lunedì 31 marzo 2008

Lo sceriffo e i valori della patria.

Gentilini è una delle tante, piccole-grandi tragedie della Lega Nord. Non giudico la sua condotta di amministratore, non essendo di Treviso, lascio l'onere tutto ai suoi elettori. Ideologicamente però, è un disastro. Innanzitutto Gentilini è un ex missino, uno di quelli che è lecito sospettare di fascismo congenito. E' entrato in Lega relativamente tardi, quando ormai si delineava la tendenza del partito, nato semplicemente come federazione autonomista e per un periodo secessionista, di posizionarsi dalle parti di una certe destra conservatrice a fare la voce grossa contro gli immigrati e a difendere i valori cristiani.
Gentilini non è un secessionista, non è neppure un autonomista. Ha il culto dell'autorità, del potere costituito, poco importa che venga da Roma o dal suo comune. Lo ha dimostrato in più di un'occasione, la più nota è stata l'ordinanza comunale che proibiva di vestire uno specifico abito lungo mediorientale (non ricordo il nome) per ragioni di sicurezza.
Ora, per le prossime elezioni comunali un candidato della sinistra arcobaleno, tale Nicola Atalmi, ha realizzato un manifesto con un bel maiale cinto della fascia tricolore. Gentilini, punto sul vivo ha dichiarato: «Atalmi è uno spergiuro, un falso, un delinquente istituzionale - ha tuonato ieri - ci fossero i tribunali speciali, sarebbe fucilato di schiena».
Non è tutto, il sindaco sceriffo ha dichiarato di volere pure querelare l'avversario. Per cosa? Per l'infame reato di vilipendio del tricolore.

domenica 30 marzo 2008

Vivo fuori dal mondo (virtuale)

Prima che venisse chiuso, manco sapevo dell'esistenza di blogbabel. Ora però mi chiedo: il web è pieno di gente che blatera di condivisione delle risorse, copyleft, finanche di democrazia diretta, molte volte faceno più casino che altro, com'è normale... e poi? Si finisce per pretendere che un sito che funziona attraverso le segnalazioni degli utenti non pubblichi link o parti del proprio sito/blog/cessoblog.
In pratica si vuole (per ragioni vanesie, per di più) che un meccanismo automatico, anarchico, venga sottoposto ad una forzatura (costringendo qualcuno a cancellare di continuo i link di coloro che non vogliono venire segnalati) perché la mia roba non ci deve entrare, ricordando che, eventualmente, il ricorso al braccio armato della legge, sarebbe dalla mia parte.
Ecco, cose del genere, nel loro piccolo e nella loro trascurabilità, spiegano benissimo perché viviamo in un paese di merda, e perché gli idioti appaiono in soverchiante maggioranza.
Scrivere le proprie cazzate su internet non è obbligatorio e, volendo, si può decidere di non renderle pubbliche.

sabato 29 marzo 2008

Giustizia è fatta.

Aggiornamento sulla questione del presunto reato d'odio del blogger finlandese.
E' stato emesso il giudizio: colpevole.

Update: la notizia offre diversi spunti di riflessioni, consiglio agli anglofoni di leggersi il verbale del processo e magari l'articolo incriminato, "La società consiste di persone" (scrollare un po' per la parte in inglese).
Per chi volesse, c'è qualche riga utile sul sito del Movimento Libertario.

venerdì 28 marzo 2008

Test politici, strumento del demonio.

Insoddisfatti dal test di Open Polis, molti si sono dati a questa merdata di repubblica.it per rafforzare la propria identità politica (il mio risultato è qui).
Il test posizione l'utente su un classico compass bidimensionale; sull'asse delle ascisse c'è la posizione economica del soggetto, su quello delle ordinate quella etico/sociale. Nello schema tradizionale quest'ultimo "classifica" in base al presunto autoritarismo, contrapposto alla presunta tolleranza. Dato come vanno le cose in Italia, fa bene forse repubblica.it a distingure fra "laici" e "confessionali", ossia fra due categorie che vogliono imporre il loro punto di vista agli altri.
Mi chiedo, però come possa essere considerato serio un test che posiziona Valter Veltroni più a sinistra di Bertinotti e di Sinistra Critica, oltre a lanciarlo nelle vette del laicismo, quando si sa benissimo che il nostro non si distaccherà dal mainstream (quanto meno ad un livello di azione governativa), a meno che le posizioni siano state messe a caso, ignorando il test (che pur sembra funzionare) o sempre ignorando il test il redattore abbia deliberatemente barato (dando più appeal per Veltroni rispetto al pubblico di internet). E anche Berlusconi, liberista quanto me, è una presa in giro.
Un'altra piccola perla di inaffidabilità ci è regalata dalla domanda in merito alla reintroduzione dei militari in Iraq, come se se ne fossero andati.
Tuttavia, occorre ammettere che la scelta delle domande è piuttosto azzeccata e decisamente migliore rispetto a voisietequi.it.
Tornando a qual test, svariati lamentano un bias pro-UDC. Ebbene, da quanto ho letto nei blog peggio infestati della rete, ciò non sembra riguardare molti internauti, che sbandierano orgogliosi la propria lontananza dal partito di Casini. Il problema infatti che sono le persone di tendenza liberale ad essere attratti (according to the test) dall'Udc. L'arcano è facilmente svelabile: L'Udc si aggiudica da solo almeno tre dei grandi classici liberali (sdoganamento del nucleare, privatizzazione dei servizi e abolizione delle province) rispetto ai quali è "molto favorevole". Issues secondarie e sulle quali non ricordo di aver mai sentito pronunciarsi esponenti dell'Udc.
Su altre domande la posizione dell'Udc potrebbe essere molto vicina a quella dei liberali, ma questo dipende, più che altro, dall'interpretazione.
Ci sarebbe infine da spiegare perché alcuni, ad esempio io, hanno avvallato risposte che ripugnano tutti i partiti considerati (da qui la distanza). Nel mio caso, ho risposto in questi termini alle domande 2, 5, 6, 10, 11, 23, 24. Lascio a chi gli possa fregare della questione intuire il perché.

mercoledì 26 marzo 2008

Io sono qui (di fuori)


Certe robe dovrebbero chiarirti le idee... io ho risposto in tutta sincerità e francamente non mi aspettavo un risultato così... da bastian contrario. Nel 2006 ricordo di aver fatto lo stesso test, rispondendo nemmeno in maniera così diversa, e sono risultato molto pù polarizzato. Non sono cambiato solo io, ma anche l'offerta dei partiti (in peggio) e soprattutto le issue della campagna elettorale. Per dirne una, manco una domanda su federalismo e autonomie locali. Qualcosa vorrà dire.

Qualcuno è andato fuori sul serio.

martedì 18 marzo 2008

Niente scuse per gli stati canaglia

Oggi mi sono imbattuto, anzi mi hanno fatto imbattere in questi due video. Il primo è filo cinese, il secondo filo tibetano. Contenuti a parte, quello che sconcerta è il rating medio dei voti: il filo cinese ha un numero di preferenze altissime, quello pro Tibet una media incredibilmente bassa. Il tutto con you tube oscurato -si dice- in Cina.
Il primo video, pieno di parole con l'asterisco, tanta è la sicumera del realizzatore, riporta una serie di "fatti": primo fra tutti che la Cina è un paese multiculturale, e che quella tibetana è solo una delle tante (56) etnie. Poi la mena sulla Storia, quella con la S, sul fatto che il Tibet è da sempre cinese e via. Ecco questo è il genere di stronzate che una mente illuminata dovrebbe guardare impassibile scorrere giù nelle fogne. Non mi interessa sapere come, dove e perché i tibetani vogliono l'indipendenza (o l'autonomia), mi basta sapere che ci sono, si prendono le botte e muoiono. Gente della mia generazione. Conta gran poco, semmai come aggravante, che i cinesi in Tibet, fossero essi soldati dell'imperatore o guardie del popolo, abbiano fatto le loro da secoli, lo stesso ragionamento, come nota un commentatore, si adatterebbe alla Mongolia, che Pechino adesso come adesso non si sogna di reclamare. Oppure a Taiwan, dato che quando salta fuori la questione c'è sempre qualche volpe (solitamente ministro o, peggio ancora, un esperto) che dice che è inevitabile il ricongiungimento tra l'isola e la Repubblica Popolare. La gente non lo vuole? Ma vi pare che sia un problema in un paese in cui lo schiav... -pardon- il cittadino è alla completa mercé del grande Stato che tutto abbraccia? Lo schifo di cui gronda la Cina sta tutto nel sistematico disprezzo per l'individuo, che non possiede diritti, se è fortunato lo è per gentile concessione del governo, che può togliergli tutto quando gli salta il grillo. Uno che crede di aver capito tutto dalla vita, Giulio Andreotti, si è lasciato sfuggire poco tempo fa "con un miliardo di popolazione è naturale che usino le maniere forti, per tenerli a bada". Ecco, questo è la Cina, questo è il problema, il Tibet è solo un sintomo, e grattare quando la piaga torna a bruciare più di tanto non serve.
Per quanto riguardo il dibattito sulle olimpiadi, beh, non sono un capo di stato ma farò tutto il possibile per boicottarle, nel senso che ignorerò l'esibizione della volontà di potenza di questa banda di criminali. Sono in disaccordo con chi crede che la fiaccola olimpica porterà il capitale, e quindi libertà, in quel di Pechino. Devono aver confuso la Cina con Cuba: i musi gialli sono riusciti ad imbrigliare persino l'economia libera, e ne hanno fatto un ingranaggio del loro strumento di dominio. Il paradosso è che in estremo oriente i diritti di proprietà (per chi ce l'ha) sono più rispettati che in Europa, i padroni costruiscono interi villaggi (uno di questo l'ha progettato un architetto vicentino, anche lui uno di quelli che "daremo al complesso un volto umano") dove vengono depor... -pardon- si trasferiscono in massa migliaia di operai e lì ci restano.
Da questa grande sceneggiata ci guadagneranno solo i soliti noti, gli altri lavoreranno e poi creperanno, come è detto loro di fare.

sabato 15 marzo 2008

Censura coi buoni sentimenti

Da Samizdata (una lettura quotidiana obbligatoria) apprendo questa notizia interessante. Accade che un certo burocrate finlandese, Mikko Puumalainen, se ho capito bene già sottosegretario al ministero del lavoro nonché "garante delle minoranze" vuole combattere il razzismo su internet usando gli stessi metodi adoperati contro la pedopornografia. Si tratta inserire un firewall capace di bloccare i siti "razzisti". Ora, a parte l'infelice equiparazione di un reato d'opinione (perché si tratta di roba scritta, fondamentalmente) e una grave forma di sfruttamento e abuso di minori, la differenza è questa: un sito pedopornografico è facile da individuare, ma quello razzista? Puumalainen preme per una "broad application" ed estende il concetto di razzismo alle semplici espressione di idee politiche. In un caso, particolarmente grave, si è voluto perseguire* un blogger colpevole di aver scritto che la minoranza somala (molto presente in Finlandia e importata praticamente di peso, perché il governo di allora voleva dimostrare di essere solidale coi rifugiati) commette furti per un tasso procapite 100 volte superiore a quello dei finlandesi.
Dato che una notizia del genere potrebbe diffondere un sentimento anti immigrati, Puumalainen ha pensato bene di considerarla razzista, e quindi di lucchettare il blog.
La parte farsesca della storia è che quel dato era attinto da una fonte autorevole: lo stesso ministero della giustizia finlandese.
Un'altra dimostrazione che il prevedere reati d'opinione può rivelarsi un'ottima scusa per controllare il dissenso politico.

*In realtà non si capisce né da Samizdata né dal blogger in questione (che non scrive più da luglio, ma non è oscurato) quali siano gli eventuali capi d'imputazione, e in generale quanto sia seria la questione.

mercoledì 12 marzo 2008

KMAH 4/ In buona compagnia

Ok: lui, lui e lui appartengono alla schiera dei fanatici senza speranza, come me. E anche Jinzo, che pur propone un altro metodo, condivide l'analisi. Ma quando escono dall'armadio pure il distinto direttore ed il supertifoso, vuol dire che la corda è stata tirata, pure troppo.

Ed in questo sondaggio la sfida è sulla lama del rasoio.

Aggiornamento: anche Filippo Facci getta la spugna.

Non posso non citare, infine, gli ultimi sviluppi di Liberty First

martedì 11 marzo 2008

KMAH 3/ Il Porcellum

La legge elettorale vigente è da sola un ottimo argomento per boicottare queste elezioni. Personalmente non stravedo per la democrazia rappresentativa, ma mi piegherei volentieri al gioco, almeno per solidarietà, se solo sapessi chi cavolo poi sarà il mio rappresentante. Tanto per sapere con chi, nell'eventualità, lagnarmi, a chi spedire, nell'ordine, improperi, mail e bossoli di proiettile.
E invece no, il rito feticista del voto, grazie alla formula Calderoli, si è disvelato compiutamente: al cittadino sovrano non rimane che una croce simbolica su un altrettanto simbolico contrassegno. Con questo gesto si accetta la nomenclatura di partito, tutta in blocco. Accade così che la parte più animata della campagna elettorale consista nell'arrangiare a tavolino una serie di nomi ed accontentare tutti, in base a quanto contano. Solo mezzo secolo fa, Ernst Junger metteva in guardia da quella che definiva la "semplificazione della domanda": nella più avanzata versione del Leviatano il voto è ridotto ad un questionario con un solo quesito: sì e no.
Nel 2006, il popolo italiano era chiamato a scegliere le due coalizioni: quella buona e quella cattiva (a seconda dei punti di vista). Ora la scelta si è ampliata ma il peccato originale non viene mondato. Noi veneti e polentoni, ad esempio, abbiamo sempre avuto il problema della sottorappresentazione. Nel corso della prima repubblica la nostra regione era un ricettacolo di allogeni mossi e messi in seguito a losche trame clientelari. Poi c'è stato il breve periodo del maggioritario e continuavamo a venire gabbati nel cosidetto recupero proporzionale.
Il destino cieco ed infame ha voluto che fosse proprio uno del partito del Nord a riesumare il proporzionale, nella sua variante più deleteria ed antidemocratica e capita che in Veneto vengano eletti varesotti e livornesi e, in Emilia, messinesi veraci.
Qualsiasi sarà il prossimo governo di sicuro non potremo aspettarci grandi cambiamenti: difficilmente verrà introdotto un sistema uninominale (magari con comitati e primarie locali, un sogno). Al limite verranno reintrodotte le preferenze, che a nulla servono se non generare corruzione e si discuterà moltissimo sulle soglie percentuali. Che saranno fatte a misura delle forze presenti in parlamento. C'è chi è dentro e chi è fuori dai giochi, come in tutte le cose.

Un video di Facco che capita a fagiuolo.

domenica 9 marzo 2008

I'll keep my ass at home /2 La Destra

La Destra di Storace e della Santanché è il partito con il programma più liberale e liberista tra i big di queste elezioni. Scrive Invisigoth, sintetizzando perfettamente quello che è anche il mio pensiero: "non si tratta di una provocazione, ma della misura di una tragedia".
L'inquietudine aumenta consistentemente se si considera che, a differenza dei due partiti di plastica, La Destra - Fiamma Tricolore non rinuncia ad un'impostanzione ideologica piuttosto marcata, sfornando tali proposte a partire da una weltaschauung sostanzialmente neofascista.
I valori e principi che ci animano e che ci uniscono in questa battaglia comune si qualificano nel: concepire la Libertà innanzitutto come concreto esercizio di Diritti – della persona, delle comunità, dei popoli – in coesistenza delle dimensioni del Sacro e del Bello; le scelte individuali con le politiche per la famiglia come cellula fondamentale del più vasto corpo sociale; la politica per il popolo, con il popolo e non per il potere, identificando i linguaggi e gli strumenti più adatti a ri-costruire un dialogo politico scomparso da decenni;
Eppure se prendiamo i due punti che un liberale classico, accantonando il perfettismo ideologico, dovrebbe porre come prioritari ecco che La Destra regala due sorprese.
La prima è l'introduzione della flat tax al 20%, percentuale a cui arrivare "gradualmente", la seconda è l'introduzione di un federalismo fiscale temperato da una "tassa di solidarietà" di chiara impostazione redistribuitiva e buonista, ma almeno più trasparente rispetto al sistema attuale. Da segnalare, infine, la lodevole opposizione al canone Rai.
Ora dico, che costava al PdL + Lega fare proprie queste due proposte? In fondo sono i due punti alfa della rete di decidere.net, tuttavia sembra che Capezzone non abbia avuto nel partito lo stesso potere di contagio di Pagliarini.
Certamente, a parte queste due eccezioni, il programma è infarcito di iniziative stataliste. Le influenze della Fiamma si vedono principalmente nel mutuo sociale e nel "diritto (positivo) alla casa", tradizionali feticci dell'estrema destra. Per quanto riguarda le risorse, i destri individuano il nemico di classe nella figura del "grasso banchiere", secondo le tesi signoraggistiche care ad esempio al Pecora.
Tassazione straordinaria di banche, assicurazioni, stock options di manager e utilizzazione dei proventi del cosiddetto “signoraggio bancario” finalizzati a: - finanziare il “mutuo sociale” per l’acquisto dell’abitazione; - contribuire al pagamento degli interessi dei mutui ventennali a tasso agevolato della prima casa popolare (costruita da enti pubblici) delle giovani coppie;
Particolarmente pericoloso il punto che prevede la derankizzazione del potere degli enti locali (ridotti a meri organi consultivi) per la costruzione di opere di interesse statale. Il culto dello stato, inoltre, impregna un po' tutte le pagine del programma, come era facile intuire.
Per il resto: un programma un po' ambiguo che si può permettere chi sa che non andrà al governo e che si esprime principalmente nel voler tagliare le tasse maanche mantenere la spesa pubblica.
Questa e quella di Ferrara mi sembrano (ed è il paradosso) le liste più votabili in un'ottica menopeggista. Ma solo il pensiero di appoggiare la retorica italiota degli exmissini mi dà i conati, non so voi.

giovedì 6 marzo 2008

Ron Paul, che cosa resterà...

McCain è il candidato ufficiale del Partito Repubblicano, mentre Ron Paul ha vinto la sua piccola, importante, primaria: quella che gli permetterà di correre ancora per il congresso.
E' la fine di un'avventura condotta nel cuore degli ideali dei padri fondatori: la libertà, la pace e la prosperità.
La candidatura di Ron è stata una boccata d'aria pura in un mondo dove scegliere il meno peggio è ormai l'eccezione, si deve optare per quello che fa meno orrore. Personalmente credo, da tifoso europeo, di aver recepito alcuni insegnamenti: i liberali e conservatori europei guardano agli USA come un modello da imitare, persino nella sua versione attuale, svilita e compromessa. Guardano al Gop come il partito che dovrebbe essere imitato dalle destre europee, senza rendersi conto che ormai ha svenduto gli ideali di governo minimo e di libertà individuale che l'hanno caratterizzato durante il periodo dell'Old Right e della rinascita reaganiana.
Sbagliamo: non si può fare i guerrafondai con le tasse degli altri. A differenza dell'Europa (che per quanto riguarda la difesa fa molto affidamento sulle armi americane) le spese militari sono da anni al primo posto del bilancio federale. Non si può essere autentici liberali senza denunciare che questi soldi, usati per "esportare la democrazia" potrebbero essere spesi in altri modi, o addirittura non spesi.
L'autentico liberale è contrario ad ogni machiavellismo politico. L'uso reiterato della menzogna (teorizzato da Strauss, il patron dei neocon) non è accettabile. Allo stesso modo non bisogna dimenticare che in ogni operazione militare sono in gioco le vite di molte persone, e che mai bisogna sottomettere questo bene ad un fine politico, per quanto nobile.
Detto questo, si può discutere nello specifico sulla necessità di ogni intervento militare senza farsi deviare da perfettismo ideologico, e per quanto riguarda l'Iraq il motivo (le WMD) si è rivelato infondato.
L'altra issue che la campagna di Ron Paul ha riportato nel dibattito è una battaglia storica che unisce i libertari e gli hard core conservative.: l'abolizione della Fed ed il ripristino dello standard aurifero. Il Dr. Paul ha saputo spendersi come pochi altri per quella che considera un'urgenza morale prima ancora che economica: permettere ai cittadini di essere padroni dei loro soldi, garantendo loro la libertà da una forma insidiosa di tassazione occulta.
Infine, per quanto limitato sia stato il successo dei grassrooters, Ron Paul ha dimostrato che è possibile un'azione liberale/libertaria/individualista di massa.
La missione può dirsi conclusa, questa campagna ha sparso semi di libertà, semi che daranno sicuramente frutto. Se per parafrasare una giornalista d'oltreoceano da un Barry Goldwater è spuntato un Ronald Reagan, figuratevi che può venire fuori da un Ron Paul...

I'll keep my ass at home /1 La lista di Ferrara

Ci sono moltissime ragioni, questo giro, per starsene a casa mentre si svolge il rito purificatorio della democrazia. Comincerò dalle cose veramente semplici, la lista di Ferrara, che a qualche liberale/libertario prolife non dispiacerebbe votare.
Personalmente mi limito ad un'osservazione nichilo-relativista, onde evitare il problema: qualcuno considera abortire omicidio o quasi, qualcun altro no. Una soluzione liberale potrebbe essere la seguente: togliamo questo tipo di "intervento" dal mutuo in modo che gli antiabortisti non si trovano a finanziare quello che considerano un brutale diritto e lasciamo che se la sbrighino medico e paziente. Se qualcuno vuole garantire a tutti "il diritto di abortire" si fonda la sua bella associazione da finanziare con il 5 per mille, oppure ci pensano i Radicali Italiani, a cui i soldi non mancano.
Giulianone non è di questo avviso: non potendo proibire l'aborto vuole disincentivarlo e per disincentivarlo vuole una pacca di soldi pubblici.
Ecco il suo programma:
  1. Promuovere legislativamente il dovere di seppellire tutti i bambini abortiti nel territorio nazionale, in qualunque fase della gestazione e per qualunque motivo. Le spese sono a carico del pubblico erario.
  2. Vietare per decreto legge l’introduzione in Italia della pillola abortiva Ru486 e simili veleni capaci di reintrodurre la convenzione dell’aborto solitario e clandestino contro lo spirito e la lettera della legge 194 di tutela sociale della maternità.
  3. Stabilire per via di legge che accoglienza, rianimazione e cura dei neonati sono un compito deontologico dei medici a prescindere da qualunque autorizzazione di terzi.
  4. Emendare l’articolo 3 della Costituzione, comma 1. Dove è scritto “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge” aggiungere una virgola e la frase “dal concepimento fino alla morte naturale”.
  5. Impegnare il governo della Repubblica a costruire un’alleanza capace di emendare la Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite all’articolo 3. Dove è scritto “ogni individuo ha diritto alla vita” aggiungere una virgola e la frase “dal concepimento fino alla morte naturale”.
  6. Difendere la legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita, escludendo per via di legge e linee guida interpretative ogni possibilità, adombrata in recenti sentenze giudiziarie, di introdurre la pratica eugenetica della selezione per annientamento dell’embrione umano al posto della cura e della relativa diagnostica terapeutica. Introdurre nei primi cento giorni una moratoria per la ricerca sulle cellule staminali embrionali, sulla falsariga di quella europea abbandonata dal governo Prodi, e rafforzare la ricerca sulle staminali adulte o etiche.
  7. Fondare in ogni regione italiana una Agenzia per le adozioni il cui compito specifico sia quello di favorire l’adozione, con procedura riservata e urgente, di quei bambini che possono essere sottratti a una decisione abortiva di qualunque tipo.
  8. Adottare le modalità del “Progetto Gemma” sul sostegno materiale alle gestanti in difficoltà e alle giovani madri di ogni nazionalità e status giuridico per la prima accoglienza e educazione dei bambini, con l’erogazione di consistenti somme per i primi trentasei mesi di vita dei figli.
  9. Applicare la parte preventiva e di tutela della maternità della legge 194. Potenziare in termini di risorse disponibili e di formazione del personale pubblico, valorizzando il volontariato pro vita, la rete insufficiente dei consultori e dei Centri di aiuto alla vita in ogni regione e provincia italiana.
  10. Triplicare i fondi per la ricerca sulle disabilità e istituire una Agenzia di tutela e integrazione del disabile in ogni regione italiana.
  11. Sostenere con sovvenzioni pubbliche adeguate l’attività dell’associazione di promozione sociale denominata Movimento per la vita.
  12. Le risorse per il programma elettorale sono da fissare nella misura di mezzo punto calcolato sul prodotto interno lordo e verranno rese disponibili attraverso lo stanziamento di 7 miliardi di euro attualmente giacenti presso i conti correnti dormienti in via di smobilitazione e altri cespiti di entrata.
Per comodità del lettore ho evidenziato tutti i punti che attingono alle casse dello stato, o nuove leggi di stampo proibizionista. Mi permetterei di sottolineare la contradditorietà (forse codarda) di chi sulla carta mantiene l'aborto ma proibisce la pillola del giorno dopo perché le donne potrebbero fare tutto da sole. Direi che, comunque la si pensi al riguardo, questo è già una lista da evitare.

lunedì 3 marzo 2008

L'improvviso amore del PD per i capannoni veneti

La politica non crea strani compagni di letto, il matrimonio lo fa.
Groucho Marx

La candidatura del "capo" degli industriali vicentini nelle file del partito democratico mi ha condotto a qualche riflessione che elenco qui sotto:
1) La cosa più divertente, la scrivo per i vicentini, sarà assistere al doppio carpiato del il Giornale di Vicenza, che tra i suoi grandi investitori annovera Massimo Calearo. Esattamente un anno fa, il quotidiano berico, cominciava a stupire tutti con i toni quasi feltriani, le caricature antiprodiane di Toni Vedù in prima pagina, un chiaro espediente di vendita (che non stigmatizzo) in una provincia tendenzialmente conservatrice. Terrò d'occhi la testata, d'ora in poi.
2) La reazione, quasi corale, è stata: "ma allora non è di destra!". Non lo so, ma sicuramente Calearo non è di sinistra, come egli stesso dichiara:
«Ho accettato perché se nel Pd trovano spazio anime, culture e interessi, anche non di sinistra, come quelli di cui sono portatore [... gli obiettivi] un federalismo pienamente realizzato, un sistema fiscale che favorisca anziché frenare lo sviluppo, una maggiore qualità della vita e dell’ambiente, un forte sostegno alla ricerca, all’eccellenza, alla formazione».
Vabbè, queste cose adesso le dicono tutte e non le applica nessuno, ma in sostanza è il programma di una destra liberale.
3) La realtà è che Calearo è uno che negli ultimi anni ha saputo rivestire un ruolo pubblico, intervendo da grande saggio, ed ha anche saputo crearsi un seguito, badando bene di rimanere terzista sino all'occorrenza. Se ha accettato l'offerta del Pd è perché lo ritiene, a torto od a ragione, più aperto del Pdl che, nelle sue roccaforti (come la controparte nelle regioni rosse, del resto) è troppo impegnato a piazzare la risaputa nomenklatura.
4) Calearo però si sbaglia: né il Pd né il Pdl hanno la ricetta per abbassare le tasse (cioè dimezzarle, non togliere un punto percentuale) e per introdurre il federalismo (quello serio, cioé fiscale). Contrariamente al Pdl, però, il Pd ha una tara ideologica irremovibile: è un partito socialdemocratico e persegue l'uguaglianza economica. Raggiungibile, nello stato moderno, principalmente attraverso la tassazione dei "vantaggiati" cioé dei proprietari dei mezzi di produzione, cioé degli imprenditori.
5) Gli imprenditori veneti hanno bisogno di una sola cosa: meno stato. Calearo in parlamento non serve a nulla, finché si indica nel programma il controllo dei prezzi e la risoluzione del problema meridione (favola che tira da 70 anni a questa parte) come priorità
6) Veltroni, con sta trovata delle candidature ad effetto, sta dimostrando di essere il comunista più furbo dai tempi di Berlinguer. E' tutta scena, certo, ma pagherà.
7) Sarebbe stato bello vedere Calearo, in un sistema maggioritario, battersi con una sua controparte destrorsa. E forse, in quella circostanza, non avrebbe corso col PD. Son tutti bravi ad essere i primi della lista.