mercoledì 23 gennaio 2008

Davos: l'antifona del tracollo

Com'è che si dice? Vox populi, vox dei? Non ci ho mai creduto. In ogni caso risulta indicativo quanto diffuso dalla Doxa, la maggior parte degli italofoni, me compreso, crede che siamo spacciati. Oddio, al limite che la vita, nel futuro prossimo venturo, sarà più dura e che -soprattutto no ggiuovani- potremo sognarci il livello di vita -decente- che abbiamo vissuto finora.
E' indicativo un punto saliente del sondaggio in questione: la ggente pensa che uno dei problemi principali sia la cosidetta classe dirigente: troppo incompetente e con troppo potere. Fare in modo che gli incompetenti non nuocciano più alla società e che il potere in generale venga limitato è la chiave per la felicità futura.
La parte divertente è che questo sondaggio è stato commissionato in concomitanza con l'apertura del vertice di Davos, Confederazione Elvetica. Questo meeting è uno dei tanti che il potere organizzato mette in piedi, più che altro, per piacere autoreferenziale: si discute dei mali del mondo, ci si stringe le mani, ci si sente importanti. Ignoro quanto si decida concretamente, fortunatamente queste sono solo avanguardie, avvisaglie, di quello che ci aspetta nel futuro; le decisioni che ci riguardano come cittadini e contribuenti seguono ancora le procedure vetuste degli stati-nazione (anche se si vanno erodendo) e questo, credetemi, è relativamente un bene.
E' importante capire cosa si discute in quel di Davos, perché saranno le cazzate con cui i soliti tenteranno di mettere le briglie alla nostra libertà. Le tematiche ambientali e i topic della povertà mondiale e del divide, ovviamente la fanno da padrone. Perché? Perché problemi globali esigono soluzioni globali. Dall'alto, alla solita maniera: tassando. L'ecotassa europea, che dovrebbe essere ufficializzata oggi o domani (meriterebbe un approfondimento), palesemente inutile, anzi dannosa, è solo uno dei primi tentativi in questo senso. Negli stessi circoli composti dagli individui che vanno a sciare a Davos, si parla da anni di una tassa mondiale, con ovvi scopi redistributivi.
Sempre a Davos come viene annunciato in questo video propagandistico, si discuterà di global government (governo mondiale per chi non sa l'inglese e abbia poca fantasia) indicativamente tradotto, nella versione ufficiale con i sottotitoli in italiano in "pace nel mondo", come se una cosa dipendesse dall'altra. La consolazione è che i cittadini potranno comunicare con i "potenti" attraverso YouTube; che poi non venga dato loro ascolto è un altro paio di maniche.
Chi parteciperà al meeting economico? Chi ha in mano -a loro stesso dire- il futuro del mondo? Ci sono i soliti leader politici, vero, ma per la maggior parte si tratta di banchieri ed imprenditori, altamente collusi con il potere statale, che non ha eletto nessuno. Alcuni di loro, per la verità, come nel caso di Mario Moretti Polegato si sono proverbialmente fatti da soli, e la loro partecipazione a questi forum prestigiosi è solo indice che sono stati invitati nel giro dei favori reciproci. Gli altri, per limitarsi agli italiani, sono i soliti vecchi, noti nomi: Corrado Passera (Intesa Sanpaolo), Alessandro Profumo (Unicredit), Franco Bernabè (Telecom Italia), Fulvio Conti (Enel). I primi due sono le due persone che concretamente decidono la politica economica del governo e che tengono in pugno l'informazione in Italia, gli altri dirigenti assai poco privati.
Questo è il paradosso: mentre la gente si rende conto che è necessario che i politici governino di meno e che la classe dirigente venga espurgata dagli incompetenti (il che significa meno collusione tra Stato ed impresa) questi qui, in modo baldanzoso e senza tanto nascondersi, si riuniscono a decidere del nostro futuro.
In un altro punto il sondaggio ci azzecca: mentre l'Occidente, Europa in testa, è destinata al declino, il Terzo Mondo vedrà forse migliorare le proprie condizioni. Questo perché, meno vincolato ad associazioni sovrastatali, non permetterà più di tanto a quelli di Davos di frugare nelle sue proprie tasche. Fatta salva, ovviamente, la libera elezione di criminali ancora peggiori.

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