mercoledì 30 gennaio 2008

Dire "papà" e "mamma "è da gay.

Solo ad un giorno di distanza dalla cazzata dei tre porcellini, e con le medesime modalità, la Gran Bretagna del Socing stupisce ancora tutti con le sue magnifiche unità governative a tutela delle minoranze. Oggi è il turno di Stonewall, che pensa al nostro bene arginando tutto quell'odio che si riversa nei confronti di Gay, Lesbiche, Bisex e Transgender (in quest'ordine, mi raccomando).
Notoriamente l'odio bisogna stroncarlo alla nascita, quindi che c'è di meglio che ficcare il naso nella scuola dell'obbligo?
Pare che Stonewall sia riuscita a persuadere il ministro all'istruzione a comporre la solita circolare in cui si vieta, in quella che si usa chiamare corrispondenza scuola/famiglia, il termine mamma e papà. (fonte)
Il motivo è duplice: in primo luogo per non discriminare le migliaia e migliaia di bambini che hanno due mamme, tre papà e mezzo zio in secondo luogo per farli familarizzare con l'idea che possono esserci coppie dello stesso sesso. Ma non è finita qua:
"Gli insegnanti dovranno evitare di dare per scontato che i bambini abbiano un situazione familiare convenzionale"e "Agli alunni delle secondarie (cioé dagli 11 ai 14 anni) discutendo del matrimonio gli insegnanti dovranno educare alla partecipazione civile e riguardo i diritti di adozione dei gay"
Ora, perché è necessario un'educazione per questo? Perché tanta gente, presumo, continua a pensare che le coppie gay non abbiano nessun diritto all'adozione, e che una famiglia di due papà non sia affatto da considerare tale. Non si chiama lavaggio del cervello in età adolescienziale?
Il ministro, tale Mr. Balls ( °__°) ha inoltre invocato una tolleranza zero rispetto all'uso della parola gay come insulto.
Non si potrà dire "Questi pantaloni sono gay", come fa Cartman in South Park ed usare altre espressioni sessiste come "comportati da uomo" e "branco di donnicciole" . "Questa sorta di rimprovero", aggiunge, umilia chi non si conforma alle idee comuni (fixed) sui sessi."
Più si va avanti, più questi pezzenti smentiscono la loro stessa tesi: ci sono idee condivise sui sessi, precisamente che ne esistono due, non è affatto naturale che due uomini o due donne facciano un bambino ma i bambini delle elementari e i ragazzi delle medie devono ignorare la faccenda e fare finta che va bene così, fino a che non si arriva, perlomeno, all'educazione sessuale obbligatoria.
Per sensibilizzare i teenager si dovranno inoltre tenere apposite lezioni, a partire magari da figure come l'omosessuale Carlo ne "il mandolino del capitano Corelli."
Tutto questo mi ricorda molto la storia del pinguino, segnalata da un blogger particolarmente sensibile a queste vicende.
Adesso aspettiamo (qui il plurale ci sta :)) solo che uno dei nostri indichi il Regno Unito come esempio da imitare per l'integrazione.

martedì 29 gennaio 2008

E porco Timmy, Tommy e Jimmy.

Cos'è la Becta?
Becta leads the national drive to inspire and lead the effective and innovative use of technology throughout learning. It's our ambition to create a more exciting, rewarding and successful experience for learners of all ages and abilities enabling them to achieve their potential.
Oddio suona così burocratese non dirmi che...
Becta is the Government's lead agency for Information and Communications Technology (ICT) in education, covering the United Kingdom. It was established in 1998 through the reconstitution of the National Council for Educational Technology (NCET). Becta is a company limited by guarantee with charitable status.

Bene, e come vengono messi a frutto questi quattrini dal civile e progressista governo inglese?
In March 2007, Becta was given an enhanced remit by the Department for children, schools and families (DCSF) (which was then the DfES); to lead the co-ordination, development and delivery of the government's strategy to harness the power of technology to help improve education, skills and children's services.
Sarò il solito fissato... solo perché è un'agenzia governativa non è detto che sia uno sperpero, o che faccia qualcosa di male.
Sbagliato.
Dal Giornale:

Niente più storie con i Tre porcellini in Gran Bretagna. Potrebbero offendere i musulmani e i muratori. Questa in sintesi la conclusione a cui sono giunti nei giorni scorsi ben 70 giudici che formavano la giuria del concorso per il premio per la Tecnologia applicata all’educazione. Ad assegnarlo è la Beta, [leggi Becta, ndr] un’agenzia governativa, che a sorpresa ha escluso dalla competizione un libro digitale per bambini basato sulla classica storia dei Tre porcellini, ma rielaborato dagli autori che l’avevano intitolato Three Little Cowboy Builders (Tre piccoli cowboy muratori).
Ma è proprio il massimo!
E sul sito della BBC:

But judges at this year's Bett Award said that they had "concerns about the Asian community and the use of pigs raises cultural issues".
The feedback from the judges explaining why they had rejected the CD-Rom highlighted that they "could not recommend this product to the Muslim community".They also warned that the story might "alienate parts of the workforce (building trade)".
The judges criticised the stereotyping in the story of the unfortunate pigs: "Is it true that all builders are cowboys, builders get their work blown down, and builders are like pigs?"
Ma è vero che voi "giudici" della Becta siete tutti ritardati mentali?
La comunità asiatica ringrazierà, quell'islamica forse anche pure, i muratori saranno contentissimi che i soldi delle loro tasse vengono spesi per contrastare lo steretipo che sono dei maiali e che soprattutto si fanno sempre soffiare giù le costruzioni (questa è da oscar dell'idiozia), mancano solo i porci, o forse no. Io mi limito a irridervi ed additarvi alla folla.
Servisse qualcosa.

P.S. Ricordo che da piccolo avevo uno di quei libri con le audiocassette che narrava la storia dei Tre Porcellini con questo epilogo: il lupo, dopo essere stato gabbato fingeva di essersi convertito all'Islam per trarre in inganno i tre poveri maialini. Adesso sono cresciuto e sono un pericoloso razzista.

Plurale majestatis blogorum

Il più delle volte lo riteniamo fastidioso, le altre lo è al limite del ridicolo. Un caporedattore, dopo che avevamo consegnato un articolo (con un breve inciso "-ci dice-") ci mise in guardia dall'usarlo. E se è mal tollerato nel pomposo e autoreferenziale mondo della stampa, figuriamoci nell'amichevole quotidianità del blogging.
Macché, il plurale majestatis la fa da padrone. Ogni giorno leggiamo "noi sappiamo, noi crediamo, noi diciamo" e l'autore, porco cane, è sempre è solo uno. Ammettiamo anche noi di avere usato il noi qualche volta, perché ci stava da dio, era un noi impersonale, il genere umano, la gente. Andrebbe evitato comunque.
Ci sono poi questi formidabili liveblogging, che a volte riescono persino ad informare, lì il noi è d'obbligo. Ma il blogger non rinuncia all'informalità e tratta il suo lettore come un intimo: gli dice quando smette, quando riprende e perché lo fa.
"Noi ci fermiamo per un attimo, andiamo a cagare. Riprenderemo presto, salvo complicazioni impreviste".

lunedì 28 gennaio 2008

Usi impropri di Google Earth

Mi sono sempre sentito rincuorato dal fatto che gli agenti del fisco italiano non hanno i supermezzi dei colleghi americani. Il problema è che con la rivoluzione digitale la tecnologia è più vicina a tutti noi quindi anche a loro. Auguri.

«GoogleEarth è stato uno strumento importante per il nostro lavoro – spiega il direttore Costantino – perché, senza far spendere un euro in più all'amministrazione, ci ha fatto risparmiare tempo e soprattutto ci ha consentito di agire con precisione»

Uno dei sospettati ha fatto ricorso, sostenendo l'illegittimità di accertamenti fiscali con GoogleEarth. Ma ha perso. Clamorosamente. Perché «nel nome del popolo italiano» la commissione tributaria di Pisa ha dato ragione all'ufficio delle entrate e al suo direttore scova evasori dalle stelle, al secolo Francesco Costantino, 55 anni, calabrese, 32 anni di servizio onorato. Una sentenza, quella pisana, destinata a provocare una rivoluzione negli accertamenti fiscali e ad estendere il grande occhio elettronico del fisco agli uffici delle entrate di altre città.

Se, come prevedibile dopo la sentenza pisana, il sistema sarà allargato ad altri uffici delle entrate, si potrà utilizzare GoogleEarth professional, un software sempre via Internet più sofisticato capace di fotografare piccoli dettagli e magari dimostrare che quella barchetta denunciata in realtà è un panfilo da nababbi.

Link-o-rama

Notizia di cortesia: ieri ho aggiornato poderosamente la linkografia.
Non è il blogroll più bello che ci sia, ma l'ho composto con la manina mia.
Ora prevedo di aggiungere un'altra sezione dedicata a blog in inglese alle due presenti, non ne ho moltissimi da linkare, se qualcuno me ne segnala di interessanti, gli sarò grato
La prima sezione, "Mercato delle idee", contiene dei collegamenti a siti di informazione, think tank, movimenti politici e culturali italici e stranieri. Tra le aggiunte di ieri segnalo il sito dell'iRS (partito indipendentista sardo), Free Europe, associazione olandese contro la dittatura burocratica brussellese; il nuovo sito del Movimento Libertario e quello della costituente per il Partito Nazionale Veneto, un progetto politico che nasce in seno a Raixe Venete.
La seconda sezione ospita blog interessanti o palesemente raccomandati. Tutti comunque meritano una visita. Certamente, uno non si deve aspettare il sito del Times, ma assicuro letture stimolanti. Dando un'occhiata ho visto che tutti i linkati la pensano almeno un po' come me, ogni tanto frequento anche bloggers che mi fanno incazzare solo a leggere tre righe ma sono tutti spaventosamente celebri, quindi non li pubblicizzo.
Metto in rilievo alcuni che ho aggiunto di recente, anche se magari esistono da anni.

Il Solista
: lo spazio web di Luigi de Marchi nome imponente per intere generazioni di liberisti, membro di Radicali Italiani.
Working Ideas: divertente, pieno di segnalazioni interessanti e antistatalista al cubo
Agorismo: un altro (nuovo) sovversivo. Ha appena finito di pubblicare a puntate "Lo stato falsario" di Rothbard, da leggere per capire come funziona la truffa monetaria e difendersi dalle panzane signoraggistiche che circolano in rete.
Eiaculando: distinto professionista sposato e padre di famiglia. Fa morire dal ridere.
Il Lume Rinnovato: colleziono atei militanti :)

Buona settimana a tutti.

domenica 27 gennaio 2008

La predica della domenica

C'ha ragione lui.
Purtroppo, negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un aumento dell'astio da ambo le parti: il mondo credente militante e il mondo ateo militante. Sul primo fronte troviamo un desiderio legittimo di conservazione culturale, minacciata dal fronte progressista che vorrebbe cambiare la società a forza di leggi positive, dall'altro la seccatura di vedere ridotto il proprio vantaggio di scelte da parte di una minoranza organizzata.
Tutti e due i gruppi sono vittima dello stesso sistema che impone le decisioni di pochi, del sistema politico, com'è noto.
I "laici" casinari se la prendono con il Papa, quando se la dovrebbero prendere con quell'amplissimo fronte di parlamentari che, in certi casi tradendo il loro mandato elettorale, vengono a patti con la lobby vaticana a Roma mentre ormai i cattoliconi sembrano divenuti esperti nel recitare il ruolo di vittime quando nei fatti ce l'hanno sempre vinta loro.
Le mie convinzioni sposano più spesso quelle dei cristiani che quelle dei laici e questo solo marginalmente per il fatto che sono cristiano anch'io.
Per quanto riguarda i DiCo, Pacs, matrimoni omosex e quant'altro, il mio è un no libertario: il matrimonio è un sacramento per molte religioni, per i laici un accordo tra persone. Si potrebbe obiettare ragionevolmente se ci fosse il divieto, in Italia di convivere con chi si vuole, se la legge, come nei secoli passati (e come in America, sulla carta) venisse a spiare quello che succede nelle camere da letto, allora sì che diritti legittimi sarebbero violati.
D'altro canto, le coppie sposate godono di privilegi che nuocciono ai single e ai non sposati. La legge italiana continua a ragionare in termini ottocenteschi, da questo punto di vista. Un esempio a caso è la (ridicola) esenzione del canone Rai di cui si è parlato un mese fa (vale solo se si è sposati).
Queste sono ingiustizie andrebbero rimosse, ma che non possono fare accettare un ulteriore intrusione dell'inadeguato apparato statale in un campo così delicato. L'ideale sarebbe abolire il matrimonio civile, farsa blasfema di un rito religioso, insieme ai tanti incentivi alle coppie e alla famiglia, ma dubito che ci arriveremo mai.
Per quanto riguarda il testamento biologico e l'eutanasia sono moderatamente favorevole, il problema è anche in questo caso di diritto positivo: come si fa a rompere i tabù che consenta di legittimare un omicidio, per quanto su richiesta?
Trovo difficile e controproducente vietare l'aborto, ma personalmente continuo considerare ridicola la sola idea di porre un limite temporale, scaduto il quale, l'ovulo fecondato diventa persona (Dio non c'entra nulla)
Di contro, la Chiesa Cattolica ha dei privilegi economici inaccettabili: gli insegnanti di religione vengono pagati da tutti i contribuenti, l'otto per mille è distribuito secondo fantasiosi criteri e non paga uno sfracello di tasse (cosa che i preti dovrebbero fare, così ci penserebbero due volte prima di predicare contro l'evasione). E poi, il papa è veramente ovunque, se ad uno non interessa non rimane che la pay-tv.
Nella maggior parte dei casi abbiamo argomenti che meriterebbero di essere discussi e approfonditi, ma che vengono molto spesso falsati da un frame, una cornice ideologica, che rischia di allontanare le già divergenti opinioni sul piano inconciliabile della fede e delle credenze personali.
Il peggio deve ancora arrivare: chi ha seguito i dibattiti presidenziali negli Stati Uniti sa che la domanda di rito, per inguaiare di norma i repubblicani, è "crede o no nella teoria dell'evoluzione"? Nessuno si sogna di domandare al candidato la propria posizione riguardo al principio di indeterminazione di Heisenberg, eppure c'entra allo stesso modo con la politica. Il fatto solo di usare il verbo "credere" in una proposizione di natura scientifica denota quanto stiamo andando fuori strada.
Per fare la morale: i temi religiosi, etici per quanto interessanti, coinvolgenti (e per quanto abbiano una soglia d'accesso bassa per entrare nella discussione, elemento da non sottovalutare) non sono fondamentali, anzi rischiano di introdurre inutili divisioni tra chi è particolarmente sensibile alla lotta per la libertà.

P.S.
Giorni fa, non so quando di preciso, il Corriere ha pubblicato il capitolo di Feyerabend sul processo a Gailelo, non disponibile nella versione italiana di Contro il metodo. Beh, non mi frega di come e perché il Papa abbia usato la sua citazione, ma lasciatemi esprimere la mia ammirazione per questo geniale pensatore, capace di un'analisi sociale equilbrata e allo stesso tempo maledettamente anticonformista.

sabato 26 gennaio 2008

Are you dicking me?

Liberal, interessante esperimento di settimanale "quotidiano", apprezzabilmente traduce articolo stranieri, in particolar modo americani.
Solo per questo, mi è capitato sotto gli occhi questo scritto di Bill Kristol, uno dei più noti ideologhi neocon. Per quanto mi riguarda un'accozzaglia di luoghi più o meno comuni con la santificazione di Reagan assolutamente fuori luogo in questo contesto.
L'articolo dice che nessuno degli sfidanti per la nomina repubblicana è abbastanza "cool". E questo già si sapeva. Quello che non si sapeva è scritto nelle righe finali:
"[i conservatori] non dovrebbero farsi prendere dalla frenesia dello scontro con gli altri candidati. Dovrebbero lasciare emergere il migliore dalla sfida delle primarie. E se non ci fosse la vittoria netta di un candidato, allora i delegati della convention del Gop potrebbero optare per il quinto e più evidente candidato di ripiego e compromesso, uno che andrebbe bene solo per i conservatori: Dick Cheney!"

Delle due l'una: o Billy ha definitivamente salutato la realtà, non rendendosi conto che Cheney è uno degli uomini più odiati d'America oppure -più improbabilmente- questo è solo un filino scoperto di una grande tela.
Intanto lo segnalo, poi vediamo che succede.

giovedì 24 gennaio 2008

Riot!

mercoledì 23 gennaio 2008

Davos: l'antifona del tracollo

Com'è che si dice? Vox populi, vox dei? Non ci ho mai creduto. In ogni caso risulta indicativo quanto diffuso dalla Doxa, la maggior parte degli italofoni, me compreso, crede che siamo spacciati. Oddio, al limite che la vita, nel futuro prossimo venturo, sarà più dura e che -soprattutto no ggiuovani- potremo sognarci il livello di vita -decente- che abbiamo vissuto finora.
E' indicativo un punto saliente del sondaggio in questione: la ggente pensa che uno dei problemi principali sia la cosidetta classe dirigente: troppo incompetente e con troppo potere. Fare in modo che gli incompetenti non nuocciano più alla società e che il potere in generale venga limitato è la chiave per la felicità futura.
La parte divertente è che questo sondaggio è stato commissionato in concomitanza con l'apertura del vertice di Davos, Confederazione Elvetica. Questo meeting è uno dei tanti che il potere organizzato mette in piedi, più che altro, per piacere autoreferenziale: si discute dei mali del mondo, ci si stringe le mani, ci si sente importanti. Ignoro quanto si decida concretamente, fortunatamente queste sono solo avanguardie, avvisaglie, di quello che ci aspetta nel futuro; le decisioni che ci riguardano come cittadini e contribuenti seguono ancora le procedure vetuste degli stati-nazione (anche se si vanno erodendo) e questo, credetemi, è relativamente un bene.
E' importante capire cosa si discute in quel di Davos, perché saranno le cazzate con cui i soliti tenteranno di mettere le briglie alla nostra libertà. Le tematiche ambientali e i topic della povertà mondiale e del divide, ovviamente la fanno da padrone. Perché? Perché problemi globali esigono soluzioni globali. Dall'alto, alla solita maniera: tassando. L'ecotassa europea, che dovrebbe essere ufficializzata oggi o domani (meriterebbe un approfondimento), palesemente inutile, anzi dannosa, è solo uno dei primi tentativi in questo senso. Negli stessi circoli composti dagli individui che vanno a sciare a Davos, si parla da anni di una tassa mondiale, con ovvi scopi redistributivi.
Sempre a Davos come viene annunciato in questo video propagandistico, si discuterà di global government (governo mondiale per chi non sa l'inglese e abbia poca fantasia) indicativamente tradotto, nella versione ufficiale con i sottotitoli in italiano in "pace nel mondo", come se una cosa dipendesse dall'altra. La consolazione è che i cittadini potranno comunicare con i "potenti" attraverso YouTube; che poi non venga dato loro ascolto è un altro paio di maniche.
Chi parteciperà al meeting economico? Chi ha in mano -a loro stesso dire- il futuro del mondo? Ci sono i soliti leader politici, vero, ma per la maggior parte si tratta di banchieri ed imprenditori, altamente collusi con il potere statale, che non ha eletto nessuno. Alcuni di loro, per la verità, come nel caso di Mario Moretti Polegato si sono proverbialmente fatti da soli, e la loro partecipazione a questi forum prestigiosi è solo indice che sono stati invitati nel giro dei favori reciproci. Gli altri, per limitarsi agli italiani, sono i soliti vecchi, noti nomi: Corrado Passera (Intesa Sanpaolo), Alessandro Profumo (Unicredit), Franco Bernabè (Telecom Italia), Fulvio Conti (Enel). I primi due sono le due persone che concretamente decidono la politica economica del governo e che tengono in pugno l'informazione in Italia, gli altri dirigenti assai poco privati.
Questo è il paradosso: mentre la gente si rende conto che è necessario che i politici governino di meno e che la classe dirigente venga espurgata dagli incompetenti (il che significa meno collusione tra Stato ed impresa) questi qui, in modo baldanzoso e senza tanto nascondersi, si riuniscono a decidere del nostro futuro.
In un altro punto il sondaggio ci azzecca: mentre l'Occidente, Europa in testa, è destinata al declino, il Terzo Mondo vedrà forse migliorare le proprie condizioni. Questo perché, meno vincolato ad associazioni sovrastatali, non permetterà più di tanto a quelli di Davos di frugare nelle sue proprie tasche. Fatta salva, ovviamente, la libera elezione di criminali ancora peggiori.

martedì 22 gennaio 2008

Cosa leggo

Cambierà la vita a molti, sapere quello che leggo. E' questa la funzione della simpatica colonnina che ho aggiunto qui a fianco. In verità, serve per ricordare a me cosa sto leggendo, in modo da non abbandonare libri, mia invalsa abitudine. I primi due della lista sono "Dialettica dell'illuminismo", forse il migliore tomino che due menti marxiste abbiano mai prodotto (sì è un altro di quei libri che farò finta di capire) e "Infinite Jest", romanzone avantpop di un genio vivente della letteratura mondiale. Bellissimo, ma eterno e con periodi che talvolta superano le due pagine. Ce la farò? gambling.911 mi dà 1:12.
Ieri ho finito la prima parte de La Rivolta di Atlante, il più importante romanzo di Ayn Rand, ideatrice delll'oggettivismo. Beh, non mi è piaciuto. Prolisso, pesante, con uno stile che spesso fa invidia ad Harmony. I personaggi sono legnosetti e divise in due categorie manichee: i fighi, che la vedono giusta, e i perdenti, che invece no. Dalla prima battuta che uno spara si può relegarlo eternamente nel giusto girone. Capisco che questo faccia parte del giuoco, ma per tutti i personaggi? Pollice in giù anche per le paranoie di due pagine e mezzo. Certo le fa anche David F. Wallace e Dostoevskij, ma il primo fa ridere e il secondo è russo. Che dite? Anche la Rand è russa? Touché.
Punto di forza è, naturalmente, il fine morale del romanzo. Mi avrebbe sconvolto se non l'avessi saputo in anticipo.
L'obiettivo della Rand era quella di rappresentare un mondo dove un socialismo edulcorato ha sancito la vittoria delle larve parassite su chi produce e lavora. Ricorda vagamente l'Italia? Magari. La protagonista lavora nel campo delle ferrovie e va in giro per l'America a costruire binari. In Italia non si può fare perché per legge la rete ferroviaria è pubblica, e poi comunque arriverebbe Pecoraro Scanio. Verso la fine del romanzo, viene imposto all'unico Stato con un'economia rampante, il Colorado, di pagare una tassa speciale per venire incontro alle esigenze degli altri Stati svantaggiati. In Italia funziona così dal 1861, ma non si può dire perché sennò sei razzista. In più, non c'è nemmeno il privilegio di avere una tassa col nome e cognome a questo fine, tanto è considerato pietra angolare del sistema. Le altre numerose leggi, da quella della "parificazione delle opportunità", fino al calmieramento della vendita dei libri di successo (nel nostro caso le sovvenzioni alla stampa) esistono già, seppure in forme leggermente diverse.
Verrebbe quasi da pensare che la nostra abbia viaggiato nel tempo fino nella nostra era, e che abbia preso appunti.

venerdì 18 gennaio 2008

NOOOOOOOOOOOOOOOOO!

Oggi mi crolla ufficialmente il mio ultimo mito politico.

giovedì 17 gennaio 2008

Come diventare cittadini modello

mercoledì 16 gennaio 2008

Argomenti di un certo peso

A proposito di razionalità: che organi bisogna vendere per avere una risposta non dico decente, ma che non sappia almento presa per le chiappe, da parte dei soliti, alle argomentazioni contro la deportazione della munnezza da Napoli?
No perché ieri sera a Ballarò, tra Bersani e Rodotà: era tutto un "bisogna essere solidali", "siamo tutti italiani", "il diritto alla salute" e blabla.
Non capisco: se per caso questa roba accade a Nova Gorica, siamo autorizzati a sbattercene? O invece, se nella situazione di Napoli precipitasse tutta l'Italia potremmo sperare nell'interventi (gratuito, s'intende) di Francia, Germania e Svizzera perché tanto siamo tutti europei? E anche nel tal caso, come si farebbe per i grossi problemi di Nouakchott, Angola per quanto riguarda lo smalitmento del rifiuto organico? Sarebbero abbandonati a se stessi? O ci va Bersani?

I sapientini dicono no a Feyerabend


Come se ci fosse bisogno di una prova definitiva dello stato disarmante in cui versa l'università italiana, ecco che la cronaca ci regala una preziosa perlina. Tutti sanno della cagnara scoppiata in seguito all'invito rettorale al Papa di presenziare all'apertura dell'orario accademico. Ebbene, come solo oggi i giornali rivelano, la frase -attribuita al Papa dai docenti dissedenti- è di un certo Paul K. Feyerabend.
Feyerabend è solo uno dei tanti magnifici austriaci che che hanno condizionato il pensiero del '900. Occupandosi di epistemologia (ovvero lo studio filosofico del processo del sapere), questo studioso ha assunto all'interno del dibattito sul metodo scientifico, che si doveva confrontare con la grande rivoluzione introdotta dalla relatività einsteniana e dalla fisica dei quanti, una posizione nota per il suo radicalismo: l'anarchismo metodologico.
La soluzione di Feyerabend, quella della rinuncia ad ogni metodo, si poneva come una critica verso una scienza che assumeva sempre più le fattezze di una chiesa, con tanto di testi sacri, profeti, dogmi e, consequenzialmente, eretici. Indicativa è la sua critica al falsificazionismo, la grande colonna portante dell'epistemologia di questo secolo: esso rischierebbe di mettere alla porta teorie prima ancora di approfondirle in quanto in non coerenti con alcuni fatti rilevanti, caratteristica, a suo dire, propria di molte teorie interessanti.
Per Feyerabend l'anarchismo non era solamente il metodo più efficiente, ma anche quello più etico: liberare la scienza dalle sue briglie metodologiche significava rendere ad essa il suo significato originale, liberatorio per l'uomo che il dogmatismo e il legame con il potere (non manca nel nostro una critica politica) avevano inficiato.
E' da questa prospettiva che parte "l'attacco" di Feyerabend a Galileo: lo scienziato pisano, pur corretto nelle sue scoperte, avrebbe sacrificato alcune evidenze fisiche pur di salvare il suo metodo, nel quale la metafisica aveva un discreto ruolo tanto da far sembrare la scienza ufficiale del periodo più ancorata ad un'onestà "razionale" anche se sbagliata.
Ma chi conosce Feyarabend, ben è al corrento dell'ironia e del paradosso che, insieme all'anarchia, fanno parte del suo metodo espositivo. Galileo, pur se ridimensionato, ne esce come un eroe, in quanto -anche lui sbagliando- si oppone ai chiusi ed astratti riti del pensiero scientifico dell'epoca, erigendosi ad esempio della bontà del metodo anarchico.

Questo è Feyeraband, giudicato da 67 docenti, molti dei quali della facoltà di fisica (che in quanto tali dovrebbero avere un'infarinatura di filosofia della scienza) un reazionario oscurantista, prontamente seguiti da una mandria di imbecilli patentati.
Le cose sono due: o l'odio ideologico ha avuto il soppravvento, tanto da far sì che ben 67 luminari abbiano cercato alla rinfusa, senza controllare, una scusa per tacciare BenXVI (che peraltro utilizza Feyerabend per confutarlo) di intolleranza, o alla sapienza non vale proprio la pena di studiare.

Anche: Carlo Melina, Piccolo Zaccheo

giovedì 10 gennaio 2008

Ron Paul secondo i comunisti.

Come si sa, Paul ha mancato la più splendida delle occasioni in New Hampshire, uno stato su cui, lui per primo, ha vigorosamente creduto. Per un'analisi di questa cocente delusione vedere Gerontion qui.

In Italia, a parlare di Ron Paul su carta stampata c'è solo il manifesto. Capite come siamo messi? Non è la prima volta che lo fa, ma sti sitacci bolscevichi hanno un archivio che fa pena. In compenso l'articolo questa volta è venuto fuori un capolavoro.

L'America «pura» di Ron Paul, il candidato che fa tremare i repubblicani

Cominciamo dal titolo, che parla con questi toni proprio mentre il sogno Paul si sta lentamente, prevedibilmente, spegnendo.

Fanatico difensore delle origini, ha seminato il panico nelle fila del suo partito con proposte shock. Conservatore estremo, isolazionista, promuove l'insurruzione contro le istituzioni ed è a favore di un liberismo radicale.

L'occhiello più bello che abbia mai visto. Uno già a questo punto pensa che il minimo sia la condanna ai lavori forzati.
Strano a dirsi, il primo capoverso, molto cronachistico è largamente condivisibile. Passo al secondo.

Non è semplice virtù pacifista quella che anima Paul ma classico isolazionismo taftiano, opposto all' internazionalismo militarista che ha invece caratterizzato l'egemonia neoconservatrice.

In una frase condivisibile, il giornalista del manifesto insinua che Paul non è poi quel pacifista così buono.
Salto ancora, ho fretta di raggiungere le perle. Dopo aver esposto abbastanza correttamente la politica monetaria paulista, il reporter inizia ad andare in tilt in quanto saltano i facili schemi della politologia marxista.

Data l'eccentricità di queste proposte e le molte altre della piattaforma Paul, era naturale supporre che non potesse trovare grande seguito fuori dalla frangia «libertaria» più estrema [...] slogan a favore della liberalizzazione completa delle armi da fuoco, la depenalizzazione della marijuana e la criminalizzazione dell'aborto. Paul è a favore del taglio dei finanziamenti americani a Israele, di quelli per la «guerra alla droga» e di quella al terrorismo, ritenuta, ragionevolmente, un invenzione strumentale della demagogia neocon.

Le proposte di Paul sono eccentriche, tranne quelle condivise dal giornalista
Ed ora la perla delle perle:

Un programma che ha raccolto un gruppo colorito ed eterogeneo di supporter, dal figlio di Barry Goldwater alla titolare di una casa di prostituzione del Nevada. La sua , paradossalmente, è la retorica più strenuamente antiglobal che incanala la diffidenza naturale di certa America isolazionista nei confronti di organi internazionali come la banca mondiale, il fondo monetario e l'Onu, oltre che verso trattati commerciali internazionali come il Nafta (sul libero commercio in Nordamerica - Paul aprirebbe invece il mercato con Cuba).

Ron Paul è un noglobal (ma di quelli cattivi, beninteso). O forse -e il dubbio si insinua appena- è il liberismo selvaggio ad essere antiglobal... Notare che il noglobal americano aprirebbe il mercato a Cuba.

Uno scetticismo che sconfina spesso in una vena complottistica paranoica (al quale le misure di sicurezza del Patriot act gli danno ragione).

Sorvolando sulla grammatica, il reporter ammette che il giornale per cui lavora fa del complottismo paranoico. Poi dà ragione a Paul (che è meno complottista del manifesto). Dov'è la paranoia?

Tutto questo rappresenta, secondo Paul, il ritorno a un conservatorismo americano «puro» prima che venisse adulterato dagli enormi interessi corporativi del liberismo globale con annessa liberalizzazione dell'immigrazione e inter-ventismo internazionale in politica estera.

Aspetta... frena la mula. Paul è un liberista contro gli interessi liberisti. Sono mona io o qualcosa non torna? Chi dei due è liberista, chi non lo è? Può esistere un liberismo corporativista?
L'inviato del manifesto sembra quasi riuscito a far sembrare Paul simpatico. E' il momento del fattore P.

Con Buchanan e Perot, Paul spartisce un populismo antipolitico che trova terreno fertile nelle sacche antigovernative dell'ovest ma non solo. Come altri candidati «ribelli», è fiero di essere ignorato dalla stampa ufficiale ostacolato dall'apparato di partito. Entrambi considerati organi d'élite politiche economiche e culturali. Un populismo quello di Paul al contempo mistico e pragmatico (ma che stai a dì) che trova ancora una forte adesione in una certa America. Pulsioni marginali ma profonde in una nazione che si considera ancora l'unico esperimento democratico depositario dell'illuminismo.

Dopo il liberista contro i liberisti, abbiamo Paul ,depositario degli ideali illuministi dei padri fondatori, ridotto ai ranghi di anti-illuminista al servizio di una certa America (e già ci si immagina la folla ululante di invasati del KKK, che puntualmente arriva):

Nella visione dei paulisti c'è l'anacronistica, monastica volontà di ricondurla, in barba al mondo moderno, alla virtù originale col suo misto di laicismo (illuminista?) e devozione fanatica al liberalismo (illuminista?)

Paul è un monaco ultraliberista. La fiera dell'ossimoro. Noi ci teniamo Rumiz, che anacronistico non è.

Per questo Paul si definsice soprattutto difensore a oltranza della Costituzione. Nella sua ideologia, c'entra Thoreau come Teddy Roosevelt (???), l'ideale jeffersoniano dello Yeoman, il colono virtuoso e un buona dose di xenofobia verso chi minaccia l'identità americana.

Ecco, il KKK è arrivato.

Nel '92 il relativo successo del fenomeno Perot ebbe l'effetto di sottrarre a Bush sr. i voti che bastarono per tenere a battesimo l'era clintoniana. In un anno critico per la destra americana, orfana della base integralista cristiana e in forte crisi di identità, l'«insurrezione» paulista sta portando ulteriore scompiglio nelle fila di un partito repubblicano già abbastanza allo sbando. E potrebbe essere determinante per l'esito finale di queste elezioni presidenziali.

Sì, ma non funziona così. Non te ne dolere.

Giramenti

Una volta, tanto tempo fa, la strada che collegava le due amene cittadine di Schio (Massachussets) e Thiene (Tennessee) era lunga all'incirca 8 km e più meno sintetizzabile in questo modo.

Ora è lunga almeno 13 e corrisponde a questo modello:


Ieri sera, alle 23.30 (col scuro!) mi sono trovato a ripercorrerla. E avuto l'irresistibile tentazione di chiedere la testa della Vi.abilità (leghistissimo ente pubblico) sul mio cofano. Ok, ci sono molti incroci e la rotatoria è una soluzione migliore del semaforo (non alle òndaxe e meda, con la strada deserta) ma è veramente necessario farne una per ogni stradina di campagna (ne ho contate almeno 12 nel giro di 10 km) che interseca la provinciale?
Promemoria che vale solo per me, dato che quelli del posto sanno benissimo che strada fare, e a tutti gli altri non frega una cippa.
A Thiene, dopo l'ex Continente, c'è una rotonda abbastanza grande costruita l'anno scorso. Se si vuole andare a Valdagno (Minnesota) non prendere la direzione Valdagno. Quella strada conduce sì in effetti colà, ma solo dopo un'inutile deviazione di almeno 4 km che passa per Malo (West Virginia). Molto meglio proseguire per Schio-Asiago (Trentino), così poi si prende la Maranese che è la traiettoria più dritta per l'imbocco del traforo.
Dopo questa rotatoria, c'è subito un'altra, fondamentale. Qui mancano del tutto le indicazioni. Lo fanno per bastardaggine, non c'è altra spiegazione, dato che da lì si irradiano due strade con un angolo di 30°. Una prosegue verso NNW, una verso NNE. L'intuito vorrebbe prendere quella che va a NNW ma sbaglia, perché subito dopo la strada sterza bruscamente a Sud e anche qui si passa per Malo (coi soliti 3-4 km in più). NNE è la scelta corretta.
A quel punto, fino a poco tempo fa, potevo essere soddisfatto per avere evitato Malo e scelto la strada più breve. Durante la mia assenza, però, hanno pensato bene di costruire una roba proprio sulla Maranase. Non è nemmeno una rotatoria, è una specie di svincolo che nel bel mezzo della strada provinciale ti costringe a dare la precedenza. Una volta, ne sono sicuro, bastava andare dritto. Così ho fatto ma a differenza del passato, mi sono trovato il centro astorico di Marano Vicentino, coi suoi sagaci dossi (anzi colline) artificiali, venirmi incontro. Poi manco a dirlo, un senso unico mi ha direzionato a Malo.
Da lì ho fatto finalmente la strada che la Vi.abilità ha deciso fin dall'inizio che si doveva fare, e sono giunto all'imbocco del traforo, straordinaria opera di edilizia pseudoprivata che unisce il pregio di essere finanziata coi soldi pubblici (ma solo delle Ici di Valdagno e Schio, d'altra parte è il federalismo fiscale che vogliamo, no? e ce l'abbiamo, quando si tratta di pagare) al sollucchero di un esoso pedaggio, e riguadagnarmi i 7 min e i 5 km perduti in labirintiche rotonde.

P.S. Qualcuno dovrebbe iniziare a spiegare ai vecchi col cappello e alle donne (circa il 75% dell'utenza al volante) che le rotatorie funzionano se si mette la freccia in uscita, sennò meglio un dittatoriale semoforico... e in alternativa...


martedì 8 gennaio 2008

Quintali di scoaxe e ecoallarmismo grilliano.

Molti, guardando le immagini riproposte con bulimico sadismo dai tiggì nazziunali, si saranno sentiti un po' Calderoli, pensando che in fondo (a£e scoàxe) Napoli non è degna di un paese civile. Mi unisco volentieri al coro: non tanto per le scenate davanti le telecamere, i bulloni, o i roghi alla diossina, ma perché è incredibile che le due autorità più competenti in materia, sindaco e "governatore", possano andare in tv indisturbati invece di trovarsi dove meriterebbero: assediati nei loro palazzi da una folla urlante armata di torcie e forconi.
Nel gran ricorrersi della discarica barile la colpa sembra essere di ciascheduno tranne del sindaco dalla voce di quaglia e del presidente regionale, oltreché commissario speciale: uno che ieri al Vespa-Show diceva che non aveva colpa perché aveva perseguito per sette anni la stessa (fallimentare) politica del suo predecessore (e sti gran cazzi!!!).
Ma forse c'è anche qualcun altro su cui spalare la dovuta merda. Il fido Zambo (chi sa afferri) mi invia una lunga segnalazione a me l'onore di infarcirla col massimo odio ideologico di cui sono capace.
Prendiamo Beppe Grillo: uno lo crede un innocuo arruffapopolo, uno che più che far girare le balle alla gente (esercizio talvolta salutare) non è capace... e invece eccolo in trincea a sparare un sacco di baggianate su: qui dice per esempio che la situazione napoletana "sia un pretesto per rilanciare gli inceneritori che nessuno costruisce più in europa" , affermazione in parte paranoica e in parte menzognera. Ma vediamo i magnifici scoop ensiferei: tre anni fa Grillo "scopre" due ricercatori di Modena: Antonietta Gatti e Stefano Montanari che a loro dire hanno trovate la prova del legame tra inceneritori e diossina. I due, poveracci, sono emarginati dalla comunità scientifica e non hanno nemmeno un microscopio elettronico a scansione ambientale tutto per loro: ecco il video.



Piaciuta la raffazzonata spiegazione scientifica? Altri due video qui e qui.

Mi scrive Zambo:

"Pulciosissimo Orso, [segue marea di link in parte qui riproposta] [...]
Il buon Attivissimo si e' preso la briga di intervistare uno dei due ricercatori modenesi: L'obiettivo non era dimostrare che la loro teoria scientifica fosse
una bufala, quanto verificare che non ci fosse stata manipolazione
delle loro affermazioni da parte di Grillo.
E gia' qui si scopre:
1) Il microscopio non gliel'hanno fregato le aziende
2) Loro non hanno mai scritto ad aziende alimentari, ne' ricevuto pressioni
3) L'analisi degli alimenti e' stata svolta usando un unico campione
per tipo di cibo, non ha nessuna valenza statistica
4) Gli inceneritori non hanno che una minima responsabilita'
nell'introduzione di nanoparticelle nell'atmosfera - altre vengono da
traffico e altri elementi inquinanti

A questo c'è da aggiungere che:
1) i signori Gatti & Montanari sono due perfetti sconosciuti
nell'ambito scientifico, hanno qualche pubblicazione insulsa e la loro
teoria non e' confermata da nessuno
2) Anche dopo l'acquisto del nuovo microscopio, non pare si siano dati
molto da fare - ancora pubblicazioni serie non sono arrivate... eh,
anche i peer reviewers di tutti i Journal medici sono nel complotto ;)
3) In compenso, e' stata attiva per un certo periodo la ditta
"Nanodiagnostics" che offriva marchi "nanoparticles free" a prodotti
alimentari, gestita dai detti signori

C'e' un bel thread sul forum dei grillini, iniziato da qualcuno che si
e' sentito un po' preso per il culo dopo aver donato in fede i soldi
per l'iniziativa:

Interessante, si sono dati da fare anche loro con interviste ai
pseudo-ricercatori (c'e' anche un video), controlli sulla
nanodiagnostics e altro. Neanche a dirlo, vengono insultati in tutti i
modi dal resto dei grillini-fanatici.
Fa girare veramente i coglioni che anche per una minchiata colossale
come questa non si risolvano i problemi a Napule - e della loro
spazzatura loro non mi frega molto, mi frega dell'enormita' di soldi
che viene ciucciata anche a noi.

Saluti e un'ecoballa di merda secca in allegato, bruciala nel camino,
e' ottima per scaldarsi. O puoi farne un tramezzino.."

Che bello, peccato che le cazzate di Grillo (che santifica il duo modenese e poi se la prende con Lorenzo Pinna, chimico apprezzatissimo) sono come le nano particelle: girano per l'aria poi entrano nelle teste di quei coglioni pronti a manifestare al primo annuncio di costruzione di un inceneritore a caso. Alcuni di loro, particolarmente pericolosi, fanno anche i Ministri, come il famigerato Pecoraro e non vedono l'ora di scassare le balle, rallentando e bloccando i lavori. E intanto la rumenta intasa le strade e talvolta viene bruciata così la diossina killer deve fare meno strada.
A Brescia c'è un grosso termovalorizzatore che oltre a bruciare la merda dà l'energia aggratis a mezza città (e tanti saluti a Beppe Insetto), a Parona, in provincia di Pavia un sindaco eccezionale ha portato in città un impianto che fa 40 milioni di fatturato (e possono diventare 80). A Venezia città ben più rognosa della densa Napoli, hanno l"'inferno"in laguna e nessuno si lamenta. Perché? Perché non c'è nessun motivo.
Nel frattempo però, intelettuali militanti e carogne varie stanno spargendo la diceria dell'untore: se Napoli è piena di immondizia la colpa non è di chi comanda e nemmeno di chi non divide i torsoli delle mele dalle batterie per auto, ma degli industriali del Nord, anzi del Nordest, che godono dei malanni partenopei da quando scrivevano "Forza Vesuvio" allo stadio (sì erano, proprio loro, gli industriali del Nordest). Mettiamo che sia anche andata così: come hanno fatto i potentissimi industriali del Nordest a portare giù le scoàxe senza che nessuno gli dicesse "ehi, questa non è la polenta che abbiamo ordinato?" Evidentemente c'è stato chi gli ha proposto il bussiness e scometto che se non era partenopeo era in parte napoletano. Ma questi filantropi ovviamente non hanno un decimo della responsabilità degli industriali, almeno così si deve dire per fomentare la lotta di classe e l'odio razziale.
E' invece certo che il rifiuto umido della Campania finisce in quel di Padova: nessuno si lamenta da quelle parti, perché ben pagati con soldi che ricadono sulla testa dei napoletani (e alla lunga di tutti noi).

Riassumendo, le colpe sono: a) degli infami amministratori b) degli ambientalisti imbecilli (e verrebbe da togliere l'aggettivo, ormai è pleonastico) c) dei napoletani, tassati il doppio e che pagano almeno il quintoplo dei netturbini che serve loro (che evidentemente fanno il loro lavoro). A questo punto abbiamo anche il diritto di dire che da quelle parti non si capisce un cazzo più della media a meno che, al massimo entro stanotte, non piglino fiaccole e forconi e facciano quel che debbono fare.

P.S: Zamax aggiunge Boeri (l'assonanza con Boaro è del tutto casuale) all'elenco degli esecrabili imbecilli.