cominciano quando si iniziano a passare sopra alla maleducazione. Quando non si sente più dire Grazie e Per favore, vuol dire che la fine è vicina. Le ho detto: E' una cosa che va a toccare ogni strato sociale. L'ha sentita questa espressione, no? Ogni strato sociale. Alla fine si arriva a quella sorta di crollo dell'etica mercantile che lascia la gente morta ammazzata in mezzo al deserto dentro una macchina, e allora è troppo tardi.
Lei mi ha guardato un po' strano. E allora l'ultima cosa che le hio detto, e forse avrei fatto meglio a stare zitto, è stata che non si può mettere su un traffico di droga senza i drogati. Un sacco di drogati si vestono eleganti e hanno anche dei lavori ben pagati. Le ho detto: Magari lei ne conosce perfino qualcuno"

*Questa è un'affermazione del padre di Llewelyn Moss.

Da: Cormac McCarthy Non è un paese per vecchi, Einaudi. Traduzione di Martina Testa

domenica 18 maggio 2008

Portishead - The Rip

sabato 10 maggio 2008

Una barzelletta di quand'ero bambino.

"Qual è il partito politico più antico del mondo?"
"Quello socialista. L'ha fondato Alì Babà ed ha avuto subito quaranta iscritti".

mercoledì 7 maggio 2008

La Svervegia patria della libertà di stampa.

Vorrei mettere in chiaro che io non sono qua per sfatare ogni mito sulla civile Finlandia (cosa impossibile, del resto), mi difendo solo da chi vuole, insensatamente, usare tale mito per alzare le tasse in Italia.
Del resto, tirarlo fuori a caso, come la proverbiale Spagna di Zapatero, non è che aiuti. Si potrebbe inventare una nuova fallacia retorica, l'argomento ad finnicum.
Visco sbatte i schei di ognuno online? Fa come in Finlandia. Quindi non può essere una cazzata.
Marco Travaglio da Santoro la settimana scorsa era impegnato nella solita, noiosa solfa di quanto schifo fa l'Italia e grazie a Dio una volta tanto c'era Sgarbi ad interromperlo. Ad un certo punto dice "se Grillo facesse i suoi discorsi..." Dove? In Svizzera? In Belgio? Alle isole Figi? "...in Finlandia, negli Stati Uniti, o in qualche altro paese normale".
Eccolo lì, a tirar fuori la Svervegia. In primo luogo: la Finlandia non è un paese normale. La Finlandia ha meno di dieci volte gli abitanti dell'Italia che, se fossi un giornalista figo come Travaglia, paragonerei a realtà più complesse come Regno Unito, Francia o Germania.
Questo vuol dire che in pratica non succede nulla. Non so se Travaglio abbia mai visto l'unica testata nazionale, l'Helsingin Sanomat. Una quarantina di pagine, la prima coperta interamente dalla pubblicità, tantissimo spazio alla cronaca estera e all'hockey. Prezzo: tre euro. Per carità non ci sono contributi statali e questo sicuramente il primo punto a favore di una stampa libera. Togliamoli anche all'Unità.
A dire il vero, tempo fa è accaduto uno scandalo, di cui si è parlato anche in Italia. Si è scoperto che un ministro aveva inviato sms erotici ad una spogliarellista. Beh, anche da noi si è saputo di Sircana grazie ai giornali, la differenza è che il finlandese si è dimesso, l'italiano no. Ma non sembra sia una faccenda di giornali.
Dove vivo la testata locale, che copre una zona di 200.000 abitanti, è deprecata da molti. Molti studenti (tendenti a sinistra) si lamentano che il quotidiano è ostaggio del Keskusta, il partito predominante nella regione; che è biecamente conservatore e che non la racconta giusta. Saranno pure di parte, dei piccoli Travaglio, ma non vedo perché non prendere in considerazione la loro opinione, dato che non capisco il finlandese abbastanza da leggere un giornale. Quanto all'Hesari (come viene chiamato familiarmente l'HS) viene di norma accusato di propagandare l'entrata del paese nella NATO.
Travaglio cita anche gli Stati Uniti d'America, così è più bipartisan. Peccato che l'ultima volta che abbia studiato i media americani sia stato sul manualetto per l'esame di stato. Se, seguendo il consiglio del suo amico Grillo, si facesse un giro su internet, scoprirebbe che ci sono moltissimi americani che si lamentano dell'informazione di regime di CNN e Fox News per dirne una.

Per dirne un'altra: che genere d'informazione libera vuole Grillo? Quella in cui un cronista, dopo aver chiesto un parere a Veronesi sugli inceneritori, lo contraddice portando dati trovati su internet? Ma se glielo chiede, sarà perché al pubblico interessa sapere il parere di Veronesi, non di un giornalista militante che fa gli scoop grazie ad Internet. Si vede che per Grillo, i giornalisti devono essere degli Emili Fede al contrario, non so che dire.

martedì 6 maggio 2008

Il solo e anche unico episodio che mi abba fatto esclamare -benché interiormente- ohilà che tipacci che ci sono a Verona

Era un'afosa sera di primavera (a Verona c'è sempre afa) dell'anno 20... . Assieme ad un paio di fellow mi recavo a Piazza dell Erbe dove la peggio gioventù aspettava di consumare lo spritz al Mazzanti. Quattro anni a Verona e non avevo mai partecipato a questo insano rito collettivo, sarà stato il prezzo, sarà stato il fighettume, sarà stato che non bevo quasi nulla di alcolico.
Mancavano pochi metri, si era pressapoco davanti quel capolavoro del gotico fiammeggiante che è la chiesa di S. Anastasia, quando una mercedes che faceva di tutto per apparire lussuosa sgomma rumorosamente per il viottolo ad una velocità impressionante per una ZTL.
A quella vista, il vostro affezionatissimo, già preda dell'euforia paradossa dovuta ai frizzi e lazzi della comitiva, scuote ripetutamente la testa, una posa quantomai idiota, e dice (nota bene, non urla): "Vai, vai, vai!".
Inaspettatamente l'autista ingrana la retromarcia e, sempre di gran carriera raggiunge il punto dove eravamo, abbassa il finestrino ed urla (non dice, nota bene): "Ehi figlio di puttana, volevi sfottermi?". Sorpreso, tento di andare avanti ignorandolo: "Dico a te, faccia di merda. Devo scendere ed ammazzarti di botte". Al che mi vedo costretto a rispondergli: "non ho nulla contro di te, stavamo solo scherzando tra noi." "Cerca di scherzare meno, pirla" mi risponde di botto "la prossima volta parte qualche dente".
Mi ricordo di aver cercato invano qualche elemento che potesse ricondurre all'appartenenza a gruppi estremisti, ma non ne trovai nemmeno l'ombra, neanche l'adesivo del Fronte Veneto Skinheads. I capelli non erano rasati, ma lunghi e fluenti. L'amico non aveva neppure la scusa dell'ebbrezza, anche se non mi sento di escludere che fosse eccitato a causa di qualche altra sostanza. Un ultras? Difficile a dirsi. Un pericoloso immigrato clandestino? Naah.
Non credo occorrano simili contestualizzazioni per diventare bulli, piuttosto è il contrario. Un bullo amerà sfogare la sua bullagine allo stadio contro un nemico comodo come il tifoso avversario. Un bullo potrà unirsi a gruppi di estrema destra per trovare altri amici bulli. Piuttoso è la violenza a richiedere una giustificazione, per quanto assurda che sia.

domenica 4 maggio 2008

Anche questo è awareness culturale

Per i giocatori di Civilization 4 ecco un mod amatoriale particolarmente interessante uscito oggi: la repubblica veneta.
Ed ecco nella sua maestosità il serenissimo doge Enrico Dandolo:


La meraviglia, la basilica di S. Marco:


E adesso aspettiamo di batterci contro questi :D

Zambo

giovedì 1 maggio 2008

Strettamente personale

Tempo addietro, quel gran bollettino sul declino della civiltà occidentale che è internet mi informava dell'esistenza di un nuovo inquietante personaggio: il seduttologo. La sua rubrica epistolare contiene perle di comicità collaterale (nel senso che non è totalmente involontaria) notevoli. In particolare mi colpì una mail anomala, di un certo Giorgio:

Inviato: martedì 26 giugno 2007 2.04
A: carlo
Oggetto: figa

Ciao Carlo,
forse mi sono rotto il cazzo di farmi diete e lampados... avrei bisogno di "sistemarmi"...
Dici che è possibile, secondo te, trovare una tipa abbastanza affidabile, con dei valori di base, in Ucraina? E' stato un mio amico più vecchio di me a darmi questo consiglio. vorrei portare a casa una bella figa... is it possible?
Ho un carattere pigro e non mi va di sbattermi continuamente alla ricerca di gnocca. Nello stesso tempo mi piace la picka!
Distinti saluti.
Giorgio

Il Seduttologo risponde:
Caro Giorgio,mi deludi.
Sei un abbonato GS (!) ed hai fatto pure un corso Diamante (!!).
Ed ora ti vuoi sistemare!Durante la Diamante a Vilnius (!!!) non mi hai dato l’impressione di volerti sistemare.Cosa è successo? (continua)

Incredibile, al contrario delle numerose dritte per seduttori, che ben spiegano lo sputtanamento del maschio italiano all'estero, questa mail mi ha positivamente colpito. Di per sè l'idea, depurata dalla rozzezza dell'amico Giò non è così malvagia. Voglio dire anch'io penso al mio futuro e avere una compagna e dei figli è una buona base per non sclerare. Visto il mio attuale scettecismo sulla possibilità di trovare l'unione ideale, il completamento a vicenda, l'altra metà della mela e balle cristo-platoniche allegate, penso che il matrimonio per corrispondenza potrebbe essere una soluzione onorevole, prima di gettare la spugna. Soprattutto con un'ortodossa proveniente da qualche area rurale dell'Est,probabilmente con otto figli di un precedente matrimonio da cui è rimasta vedova, a 22 anni, per colpa della cirrosi epatica. Se a lei va bene, son contenti tutti.

Ho esposto questa mia teoria ad alcuni amici che frequento qui in Finlandia. Brave persone, anche se decisamente politically correct. Per spezzare la cupola del buonismo avevo già fatto il discorsetto classico che se tutti portassero armi da fuoco il mondo sarebbe più sicuro. Mi hanno guardato come un criminale. Dopo il discorso della mugliera kirghiza hanno cambiato la modalità visiva in pazzo criminale alieno. Non dico che sia l'ideale, anzi convengo che è piuttosto squallido, ma lo è anche rimorchiare al club, rigorosamente ubriachi, con la musica a palla urlando: "Sooono Faabiooo. Cercooo unaaa donnaaa". Che è quello che fa la maggior parte della mia generazione.

Dall'altra parte, forse i finlandesi necessiterebbero di qualche consiglio del seduttologo. Una ragazza locale, appetibile, mi raccontava l'ultimo abbordaggio made in Jyvaskyla. Un tizio gli si è proposto più o meno in questa maniera: "Sono Pekka, trasporto legname, guadagno 30.000 € all'anno. Siccome trasporto legname ho anche una macchina grossa e figa sulla quale metto il legname". Voglio spezzare un tronco a favore di quest'uomo. Innanzitutto è sincero, mettendo al bando le stantie ipocrisie che si celano dietro al prova e fuggi. In secondo luogo invece di imbonirla con puttanate è stato concreto, mostrando di avere valori familiari, per quanto poco visibili. Infine, trasporta legname.Ma forse non sarei un padre adatto coi tempi che corrono. Mi dicono che è uscito un articolo sul Corriere Vicentino (uno di quei giornali di stampa alternativa, che fanno inchieste scottanti su quanto scopa e sniffa la gente, perché se le fanno sull'amministrazione locale - e c'è materiale - si beccano una di quelle denuncie che il giornale finisce lì) in cui una sedicenne di Chiampo viene presa come emblema della "generazione sex". La squinza in questione, collaudata dal cugino poco più che dodicenne (e d'ora in poi mi sentirò autorizzato a definire Chiampo una zona culturalmente arretrata, non che prima non lo facessi), già passata per l'aborto, a quanto pare se la spassa con molti, anche contemporaneamente. Molto spesso se ne va a Vicenza, dove frequenta la comunità di colore perché "più aperta mentalmente" (la battuta se la faccia da solo il lettore).

Sto divagando. Quel che è certo è che come padre sarei il più austero figlio di puttana del XXI secolo. Forse a mia figlia sarebbe concesso uscire la sera poco prima della maggiore età, con il coprifuoco verso le dieci. Io la aspetterei in veranda con il fucile (in mancanza di veranda, mi consolo con il balcone). Le seguenti categorie di persone che si azzarderanno ad accompagnarla sono avvisate che sparo a vista:

- qualsiasi persona vestita in maniera che non ritengo "normale" (ho una visione molto ristretta e conservatrice del concetto di normale, che esclude i strassoni come quelli che si mettono la giacca e la cravatta a 17 anni).

- qualsiasi persona con bizzarri tagli di capelli, e vale il discorso sopra. I rasta si beccano una razione aggiuntiva.

- qualsiasi persona che dà adito a pensare di appartenere ad una tribù metropolitana, metrosexual, goths, metallari, truzzi.

- qualsiasi persona i cui tratti somatici mi diano a pensare che sia dell'Oltrepò pavese, o di qualsiasi oltrepò. Non è razzismo, è localismo chauvinista, tutti quelli che se ne vanno dal loro luogo d'origine è più facile che abbiano qualche problema, penserei lo stesso se fossi un meridionale e ce l'avrei tutto il giorno coi polentoni e i bauscia (questi ultimi sono naturalmente aggiunti alla lista).

- gli studenti di medicina, che sono in grado di riconoscere ad un miglio. Forse non lo sapete, ma tutti gli studenti di medicina sono psicopatici e frustrati. Perché uno di loro metta le mani su mia figlia, lei deve stare molto male.

- i comunisti, un evergreen.

- in poche parole: "gli altri".

Scena: mia figlia entra con un tipo a prima vista decente (non gli ho sparato). Sotto l'aspetto curato ma non troppo da studente laborioso si cela un pizzetto timido che il mirino ottico della mia Winchester non aveva notato. Pessimo segnale.

Figlia: “Padre, questo è Kevin, studia Comunicazione Multimediale, oltre a fare molto volontariato”
Kevin (educatamente) : “Buonasera, ma non faccio niente di che. Insieme ad un altro gruppo di studenti gestisco uno spazio d’incontro per i giovani che..."
Io: “FUORI DALLA MIA PROPRIETA’"

Questa è solo fiction, naturalmente. Nella realtà la discussione non sarebbe andata oltre “Kevin”.
Per un padre le figlie non crescono mai. Ma arriva il giorno che i nostri tesori vadano per la loro strada, con la loro nuova famiglia. Quel giorno, da padre, saprò cosa dire.

<Io: “Figliola, questo è Pekka. Trasporta il legname”.

All'ideazione di questo testo ha collaborato Rima.

martedì 29 aprile 2008

La Toyota Prius è da gay

Dal Suv al Guv. Sembra che la Toyota sia riuscita nell'impresa di produrre la prima utilitaria a misura di omosessuale. Una facile tormentone, per quanto credibile, lanciato dal geniale ventriloquo Jeff Dunham (chi ha pazienza e vuole divertirsi provi a vedere qui, qui, e qui) ma del tutto vero. Oltreoceano tutta la comunità LGTB (per i non esperti include: gli omo-omosessuali, le done-sessuali, i gli omo ora done, le done ora omo, e gli omo-done-sessuali) dimostra una grande attenzione alle tematiche ambientali, specie quando può esibirla in pubblico con un simpatico gadget da poche migliaia di dollari. Tra queste, la Toyota Prius furoreggia, sul il sito specializzato GayWheels.com è la settima per ricerche online.
Risulta evidente che l'omosessualità rivestirà un ruolo importante nella lotta al riscaldamento globale, secondo alcuni scienziati operanti nell'ambito delle ONG se si riuscirà a portare la percentuale mondiale dei LGBT, in particolare nei paesi in via di sviluppo, ad una dimensione sufficiente, avremo qualche possibilità di salvare il destino del pianeta. L'unico problema che potrebbe incorrere al quel punto sarebbe contrastare il livello di smug, ma degli studiosi dell'università di Canberra sono già al lavoro.
Quanto a voi, se avete un amico con la Prius che passa tutto il tempo a sfracellarvi i maroni con i consumi ridotti, con la ecocompatibilità, con il cambio che cambia eccetera, non ve la prendete, è solo gay e sta cercando un modo carino per dirvelo.

lunedì 28 aprile 2008

Comunali, flussi, minchiate varie...

Oggi la città di Vicenza era sul sitone del corriere della sera, primo titolo, caratteri cubitali. "Alemanno allunga su Rutelli. Il centrosinistra strappa Vicenza". Che Alemanno, uomo della Sinistra Arcobaleno infiltrato nel Pdl, avesse vinto lo sapevano anche i sassi, essendo consistente il suo vantaggio a due terzi dei seggi scrutinati, ma per il corriere "allungava"; di tutto un altro spessore il vantaggio della sinistra sui Berici, dato che il candidato del PD aveva appena vinto con 600 voti di scarto.
Strabiliante: a Vicenza viene rieletto sindaco (lo era già stato nel 1995) un democristiano con meno dell'1% di vantaggio. Questo dopo che al primo turno a la sua coalizione aveva preso il 30 contro il 39% del centrodestra. Questo dopo 5 anni di beghe che avevano portato il comune sul filo del commissariamento, dopo il Dal Molin, dopo che l'amministrazione uscente di Hullweck, il sindaco coi puntini sulla u, aveva regnato nel più totale disprezzo della trasparenza politica. Direi che il vento sta cambiando.
Fossi un politicante, sempre che mi fregasse qualcosa di vincere, farei delle primarie locali prima di imporre una tizia della nomenclatura, eurodeputata che a Vicenza ha messo piede sì e no due volte nella vita: Lia Sartori, dal passato craxiano, di professione gestore di enti pubblici, volto notoriamente popolare nel veneto che produce. L'ennesima vittima (e non sono mai troppe) di un sistema che giustifica se stesso. Il centrodestra e la Lega considerano queste contrade come roba sua, candida chi vuole di qua e chi vuole di là, spartendosi le poltrone. Bene, sono riusciti nell'impresa di perdere a Vicenza, dove avrebbe vinto persino il can del pegnattaro con i giusti contrassegni.
Intanto il PdL gioisce per Alemanno, il primo barese a diventare sindaco di Roma. Il fatto che nella stessa città il centrosinistra faccia incetta alle provinciali non vuol dire niente, i romani votano Gianni perché vanno matti per Berlusconi, mi sembra ovvio.
Ma sono tutte considerazioni alla portata dei grandi opiniosti, quelli che vanno in TV perché capiscono la ggente.
Tipo Gianni Sartori (che entra in questo post solo perché ha il nome di Alemanno e il cognome della bella Amelia) professorone di Scienza della Politica, che di recente ha rispolverato la teoria dei cleavages per spiegare il fenomeno Lega. "La Lega non è un partito che si pone sull'asse destra-sinistra" ci illuminava "ma su quello centro-periferia". Bravo, prof., ci è arrivato solo 18 anni dopo lo studio, ormai classico, di Ilvio Diamanti e quando la Lega deve il suo exploit proprio al riposizionamento sull'asse destra-sinistra (a destra), cosa che non ha capito ancora nessuno, vabbé so aspettare quei quindici anni, magari Sartori ci arriva.
Poi c'è la menata dei flussi elettorali, che vedo spopola ancora. Vediamo: la sinistra radicale perde il 4%, la Lega guadagna la stessa percentuale. Per i nostri geniii l'elettorato comunista si è spostato nel partito di Bossi. Che è un po' come dire che se la popolazione di Bormio cala di 100 abitanti e Canicattì aumenta della stessa cifra, ci deve essere stata una migrazione di massa dalla Valtellina alla Sicilia. Siete scemi?
Comunque dato che ho indovinato già più di dieci giorni fa sia l'imprevedibile risultato di Roma (non ci ho scommesso sopra per poco), sia quello di Vicenza, mi propongo come nuovo commentatore politico o come professore universitario. Sono anche economico.

giovedì 24 aprile 2008

Grillata mista

Per essere onesti e dire pane al pane, bisogna ammettere che i tre referendum che Grillo si appresta a raccogliere nell'ambito del V-day 2 sono tra le iniziative più liberali degli ultimi tempi, qualcosa che fa rimpingere quanto fatto dal Partito Radicale tempo addietro.
L'abolizione dell'ordine dei giornalisti, del finanziamento pubblico ai giornali, abolizione della legge Gasparri sarebbero, se approvati, un toccasana per la libertà d'informazione e per i lavoratori che operano nel settore.
Il dubbio, però, è che servano a poco.

lunedì 21 aprile 2008

"No, non possiamo"

C'era una volta, tanto tempo fa un blog chiamato Antigiornale. Il sito non è aggiornato da molto tempo ma una delle sue migliori firme, Steppen, si fa vivo ogni tanto in questo forum. Di seguito è riportato il suo ultimo, illuminante editoriale sul fenomeno Barack Obama. Buona lettura.

"No,non possiamo",uno slogan miniarchico come un'altro

di Steppen

Se io fossi un miniarchico o se me ne fregasse qualcosa di qualsiasi cosa allora mi piacerebbe offrire una idea ai liberali,ai semi-libertari ,ai conservatori ..

Il motto "Yes,we can!" ,il simbolo multilingue intercontinentale della sfiga stessa,faxato a Veltroni,non e' farina del sacco dell'oliosissimo negro straccintesta ,con passato omosessuale all'universita' ,musulmano, Baraka Hussein Obama.
Esso non e' neppure materiale politico.
Per nulla.

" Si, se puede!" ,o " Si,podomos" e'purissima creatura calcistico-latino -americana.
I messicani ,apateticamente pronti all'ennesima umiliante sconfitta,promessa ad essi dalla Storia ,appena ottengono un risultato meno peggio del solito gettano temporaneamente zappa e sombrero e si riuniscono attorno alla piazza del villaggio per urlare istericamente, tutti abbracciati stile girotondo, lo slogan che ogni volta,senza errore o eccezione,premonisce ed io sempre prevedo correttamente,la sconfitta o eliminazione da mondiale,Copa America o Copa Libertadores.
Con le mie risate isteriche a seguire incorporate,ogni volta.

Ed a dirla tutta..non e' neppure tortilla loro,ma del Sudamerica..
Ma per tuffarsi ora nel profondo etimologico dello slogan del perdente bisognerebbe entrare senza paura nel tunnel epico delle notti dei tempi ante-Maradona e Duran Duran.

"Si,abbiamo pareggiato in casa ..ma non vi preoccupate,non c'e' problema ,noi possiamo tranquillamente vincere la' ", " possiamo fare 3 goals in casa ,anche 118" ,"possiamo vincere la cempos,abbiamo la squadra,si ,noi possiamo" hanno ripetuto arrogantemente e spudoratamente managers,dirigenza ed allenatori Inter parlando della loro marcia in Europa,causandomi ogni volta brividi da Polo Nord( ante riscaldamento globale naturalmente ,perche' in questo momento ,si sa, al Polo nord ci sono 20-22 gradi)e moti rabbiosi con distruzione di 2 cabine telefoniche incorporate.

Ultimamente pure totto totti e la roma del "calcio-spettacolo" stanno basando la loro "rimonta scudetto" ( cerrrrrto) sul motto del perdente eterno marchiato a ferro e fuoco( con mio sospirone di sollievo a seguire)

Torniamo alla politica:
Obama,questo Frankestein, prodotto ideale della democrazia e della confusione,questo perfetto composto di ogni possibile ingrediente della sconfitta,puzzle della perdenzologia omosessuale sinistra alla quale piace sempre,in fondo, prenderla in culo ,se davvero dovesse vincere le primarie,la nomination demo(ed e' molto dubbio perche' la dirigenza demo americana e' si psicopatica e criminale ma non totalmente masochista e fara' il possibile ,legale o illegale, per eleggere Hillary Clinton)il negretto frocio sta ,con il suo " Yes we can" ,preparando il partito democratico americano ad un disastro comparabile al Reagan-Mondale del 62 a 36.

Cerrrrrrto.. " Quasi nessuno avrebbe problemi col fare sposare la figlia ad un negro" ..cerrrrto.
Nessuno considera i froci "diversi",cerrrrto e " non avrebbe nessun problema se il figlio fosse frocio" ..cerrrrrrrto.
Questo dicono i sondaggi,gli stessi che dicono pure :
"Nessun problema con l' avere un negro musulmano frocio presidente" e danno Mc Cain gia' in vantaggio,comunque ,di soli 6-7 punti su Obama,i quali diventeranno tranquillamente 328 punti percentuali nella realta'.
Il "Yes, we can" man potrebbe riuscire nel miracolo di perdere pure la Cagalifornia per la sinistra americana!

Questo slogan e' marchiato a ferro e fuoco da decenni.

E siccome io schifo i perdenti e gli sfigati.
Siccome io adoro vincere ed apprezzo ,anzi ,esistono solo i vincenti ed il vincere nella vita.
Siccome la vittoria e' l'unica ragione di vita,si vive di solo vittoria,a differenza del pane..
..sovviene naturale dedurre che il Cosmo Dio l'Infinito Buddha il Karma lo Spirito Santo Tex Willer quel cazzo che e' non sembra apprezzare troppo questo motto ,il quale dice:
" Noi partecipiamo ad un gioco ma decidiamo ,arbitrariamente ,di averlo "gia' vinto" ,il che annulla il valore del gioco stesso con le sue difficolta' ,le sue variabili e dimostrazioni di abilita' richieste dalla realta' fisica per poterlo vincere.

E fa anche di piu' e di peggio in politica perche' decide per "il pubblico" quale sia " la vittoria" ,che cosa essi vogliano "vincere" ,spesso lasciando l'utente ,il potenziale sostenitore-elettore allibito ed anche un po' schifato.


E allora?
E allora..in politica...no,non si puo'.

No,noi non possiamo.
Ed anche :
No, VOI non potete.

No ,NON SI PUO' usare la "politica" ed i fumi generalizzanti che escono senza soste dai suoi tubi di scappamento per nascondersi e confondersi in un sistema criminale e parassitario,non puo' farlo nessun individuo,senza eccezioni.

No ,NOI politicanti non possiamo usare il potere politico per tassare,dominare,renderci indebitamente importanti e fermare la produttivita' e creativita' umane in alcun modo.

Ed infine:
No, VOI non potete usare , dipendere da,o sperare che "noi" ,o "la politica ",facciano qualcosa ,qualsiasi cosa di qualsiasi genere ,per voi ,per la vostra vita,per la vita di ogni singolo individuo .
Nessuno di voi puo'.


NO,NOI NON POSSIAMO.

martedì 15 aprile 2008

Trotterellando verso Trento e Bolzano

Non volevo fare analisi elettorali (la cosa non sarebbe esagerata dato che fiuto meglio di molti opinionisti) ma non posso fare a meno di evidenziare un risultato passato nell'indifferenza quello del Trentino - Sud Tirolo. E' un peccato che questa regione venga considerata (forse a ragione) abbastanza irrilevante, dato che il futuro di alcune issues a me care dipende in gran parte da essa.
Veniamo alla provincia di Trento: il risultato è assolutamente clamoroso. PDL-Lega batte il PD ed è la prima volta a memoria d'uomo che ciò accade. In particolare il partito di Bossi fa l'exploit, cosa che conferma il sentore della vecchissima guardia (quella che mi piace chiamare paleolega) che a votarla siano stati foresti, almeno elettoralmente parlando, (e basta guardare Emilia e provincia di Verona per esserne più convinti). Questo vuol dire due cose: prima di tutto è fallito il travaso dalla Margherita, il partito che aveva sostituito la DC, al Partito Democratico. I trentini sono conservatori nel sangue e devono fare uno sforzo di fantasia per votare sinistra, l'avvenuta fusione del fiorellino con i DS probabilimente l'ha reso più difficile.
La seconda è che sta per cedere il patto blasfemo con il centrosinistra per quanto riguarda le istanze autonomistiche. In parole povere: le cose negli ultimi tempi non sono andate benissimo neanche in Trentino e questa situazione potrebbe fare da preambolo allo spostamento dell'elettorato dalla parte dei "cattivi" rabbiosi e vogliosi d'indipendenza (nel loro caso ancora di più). Per il movimento federalista potrebbe trattarsi di una rivoluzione copernicana.
Ma è in Cruccolandia che si registra il cambiamento più sugoso. Ad un occhio inesperto può sembrare che non sia accaduto nulla, l'infame SvP ha vinto ancora. Invece tra le righe di quel 44,3% si vede un tracollo senza precedenti. Matthias, un mio vecchio fellow (ogni tanto si fa vivo nei commenti), ieri mi scriveva "con questa percentuale sembra ironico dirlo, ma è proprio così". In effetti il partito sudtirolese è calato di dieci punti, mentre nella provincia di Bolzano non si registra nessun aumento del PdL, anche se qualche segnale arriva dalla Lega. I veri vincitori, come sottolinea la destra austriaca, sono i Freiheitlichen un mix tra FPO (ex partito di Haider) e Lega Nord che fino a due anni fa manco esistevano. Se a ciò si somma un bel 5% di Union fur Sudtirol, indipendentista, si ha un quadretto dell'Alto Adige che avanza.
Non si tratta solo di quantità, ma anche di voti di qualità, dato che i Sudtirolesi si sono sempre contraddistinti per la caparbietà (che rasenta l'ottusità) con cui regalano il voto alla Stella Alpina. Sono persuaso che la cosca di Durnwalder ha, se non i giorni, gli anni contati, e che se il clima cambia come sta promettendo l'intera regione alpina diverrà la testa di ponte dell'ultrafederalismo antistatalista.

lunedì 14 aprile 2008

La sinistra arcobaleno vince in Nepal

Nello stesso giorno in cui il parlamento italiano vede per la prima volta dal dopoguerra le forze (dichiaratamente) comuniste senza rappresentanza, Bertinotti, Ferrando e le due insegnanti di lettere col sex appeal di un fagiolo (rispettivamente di sinistra critica e del Partito marxista-leninista) potranno consolarsi con un risultato altrettanto importante: quello che viene dal Nepal. Pare, infatti, che sotto l'Himalaya il partito di ispirazione maoista abbia ottenuto la maggioranza assoluta nelle elezioni per l'assemblea costituente e che il leader, un tizio ornato con corone di fiori, abbia già dichiarato che la nascitura sarà una repubblica comunista, con tanto di costituzione destinata a durare in eterno.
E' una buona notizia, perché il comunismo non è mai stato applicato coerentemente e, finalmente, in Nepal si potrà tentare l'esperimento. Finalmente i contadini, che sotto il regime monarchico-feudale lavoravano in condizione di semischiavitù per non più di 25$ al mese, potranno godere della nazionalizzazione dei terreni; come prima non saranno padroni di un cazzo, ma questa volta il cazzo sarà di tutti. I paesi comunisti hanno avuto problemi di autoritarismo, in passato. In Nepal non accadrà, perché non ci sono dissidenti. E se ci sono, in qualche modo spariranno...
E noi, quando ci arriveremo? Speriamo solo che nel frattempo il capitalismo non distrugga irreversibilmente la nostra amata terra...

Strumentalizzati

Ho appena sentito dire su Sky Tg24: "l'alta affluenza (oltre l'80%) dimostra che la gente crede nella bontà della politica, che è ancora possibile cambiare in meglio con essa".
Un cordiale affanculo a tutti i menopeggisti e al partito del "votare non legittima nulla".

venerdì 11 aprile 2008

Son tutti italiani con le tasse degli altri...

Gli "italiani" all'estero hanno già votato. La maggior parte ha ricevuto a casa una busta già affrancata contenente le schede, pronta per la spedizione. Nonostante ciò ha votato solo il 41% degli aventi il diritto. Occorre ricordare inoltre che la gran parte di loro (il voto all'estero fu decisivo nel 2006) non subirà le conseguenze, specialmente quelle fiscali, del nuovo smagliante governo, qualunque esso sia. Un bel dispendio di risorse ed energia, con i soldi di tutti.
Il motto whig "no taxation without representation" aveva certo le sue ragioni, ma vale anche il contrario.
Questa era l'ultima nota polemica, passerò il week-end a Turku. Buona sopravvivenza.

La costituzione: ultimo rifugio dei parassiti

Posto qui questa roba, apparsa nel sito del Movimento Libertario l'altro giorno, e che costituisce la versione "seria" dello sfogo contro il Walter nazicostituzionalista.

Durante l'ultima settimana di campagna elettorale, i candidati vanno sempre alla ricerca di una bomba: un scoop, una promessa, qualcosa di eclatante in grado di disarcionare l'avversario. Ma i nostri politici sembrano avere anche grossi limiti d'inventiva, così Walter Veltroni, leader del PD, ha ben pensato di sfidare il concorrente Silvio Berlusconi, sulla fedeltà repubblicana.

In particolare, nella sua lettera all'avversario, Veltroni chiede di difendere l'unità nazionale, di rifiutare ogni forma di violenza, quatunque verbale, di rispettare i simboli repubblicani come la bandiera e l'inno di Mameli e di giurare fedeltà alla costituzione (cosa che un premier è comunque obbligato a fare). È evidente il tentativo di guadagnare disperatamente terreno, sfruttando i timori che una forza fintamente antistatalista e "sovversiva" come la Lega Nord genera in alcuni strati dell'elettorato.

In realtà quelle elencati dal sindaco di Roma, sono alcune delle più antiche e vincenti mitologie che giustificano il colosso leviatanico della Repubblica italiana. L'unità d'Italia, vista come obiettivo unico e irrinunciabile, dato che la nostra Costituzione ne vieta il discioglimento, soverchiendo il legittimo diritto alla secessione, qualora una minoranza lo richieda, è anche la maggiore giustificazione della redistribuzione statale del benessere economico. In mancanza di una forte ideologia socialista, che non ha mai attecchito realmente in Italia, si è preferita la suddivisione geografica alla lotta di classe: le zone del paese più benestanti dovevano (e devono) contribuire ad aiutare quelle più sfortunate, in un circuito di solidarietà a senso unico.

L'altro punto veltroniano è la venerazione della Costituzione, pratica rinvigorita in seguito al referendum 2006 che ha visto il trionfo di una campagna a dir poco fideistica e irrazionale. Quella che Veltroni vuole continuare a vendere è il mito che una legge scritta sessant'anni fa, dettata da precisi interessi contingenti, abbia un valore eterno e immutibile.
Decenni di errata educazione civica hanno indotto le menti più istruite del paese in un tragico fraintendimento: che i nostri diritti basilari e la nostra libertà siano dovuti alla Costituzione, che bisogna quindi salvaguardare oltre ogni limite. Al contrario; la Costituzione della Repubblica Italiana non è assimilabile a quelle di stampo liberale (tra le quali l'esempio più prominente viene dagli Stati Uniti d'America), carte che avevano lo scopo di limitare il raggio d'azione del sovrano e del governo e che molto spesso questi ultimi cercano di aggirare, è un programma politico: un accordo di intenti tra le due forze allora più influenti: i cattolici e i comunisti. Tra gli articoli di questa legge fondamentale si scorge la presenza di uno Stato assoluto, per quanto democratico nelle sembianze, si respira il più totale disprezzo per la proprietà, subordinata all'interesse nazionale, ovvero della classe politica al potere, caratteristiche che insospettirono un liberale come Luigi Sturzo che a suo tempo definì l'opera dell'Assemblea Costituente: "il fascismo senza Mussolini". Da un punto di vista burocratico, inoltre, la costituzione è il grande freno che da anni impedisce di riorganizzare la macchina pubblica in modo da venire maggiormente incontro al cittadini nei servizi di monopolio statale.

Un politico coraggioso, che volesse davvero darsi da fare per migliorare le cose, dovrebbe avere il coraggio di ammettere che la modifica della Costituzione non è un sacrilegio, ma al contrario un'assoluta priorità. Non è così per chi del parassitismo ha fatto da tempo la sua ideologia e ragione di vita, come la generazione cresciuta nel PCI e che, dopo il muro di Berlino si attacca a quanto di più socialista c'è in circolazione: la costituzione e la retorica patriottarda.

mercoledì 9 aprile 2008

Grave violazione della legalità in Spagna, si corra ai ripari.

Una cosa che non sopporto sono i feticisti della legge. Quelli che gridano allo scandalo non appena uno infrange una regola, non importa che non abbiano fatto male a nessuno. Quelli che glielo vanno dire alla maestra, anche se ti sei solo scaccolato il naso. Sono i cocchi del braccio armato della legge, i tirapiedi dello sceriffo di Nottingham.
Caro signor Pino Corrias, l'ottusità non è nulla se non sorretta dallo coerenza, voglio vedere il suo impegno di fustigatore al servizio dei burocrati applicato all'ennesimo scandalo dell'abusivismo edilizio, che ha trasformato un bel parco di periferia in un grottesco cantiere (volendo ci sta anche la tirata anticlericale, dato l'edificio, è ovvio che la Chiesa ha ancora un certo potere, nonostante Zapatero).

P.S. La legge che impone il divieto di pubblicare sondaggi a ridosso delle elezioni oltre che ad essere illiberale, è l'ennesimo esempio di fobia dell'opinione pubblica, e del fatto che i cittadini sono trattati come poveri idioti "influenzabili". Ma se non fossero influenzabili, chi voterebbe?

...

Sono un essere umano, una persona emotiva, come tutti. Ecco perché i trucchetti dell'ultima settimana rischiano di chiamarmi alle urne.
E così, robette tipo la letterina rischiano di toccarmi sul fondo, più o meno all'altezza delle gonadi:

«Caro Berlusconi, mi rivolgo a lei perché penso si debba condividere, da italiani prima ancora che da candidati alla guida del Paese, una sincera preoccupazione, resa tale da recenti atti e dichiarazioni politiche...

I fucili contro le schede elettorali a prova di scimpanzé nano?

sia giusto e doveroso assumere, di fronte al popolo italiano, a tutti i cittadini, un impegno di chiarezza su alcune grandi questioni di principio, questioni che chiamerei di lealtá repubblicana

Queste sono le priorità del paese! La lealtà alla Repubblica Politica dei Partiti Italiani!

«Non penso ovviamente agli aspetti legati ai nostri programmi di governo. Questi sono, e devono essere, distinti e alternativi, lasciati al libero confronto politico, come avviene nelle grandi democrazie. Saranno gli italiani a giudicare la bontà delle nostre proposte, la loro concretezza, la loro attuabilità.

Se lo fossero, terrebbero il culo inchiodato a casa. Peccato che giudicheranno in base al fatto se per loro sono peggiori le tue stronzate buoniste o avere lo "psiconano" al governo.

E chi guadagnerà un solo voto in più, è la mia convinzione che voglio ribadire ancora una volta, avrà il compito e l'onore di governare l'Italia, sulla base proprio del suo programma.

Che culo.

L'impegno che le chiedo e che io sono in grado di assumere con assoluta determinazione (bravo! batti la manina!) riguarda altro, riguarda di più, perché ha a che fare con la vita, l'identità e le istituzioni del Paese; con le basi stesse della nostra convivenza civile, con i valori che la presiedono e che in sessant'anni di storia repubblicana hanno permesso all'Italia di diventare la grande nazione che è, uno dei pilastri della nuova Europa


Il furto istituzionalizzato, la lotta convinta alla meritocrazia, gli amici degli amici?

e chiedo allora se è disposto a garantire formalmente e in modo vincolante che lo schieramento da lei guidato, quale che sia il suo futuro ruolo, di opposizione o di maggioranza, non verrà mai meno in alcun modo e rispetterà sempre con convinzione questi quattro fondamentali principi: la difesa dell'unità nazionale, che è il bene più prezioso che abbiamo, il legame che ci fa sentire italiani e orgogliosi di esserlo;

Aaah beeeh! Bene prezioso e fondamentale, inventato ad arte e nutrito dai soldi dell'erario, da tutelare contro ogni logica e contro la volontà legittima e democratica di chi non la condivide.

il rifiuto di ogni forma di violenza, attuata o anche solo predicata, e per questo portatrice di divisione e di odio

Tranne quella, suppongo, contro i lavoratori autonomi, quindi evasori, che quindi vanno spolpati a furia di tasse con il manganello equo e solidale dello shdado demmogratigo

la fedeltà ai principi contenuti nella prima parte della nostra Costituzione, fedeltà che non solo non contraddice, ma dovrà guidare, ogni impegno di adeguamento della seconda parte della Carta

In pratica: non si può cambiare la sacra bibbia laica che dice che non sono padrone delle mie idee e delle mie cose. E anche se la si cambia, quel cambiamento deve ispirarsi alla suddetta carta da natiche.

il riconoscimento e il rispetto della nostra storia, della nostra identità nazionale e dei suoi simboli, a cominciare dal tricolore e dall'inno di Mameli»

Il triculore, l'inno 'e Mammeli. Diiio santo, vado a prendere un catino, in attesa dell'"interesse nazionale".

«Gli italiani, su tutto questo, hanno il diritto di avere risposte e certezze. E chi, alla guida del governo o dell'opposizione, si appresta ad assumere le più grandi responsabilità, ha il dovere di assicurare tutto il suo impegno per garantirle, sapendo che prima di ogni altra cosa, al di sopra di ogni interesse di parte, c'è il bene comune, ci sono gli interessi nazionali».

Queste sono le cose che secondo Veltroni sono le più importanti. Io ho un'altra scala di priorità:

1) Me stesso
2) Il mio fucile, a cui ho dato un nome di donna
3) Le persone che scelgo e da cui sono scelto, secondo la mano invisibile dell'ammore.
4) La mia terra, che osservo all'imbrunire scricchiolando su una sedia a dondolo e pensando "è bello possedere la terra".
5) Vestirmi da cowboy.
6) "Rispetta la mia autorità!"
7) Tutte le cose fighe che posso comprarmi con i soldi che non ho rubato e con quelli che non mi rubano.
8) Tanta birra.

Purtroppo non sono candidato per la repubblica italiacana, e purtroppo diversi addentellati sono contrari ai "sacri principi di sto gran cazzo di togliatti, comunisti, dc".

Veltroni è un poveretto, fa una tristezza assoluta, rispolvera la mitologia patriottarda sperando di fare colpi su pezzenti "studiati e sensibili ai valori repubblicani" e vecchi rincoglioniti. E' incapace persino di raggirare la gente con la demagogia e deve rispolverare le vecchie cagate mazziniane.
Si deve aggrappare alla "paura" (???) che suscita un povero inabile che da anni apre la bocca per darle vento, la Lega, questa forza chiaramente sovversiva.
Per fortuna sono all'estero, ed è troppo tardi per richiedere il voto via posta. Ma se Berlusconi lo manda affanculo, nel senso che dichiara in conferenza stampa riunita con diecimila giornalisti: "fottiti", domani scatta Ryanair.com

Perché sono una persona emotiva, come tutti quelli che si avvalgono del diritto a votare . E quando mi girano, mi girano.

martedì 8 aprile 2008

Non capire un tubo catodico

Questo post di nullo mi ha fatto venire in mente una vecchia considerazione: i politici italiani sono ossessionati dai mezzi di comunicazione di massa, addirittura molto di più di quelli americani. Fortunatamente sono poco esposto alle stupidaggini che dovranno circolare in queste ore, ma sembra che anche quest'anno temi come l'esposizione televisiva, dibattito, la fanno da padrone rispetto a cose un po' più importanti tipo: chi siamo, dove andiamo, quanto paghiamo, moriremo...
Il peccato orginale è della sinistra: dall'avvento del televisore a colori (a suo tempo osteggiata in parlamento in quanto diseducativa) la paranoia dei comunisti verso i mezzi di comunicazioni di massa è andata in crescendo, raggiungendo l'apice con la discesa in campo di Silvio Berlusconi.
All'epoca sembrava che il successo di B. fosse imputabile esclusivamente al possesso delle televisioni, con cui controllava più o meno mentalmente gli imbecilli. Questa tesi si accordava benissimo con la superiorità antropologica della sinistra onde per cui chi non fosse persuaso delle magnifiche sorti e progressive era un deficiente. Questa convinzione sopravvive ancora tra gli intellettuali che scribacchiano su micromega.
Però anche il B., in quanto a paranoia ci mette della sua. Magari è deformazione professionale, sicuramente è peggiorato con gli anni, forse a causa del contatto con la sinistra. Il rifuto del dibattito (per quanto fosse demenziale quello di due anni fa), come nel 2001, è motivato da questo semplice fatto: in vantaggio il capo non vuole rischiare. Ma pensare che un dibattito, nelle condizioni odierne possa avere così incidenza da muovere voti in senso decisivo è da ingenui.
Ma la situazione più grottesca riguarda il dibattito sulle schede elettorali. Allora ci sono una decina di disegnini e si deve trovare il proprio e metterci una croce sopra. Anche uno scimpanzè nano privo di addestramento può riuscirci. Secondo alcuni membri della classe dirigente, l'elettore medio invece no. "Eh, ma ad alcuni possono venire dubbi in merito agli apparantamenti". Beh se un elettore della Lega non sa che è apparentata col PdL, forse fa meglio a restare a casa, perché vuol dire che ha il cervello bloccato al '96.
E per la volta prossima, Calderoli permettendo, suggerisco di usare questo metodo, onde evitare sterili polemiche.

lunedì 7 aprile 2008

Stato e comunità /2

Il free riding ed il problema della sicurezza.

Lo Stato è, nella concezione dei suoi teorici moderni, la cura per patologie sociali: i comportamenti violenti e pericolosi (Hobbes), il free riding (Rosseau).
Per i libertari la posizione di Hobbes è ridicola, scrive Fabio Massimo Nicosia:
"...è una tesi che sostiene che lo Stato è necessario, e per questo gli uomini si accordano per costituirlo, perché in assenza di Stato la cooperazione è impossibile, dato che senza coercizione non è possibile garantire la soddisfazione delle aspettative che si creano tra individui interagenti. Senonchè l’argomentazione è, ancora una volta, paradossale: se, infatti, gli uomini, a causa dei costi di transazione, non sono in grado di concludere ed eseguire spontaneamente accordi vincolanti specifici di scala tutto sommato modesta, quali quelli che si realizzano quotidianamente nel libero mercato, non si vede in forza di quale virtù magica quegli stessi uomini dovrebbero invece rivelarsi in grado di stipulare e rendere esecutivo nientedimeno che un [...] contratto sociale universale, i cui costi di transazione tendono all’infinito. Insomma, le teorie contrattualiste ritengono lo Stato necessario per l’incapacità degli uomini di cooperare, ma poi pongono a proprio fondamento il più fenomenale atto di cooperazione che si possa immaginare: un unico contratto universale, stipulato da tutti gli uomini all’unanimità!
E chiaro perciò che lo Stato non nasce mai attraverso un accordo tra gli uomini, ma sempre e solo in conseguenza di un’azione militare di occupazione e di conquista. "

Per quanto riguarda il free-riding: dato che esso è definibile come il godimento di esternalità positive derivate da un bene comune senza che si sia provveduto ad esso, i libertari propongono una radicale soluzione: evitare i beni comuni.
A mio avviso questa è un'esagerazione: in certe circostanze può essere vantaggiosa di rende un bene di possesso comune. Ad esempio, la spettabile reggenza dei Sette Comuni (l'Altopiano d'Asiago), splendido esempio di comunità semi-anarchica (formalmente faceva parte della repubblica Veneta, ma era autogestita) i terreni per il pascolo (la maggioranza) erano di proprietà collettiva, mentre le coltivazioni no.
La sicurezza è di norma considerata il bene collettivo tout court: sua caratteristica fondamentale, infatti, è quella di applicarsi ad un'area, più che alla singola persona, per cui di essa beneficia anche chi non ne paga i servizi. Questi aspetti, indivisibiluità e non escludabilità mi sembra quello che collide di più con la teoria, portata avanti da libertari come Block e Hoppe, che sostiene la possibilità di provvedere a tale bene attraverso il mercato. La risposta dei due a queste critiche (si veda questo, saggi 9 e 10) non nega queste critiche, ma si limita ad argomentare che il mercato della sicurezza è possibile nonostante queste.
Anche concordando su questo punto, si deve ammettere che è più probabile, anche per ragioni di semplicità contrattuale, che una comunità si accordi di istituire un monopolio della sicurezza e di escludere, eventualmente, chi non intende contribuire ad esso. Oltretutto ciò permetterebbe un maggiore controllo sulle forze dell'ordine. E questo parlando di sicurezza interna, perché se si va sul settore delle relazioni estere la cosa diventa ancora più incasinata.

domenica 6 aprile 2008

Il Vangelo secondo Mises

Mentre Ismael pubblica na recensione del libro di Paolo Zanotto (che non è l'ex sindaco di Verona) sul rapporto tra Cattolicesimo, Protestantesimo e Capitalismo (a cui Sgembo e 2909 rispondono), sul Gongoro appare la traduzione di un lungo articolo di Laurence Vance che difende il libero mercato sulla scorta di passi biblici.
Sul rapporto tra religione ed economia è stata scritta, in ambito liberale, un sacco di roba, specie in Italia, dove alcuni intellettuali cattolici (oltre a Zanotto occorre ricordare Guglielmo Piombini) hanno ben metabolizzato la lezione "paleo" dell'ultimo Rothbard. Personalmente non ho letto il libro di Zanotto, né il Vangelo non è socialista di Ropke, ma ho ben presente diversi articoli, in particolare del "Piombo". Il mio umile parere è questo: cercare di vendere il libero mercato come "invenzione" del cattolicesimo è un errore concettuale, per quanto possano essere lodevoli gli argomenti, storici, filologici ed esegetici riportati. Il cristianesimo ed il capitalismo sono due accidenti della civiltà occidentale, per quanto importanti. Si ritrovano, per forza di cose, nello stesso calderone culturale assieme a industrialesimo, liberalismo, democrazia, socialismo. Dire che il capitalismo è debitore al cristianesimo è dire tutto e dire niente, anche il marxismo lo è, piaccia o non piaccia.
Piuttosto, pubblicazioni del genere risultano utili per un'altra, serissima battaglia: quella all'interno dello stesso cristianesimo, in particolare del cattolicesimo. E' innegabile che gran parte del clero, compreso lo stesso Pontefice (nonostante le spericolate acrobazie esegetiche di molti tra i succitati intellettuali) siano intrisi dei più infondati pregiudizi contro il libero mercato. In particolare nessuno, dalla suora dell'asilo al vescovo, passando per il parroco negherà che la povertà dei paesi del terzo mondo è dovuta al fatto che "noi siamo troppo ricchi".
Perché, alla fin fine, il cattolico, come l'ateo, il buddista e whatever, può essere statalista o liberale, spetta solo a lui.

sabato 5 aprile 2008

Stato e comunità

Nei prossimi post, che vedranno il ritorno delle seghe mentali, vorrei parlare un po' di Stato e comunità, tentando un analisi comparata intorno a diversi punti. Gli spunti sono molti, qualche conversazione (stupida) trovata online, mie riflessioni di lunga data, ma soprattutto un testo: "Community, Anarchy and Liberty" di Micheal Taylor.
Per stessa ammissione dell'autore, il libro non è un granché, ma ha l'indubbio merito di focalizzarsi su alcune tematiche di norma ignorate anche all'interno del libertarismo. Per la cronaca, Taylor è difficilmente classificabile, è di sinistra, fondamentalmente un "anarchico comunitario", moderatamente collettivista e forse anche un po' ingenuo. Per quel che mi riguarda, in teoria politica, posizioni del genere dovrebbero essere accolte come manna dal cielo. Mi spiego: se lo Stato sta vivendo da diversi decenni un periodo di crisi, in teoria politica è morto e sepolto. Secondo tre grandi lenti d'analisi della modernità politica, di diversa origine ideologica, "Realismo spietato" (destrorso, Mosca, Pareto, Micheals), Teoria Critica* (sinistra, Scuola di Francoforte, Focault) e sociologia austriaca (derivata dalla scuola economica, anche se non molto sfruttata, ma il caso di Hoppe è indicativo) concordano sostanzialmente che la forma statuale sia il problema alfa della politica contemporanea. Dal momento che ciò è tuttora in larga parte ignorato, il panorama attuale degli autori di filosofia/teoria politica fa tristezza. Moltissima produzione riguarda problemi inutili, ma che riscuotono grande successo nell'ambiente accademico ad esempio i gender studies, gli altri o si limitano ad argomentare che la democrazia, coi suoi limiti è la forma migliore di governo (Dahl), o propongono "innovative" teorie del governo che si rivelano essere già applicate (Pettit)** oppure cercano di ovviare al problema dello stato con più Stato.
Quel che restano sono una manica di mini/anarchici di vario livello, da Carson a Nozick. E dobbiamo tenerceli stretti.
La definizione classica di Stato, quella weberiana, è stranota: "il monopolio legittimo (non legittimato) della violenza" su un dato territorio. Ma come nota lo stesso Weber (e come sottolinea Taylor) anche la caratteristica della specializzazione della classe politica (ossia la presenza del professionista politico) non è da sottovalutare. Un sistema privo di questi due addentellati può dirsi anarchico. La prima cosa da notare è che in un sistema anarchico permane la possibilità di minacciare l'uso della violenza (e praticarlo) solo che tutti partono dallo stesso livello. Un 'altra osservazione ovvia è che in una società anarchica possono svilupparsi delle forme di autorità, anche se separato dalla potestà. Questo concetto di norma è evaso dagli anarchici collettivisti (in quanto contrari all'autorità tout court) ma è ripreso, anche se poco approfondito, dai paleolibertarian.
Ora, se non c'è una forma statuale che si trova? Non è obbligatorio, ma altamente probabile che gli uomini si organizzino in comunità, istituzioni molto labili da definire.
Taylor riassume le caratteristiche fondamentali della comunità nelle seguenti: condivisione comune di credenze e valori, relazioni diretti e plurilaterali tra i membri (cosa che mi piace chiamare narrow casting, tanto per tirarmela) e reciprocità, che si può anche definire come l'alta probabilità che l'effetto delle proprie azioni sugli altri sia evidente.
Ora, la tesi del libro è semplice: l'anarchia richiede la comunità. Io sarei meno definitivo: mi acconterei dire che aiuta, al limite che è una conseguenza probabile.

Le seguenti puntate seguiranno l'ordine del libro e riguarderanno: ordine sociale senza lo stato, uguaglianza e anarchia, comunità e libertà (nota problematica da chilo, che fu anche alla base dello scontro tra liberals e communitarian tra gli anni ottanta e novanta). Sarebbe interessante operare un confronto tra il modello comunitario di Taylor e i feticci del libertarismo (Islanda, Irlanda, Far West...) boh, ho trovato roba e magari si vedrà.


* La stessa Teoria Critica è stata adoperata, in contraddizione con se stessa, per sostenere l'espansione dello Stato in nome del politically correct.
**Republicanism, a theory of freedom and government è una barzelletta. Puro esercizio argomentativo di 300 pagine che presentano come rimedio politico lo Stato democratico né più né meno come lo è adesso.

lunedì 31 marzo 2008

Lo sceriffo e i valori della patria.

Gentilini è una delle tante, piccole-grandi tragedie della Lega Nord. Non giudico la sua condotta di amministratore, non essendo di Treviso, lascio l'onere tutto ai suoi elettori. Ideologicamente però, è un disastro. Innanzitutto Gentilini è un ex missino, uno di quelli che è lecito sospettare di fascismo congenito. E' entrato in Lega relativamente tardi, quando ormai si delineava la tendenza del partito, nato semplicemente come federazione autonomista e per un periodo secessionista, di posizionarsi dalle parti di una certe destra conservatrice a fare la voce grossa contro gli immigrati e a difendere i valori cristiani.
Gentilini non è un secessionista, non è neppure un autonomista. Ha il culto dell'autorità, del potere costituito, poco importa che venga da Roma o dal suo comune. Lo ha dimostrato in più di un'occasione, la più nota è stata l'ordinanza comunale che proibiva di vestire uno specifico abito lungo mediorientale (non ricordo il nome) per ragioni di sicurezza.
Ora, per le prossime elezioni comunali un candidato della sinistra arcobaleno, tale Nicola Atalmi, ha realizzato un manifesto con un bel maiale cinto della fascia tricolore. Gentilini, punto sul vivo ha dichiarato: «Atalmi è uno spergiuro, un falso, un delinquente istituzionale - ha tuonato ieri - ci fossero i tribunali speciali, sarebbe fucilato di schiena».
Non è tutto, il sindaco sceriffo ha dichiarato di volere pure querelare l'avversario. Per cosa? Per l'infame reato di vilipendio del tricolore.

domenica 30 marzo 2008

Vivo fuori dal mondo (virtuale)

Prima che venisse chiuso, manco sapevo dell'esistenza di blogbabel. Ora però mi chiedo: il web è pieno di gente che blatera di condivisione delle risorse, copyleft, finanche di democrazia diretta, molte volte faceno più casino che altro, com'è normale... e poi? Si finisce per pretendere che un sito che funziona attraverso le segnalazioni degli utenti non pubblichi link o parti del proprio sito/blog/cessoblog.
In pratica si vuole (per ragioni vanesie, per di più) che un meccanismo automatico, anarchico, venga sottoposto ad una forzatura (costringendo qualcuno a cancellare di continuo i link di coloro che non vogliono venire segnalati) perché la mia roba non ci deve entrare, ricordando che, eventualmente, il ricorso al braccio armato della legge, sarebbe dalla mia parte.
Ecco, cose del genere, nel loro piccolo e nella loro trascurabilità, spiegano benissimo perché viviamo in un paese di merda, e perché gli idioti appaiono in soverchiante maggioranza.
Scrivere le proprie cazzate su internet non è obbligatorio e, volendo, si può decidere di non renderle pubbliche.

sabato 29 marzo 2008

Giustizia è fatta.

Aggiornamento sulla questione del presunto reato d'odio del blogger finlandese.
E' stato emesso il giudizio: colpevole.

Update: la notizia offre diversi spunti di riflessioni, consiglio agli anglofoni di leggersi il verbale del processo e magari l'articolo incriminato, "La società consiste di persone" (scrollare un po' per la parte in inglese).
Per chi volesse, c'è qualche riga utile sul sito del Movimento Libertario.

venerdì 28 marzo 2008

Test politici, strumento del demonio.

Insoddisfatti dal test di Open Polis, molti si sono dati a questa merdata di repubblica.it per rafforzare la propria identità politica (il mio risultato è qui).
Il test posizione l'utente su un classico compass bidimensionale; sull'asse delle ascisse c'è la posizione economica del soggetto, su quello delle ordinate quella etico/sociale. Nello schema tradizionale quest'ultimo "classifica" in base al presunto autoritarismo, contrapposto alla presunta tolleranza. Dato come vanno le cose in Italia, fa bene forse repubblica.it a distingure fra "laici" e "confessionali", ossia fra due categorie che vogliono imporre il loro punto di vista agli altri.
Mi chiedo, però come possa essere considerato serio un test che posiziona Valter Veltroni più a sinistra di Bertinotti e di Sinistra Critica, oltre a lanciarlo nelle vette del laicismo, quando si sa benissimo che il nostro non si distaccherà dal mainstream (quanto meno ad un livello di azione governativa), a meno che le posizioni siano state messe a caso, ignorando il test (che pur sembra funzionare) o sempre ignorando il test il redattore abbia deliberatemente barato (dando più appeal per Veltroni rispetto al pubblico di internet). E anche Berlusconi, liberista quanto me, è una presa in giro.
Un'altra piccola perla di inaffidabilità ci è regalata dalla domanda in merito alla reintroduzione dei militari in Iraq, come se se ne fossero andati.
Tuttavia, occorre ammettere che la scelta delle domande è piuttosto azzeccata e decisamente migliore rispetto a voisietequi.it.
Tornando a qual test, svariati lamentano un bias pro-UDC. Ebbene, da quanto ho letto nei blog peggio infestati della rete, ciò non sembra riguardare molti internauti, che sbandierano orgogliosi la propria lontananza dal partito di Casini. Il problema infatti che sono le persone di tendenza liberale ad essere attratti (according to the test) dall'Udc. L'arcano è facilmente svelabile: L'Udc si aggiudica da solo almeno tre dei grandi classici liberali (sdoganamento del nucleare, privatizzazione dei servizi e abolizione delle province) rispetto ai quali è "molto favorevole". Issues secondarie e sulle quali non ricordo di aver mai sentito pronunciarsi esponenti dell'Udc.
Su altre domande la posizione dell'Udc potrebbe essere molto vicina a quella dei liberali, ma questo dipende, più che altro, dall'interpretazione.
Ci sarebbe infine da spiegare perché alcuni, ad esempio io, hanno avvallato risposte che ripugnano tutti i partiti considerati (da qui la distanza). Nel mio caso, ho risposto in questi termini alle domande 2, 5, 6, 10, 11, 23, 24. Lascio a chi gli possa fregare della questione intuire il perché.