domenica 30 settembre 2007

Recensioni: la Tv di decidere.net


E' l'era delle tv-online. Decidere.net non è da meno, e difatti ha la sua bella finistrina 300x320 pixel, angoli arrotondati, design revival domestico anni '60. Oggi la tv manda in continuazione gli interventi degli "oratori" (termine che mi ricorda quello delle convention radicali, brividi) alla marcia delle pensioni. Poco importa, mi interessava più ieri, quando la mitica tv trasmetteva la tavola rotonda di Milano su flat tax e federalismo fiscale. Puntuale mi connetto: sono in compagnia di altri 16 coraggiosi, che salgono a 17 quando convinco un mio amico a collegarsi. Il numero salirà sino alla mirabile cifra di 22 moderni internauti decisionisti. L'impatto è pessimo. Pensavo che Capezzone con la sua lunga militanza pannelliana sapesse sistemare i microfoni ambientali, ma invece il volume è sempre troppo basso o troppo alto, molto spesso c'è un rimbombo intollerabile e quando la gente applaudiva il lo scroscio era oltre la soglia del fastidio. Sul più bello mi si inceppa, nonostante la rete funzioni come Dio comanda, e, appena questo succede, le immagini del Teatro Angelicum vengono sostituiti dal filmato di Capezzone davanti a montecitorio. A metà dell'intervento di Claudio Privitera, la connessione salta del tutto, e non tornerà mai più. Persino il mio amico, collegato con la rete dell'università di Verona, praticamente un'autostrada, mi comunica che il Brion-Vega del Capez è morto del tutto.
A parte questo ho visto tre interventi: uno da 9 (Martino, che non merita di più solo perché sta troppo spesso zitto altrove), uno trascurabile, uno che ammetto di non aver seguito (Della Vedova, 8 sulla fiducia) e uno che prometteva benissimo ma al quale non ho potuto assistere fino alla fine (Privitera, appunto).

Una considerazione sul bannerino ufficiale chesponsorizzava l'evento: pensavo di essere ubriaco ma la strada dove passa lo schiacciassassi rappresenta proprio le faccione di Prodi e Visco. Tutti aspettano di vedere che mai voterà Capezzone alla prossima finanziaria.

giovedì 27 settembre 2007

United Nations against People

Cosa farebbe un paese realmente libero, civile e seeerio? Uscirebbe dall'Onu, la più perfida, reazionaria e conservatrice (nel senso del world order) istituzione mai concepita da mente umana. In casi come quello della Birmania, il sacrosanto concetto che tutti i morti valgono uguale, sempre sbandierato faziosamente, quindi erronaemente, dall'internazionale pacifista quando gli USA c'entrano qualcosa, non vale. Il perché non è dato a sapere. Fatto sta che per la comunità internazionale per antonomasia gli inermi che oppongono una ahimé non violenta protesta possono continuare a crepare, lo dicono Cina e Russia quindi è ok.
Un'altra triste considerazione è la seguente: a meno che non si sia in fasi terminali di dittature spietate (e quindi terminali anche per la società) difficilmente un popolo non ha la forza di rovesciare chi al potere, una volta avutone consapevolezza. Non è il caso della Birmania, dove i tiranni godono dell'appoggio tecnico ed economico della Cina, lo stato-canaglia più grande del mondo. A fare le spese di questo sordido meccanismo interstatale sono milioni innocenti, che sui tavoli delle grandi potenze, valgono meno che zero. E l'Onu, che i democratici ritengono essere il più grande monumento alla pace e alla collaborazione dei popoli ne è la quinta colonna.

Imperdibile: oggettivista.

martedì 25 settembre 2007

Casta doc, vitigno autoctono.

Incuriosito da un video che riguardava l'attuale ministro della giustizia, il sen. Mastella sono andato a vedermi la voce su Ceppaloni, paese che sapevo delle dimensioni assimilabili ad uno sputo. Non sono stato smentito.: 3000 abitanti, che nella mia lingua vuol dire meno di Valli del Pasubio, il che rende benissimo l'idea. Wikipedia non cita nessun personaggio celebre di Valli del Pasubio, e come potrebbe essere altrimenti, un paese montagnard (boaro) come pochi, dove l'unica star è la patata della frazione di Staro, ottima per il purè.
Ma a Ceppaloni sono di tutt'altra schiatta, letterati, notabili e... politici.
Ecco l'elenco:
Niente male per un ridente paese della valle del Sabato!

Falsi profeti

Papa Ratzinger è un professore di teologia, non di economia. E già questo basterebbe a commentare l'uscita domenicale del pontefice. In secondo luogo, dogma dell'infallibilità a parte (non ci credo nemmeno per le faccende ex cathedra, figuriamoci per il resto), anche il Papa come molti altri è vittima di un idolon tribus duro ahimé ad abbattere: che il sistema economico mondiale sia un gioco a somma zero dove per tanto che uno ci guadagna, c'è sempre uno che perde in egual misura. Chi, come me, si ostina ad essere pessimo cristiano e persevera nella trista abitudine di andare a messa sa quante cazzate si sparino dal pulpito. Mi ricordo di un prete, in particolare, che consideravo particolarmente sveglio: l'ho sentito una volta tuonare: "Pessimo sistema il comunismo! Mille, e mille volte peggio il consumismo!". Si tratta di esternazioni così deboli che non vale nemmeno il caso di analizzare, per amore di preterizione mi limito a dire che il consumismo è un comportamento sociale (peraltro spontaneo e mosso in gran parte da motivazioni psicologiche) e non un sistema politico. A certe cose bisogna farci la scorza e utilizzare il precetto evangelico (magari questa suona un po' blasfema) di perdonarli perché -letteralmente- non sanno quel che dicono. E i papi che in fondo altro non sono che dei preti, eletti da preti, per i preti, non fanno molta eccezione.
Io mi consolo guardando il lato positivo, come faceva Rothbard, che analizzando le encicliche papali* della serie Rerum Novarum trovava parole di elogio (da economista assolutamente areligioso, nel senso che non gliene sbatteva niente) per l'enciclica dell'amato Predecessore, la Centesimo Anno.
Alla fine, Papa e vescovi, sono abbastanza prevedibili, siamo vaccinati. Molto più pericolosi, perché inediti sono i grandi imprenditori di Stato, gente tipo Marchionne, che in due righe di virgolettato riesce a fare più errori di terminologia che l'imitazione guzzantiana di Valeria Marini. E c'azzecca Fassino, a cui serve qualcosa la laurea in scienze politiche (presa nel 1997 mentre era al governo) che lo imbarca prontamente col nomignolo che gli spetta: socialdemocratico.

*In realtà nel link (testo del 1960) non si parla della centesimo anno, perché è stata scritta in seguito. Ad ogni modo è così, da qulache parte c'è l'articolo aggiornati.

lunedì 24 settembre 2007

Supervisco contro la banda bauscia.

Giusto il tempo per una cassandrata prima di raggiungere il letto. Visco, il mio idolo, sta gongolando per una fondamentale operazione di polizia: l'aver stanato numerosi paperoni che evadono un fracasso di tasse. Per carità meglio il loro, che il sangue della middle class e dei commercianti: il record a quanto pare (a dir poco straordinario!) è in Lombardia con ben 103 evasori (pari allo 0,0001% della popolazione locale). Nessun furbasco ultramiliardario sgamato in "regioni" come Alto Adige (che poi sarebbe una provincia) Valle d'Aosta, Molise e Basilicata (e grazie al...) Ovviamente, come si diceva su questo schermo prima di mandare tutto a passeggiatrici, l'importante non è il fiat iustitia, ma il messaggio (le tasse aumentano per colpa dell 0,0000001 di stronzoni ultraricchi che evadono le loro tasse pari allo 0,000000000...1 del Pil). Con la chicca: quanto ci metterà chi di dovere a dire che si evade più al Nord? Aspetto al varco.

mercoledì 19 settembre 2007

Pensiero della buonanotte.


Yet there are a great many things which cannot withstands the implacable, bright light of the presence of the other[...] This, to be sure, doesn't mean that private concerns are generally irrelevant; on the contrary, we shall see that there are very relevant matters which can survive only in the realm of the private. For istance, love, in distinction from friendship, is killed, or rather extingueshed, the moment is displayed in public. ("Never seek to tell thy love / Love that never told can be.") Because of its inherent wordlessness, love can only become false and perverted when it is used for political purposes such as the change or the salvation of the world.

Così Hannah Arandt, diceva nel 1956 la sua sui Di.Co. (è bello strumentalizzare).
P.S. Sto tentando di leggere "The Human Condition" (titolo in tutte le altre lingue: Vita Activa) non lo so, sembra quasi più comprensibile in inglese... sarà che lo sforzo per decifrare copre i concetti più o meno astrusi...

lunedì 17 settembre 2007

A chi piace la marmellata

Ma cosa sono tutti questi rumori elettrici che irrompono nel mio orecchio così, a tradimento, dopo che Avey Tare ha prononciuto la misteriosa parola d'ordine (bonefish)? E' possibile che gli Animal Collective dopo una serie di collettive pippe mentali da parte della critica abbiano deciso di continuare esattamente il percorso elaborato in Feels? La risposta, inevitabilmente affermativa arriva quando le schizofreniche chitarre si trasformano gradualmente e inaspettatamente in un ostinato melodico che introduce il ritornello When we did believe in magic and we didn’t die / It's not my words that you should follow, it's your insight insight... Insomma parrebbe un niente di nuovo sul fronte occidentale se non fosse che i livelli raggiunti, già in questa track d'apertura non s'erano mai visti primi. Per una volta sembra che tutto sia effettivamente perfetto. La medesima sensazione procede con i due pezzi successivi: Unsolved Mystery e Chores. La formula è la stessa: viene mantenuta, epperò destrutturalizzata, la forma canzone, piacevoli (!) esperimenti noise si mescolano ad un tono scanzonato da filastocca, in particolare Chores segue il tropo del coro hippie, o da falò (come Grass in Feels, o Confy in Nautica in Person Pitch, o una dozzina di brani in Sung Tongs) e forse lo azzecca come non s'era mai fatto in precedenza.

Un'altra cosa gli Animal Collective recuperano dalla psichedelia anni '70: l'uso massiccie di droghe pesanti. Lo si può desumere dal video di Peacebone (e da tutti gli altri)

Ma è con il numero 4 (For Reverend Green) una psichedelissima suite (a me ha ricordato i primi Pink Floyd, da Saucerful of Secrets alla parte live di Ummagumma) in cui roche grida e parte cantate si rincorrono in una trama dove nulla è lasciato al caso, e soprattutto con il 5 che si dissipa ogni dubbio. Fireworks è semplicemente il brano che verrà associato in futuro agli AC. Perché possiede quel sound (ancora una volta: elettrico, ma non elettronico, badate bene) meravigliosamente tipico, accompagnate dall'immancabile coretto e anche da un piano che non ti aspetti. Come in altre parti del disco si nota una positiva attenzione alle liriche, elemento che nella produzione precedente era sempre stato di secondo piano. Seguono due brani che è difficile definire la parte più debole del disco. Chi ha seguito questa banda sa che il principale difetto degli altri album erano i terrificanti riempitivi (Visiting Friends, The Bees, Daffy Duck). Ecco, questa volta Panda Bear, Avey Tare e Geologist hanno ben pensato di operare una selezione come si deve è non c'è un solo brano che verrà eliminato dal proprio lettore Mp3. Non vado matto per Cuckoo Cuckoo, che per la critica e la perla del disco. La sensazione è quella di un ritorno alle origini, al noise sfrenato di Here Comes the Indian, anche se più "razionale". A chiusura, alla fine un brano che sembra uscito da Person Pitch, l'album da solista di Panda Bear. Una cantata folk distorta con una base ai limiti della dance (distort pur'essa) A scriverlo, cantarlo e dirigerlo è proprio lui, Noah Lennox.
L'impressione finale è quella di un'antologia organica dei campi esplorati dagli Animali (mancherebbe solo una traccia integralmente acustica), al meglio della loro forma.
Se questo non è il disco del 2007 (per me lo è, anche se devo ancora ascoltarmi quello degli Akron/Family :)) il gruppo, fondamentale esperienza musicale di inizio millenio, verrà inevitabilmente associato a questo anno. Dopo l'originale, stralunato Person Pitch (a proposito Lennox panda dell'anno, questo se lo merita) ed un assolutamente trascurabile dischetto casalingo di Avey e della mugliera islandesa, arriva a coronamento di un lavoro decennale, uno dei pochi dischi, che almeno sull'autore di questo scritto, ha sortito gli stessi effetti della prima volta che si scoprono i classici del rock, tipo i Velvet e allo stesso tempo che, tutto quello la musica che trasmettono alla tv fa schifo.
E' ora di dare al Panda quello che è del Panda.


Ecco qui i mattachioni che tengono (come si chiamano quei cosi? vabbé...) in mano e cantano Fireworks. Sono l'unico collettivo che apprezzo.

sabato 15 settembre 2007

Se si rompe il cesso


Ore più o meno 16.00 locali. Mi metto in testa di modificare leggermente l'header del blog, un nonnulla. Naturalmente il Pc dell'università mi apre la pagine di blogger in finlandese. Non me ne curo, posso farcela. Cambio quello che devo cambiare, scorro la pagina fino in fondo e, senza nemmeno leggere, premo un tasto azzurro. In quel momento sono tutto me stesso: uno che preme un tasto azzurro, senza nemmeno leggere. Mi chiedo perché blogger mi domandi stavolta di confermare, me lo chiedo solo per un attimo, poi confermo. Poi ricordo. Quel tasto azzurro in fondo alla schermata è cancella il blog.
Mi viene in mente quando con alcuni miei amici dell'università abbiamo fondato un clan su Travian, gioco molto idiota finito sul Guinnes dei Primati sotto le voci "cause di maggior istigazione alla violenza tra sconosciuti" e "la droga non convenzionale più incredibile". In questo MMOG, quando qualcuno desideravo uscire dal giro, si attivava un counter alla rovescia, della durata di poco più di un giorno, durante il quale il malcapitato aveva la possibilità di salvare il suo account. Molti non ce la facevano.

Non è, decisamente, il caso di Blogger. Così di colpo mi sono visto spazzato via quanto il mio tempo libero ha prodotto in un anno e mezzo di blogging. E' giusto che sia accaduto, perché rispecchia quello che sono veramente. Ho il casino nel cervello, chi mi conosce lo sa. Ho perso il conto delle grandi e piccole occasioni perdute a causa della mia deficienza. Ho un ritardo cronico, cosa che, qui dove mi trovo ora, mi relega ai margini della società. Sono nevrotico, ho un mucchio di problemi irrilevanti che angosciano e, quando non so cosa fare, premo un tasto azzurro, senza pensarci.

Ho aperto questo blog nel maggio del 2006. Ho scritto 154 post, per la maggior parte trascurabili. Per alcuni ci avevo messo del mio, tempo (risorsa scarsa e fondamentale, come insegna l'economia austriaca) e passione. Il bilancio è comunque positivo. Qualcuno ha trovato costruttive le mie cassade ne sono particolarmente lieto. Mi hanno letto in tanti. Questo spazio web, sociologicamente definibile come "simulacro di partecipazione politica" era nato come valvola di sfogo nei confronti della classe politica italiana, per dire la mia su eventi che -ahimé- ci toccano un po' tutti. I punti di vista erano (e sono) due:
indipendentista: credo da quando ho tre/quattro anni (ho avuto un'infanzia atipica) che l'Italia sia una finzione geografica. Ricordo chiaramente un episodio dell'asilo: la suora ci chiedeva quale fosse la città più importante d'Italia. Risposi "Milano". La suora mi disse che invece era Roma, al che rettificai: "la capitale è Roma, la più importante è Milano". Naturalmente, anche la Padania è un'invenzione geografica. Sono un'indipendentista veneto, le ragioni sono molteplici. Non credo che i Veneti siano migliori di nessuno, neanche peggiori, perché non credo abbia senso classificare un popolo. Ciò che conta è l'individuo, come agisce, che fini persegue. E' costui che va giudicato. Poi non è che amo molto i Veneti: detesto i truzzi e sono quasi astemio, è difficile, dalle mie parti. Al momento il Triveneto (e la Lombardia) avrebbe molto da guadagnare da una secessione dall'Italia. E la minaccia di secessione è sempre legittima, è un po' il potere contrattuale di un gruppo di persone contro lo Stato.
libertario: mi sono sempre definito di destra. Come molti altri libertari ero un "moderato della destra sociale e conservatrice". Ciononostante ho sempre creduto che lo Stato debba farsi da parte per concedere ai singoli più ampio spazio di scelta e di azione. Poi ho scoperto e letto, soprattutto grazie ad Internet, Rothbard, Hoppe, Nozick. Sono stato fulminato sulla via di Damasco. Ora "bestemmie" come privatizzare il sistema sanitario, la scuola ecc. non mi sembravano più tali. Inoltre la teoria si sposava con il mio individualismo antropo-ontologico: ho sempre evitato la massa, come le mode. Ho sempre voluto sbagliare con la mia testa e a volte ho proprio sbagliato, solo per il tentativo di distinguermi.
Al momento attuale ecco quello che ritengo l'ordine politico più giusto: uno Stato minimo sorto per volontà dei cittadini, ultrafederalista e il più piccolo possibile.

Adesso che ho tempo continuerò a scrivere... di cosa? Di teoria politica, magari anche più o meno seriamente, visto che la sto studiando, al momento. Di Veneto, Europa, usi e costumi. Di musica e letteratura. Di quello che mi passa per la testa, e che ritengo non sia impossibile da leggere, tipo il post precedente, ultimo del vecchio blog qui copiaincollato. Magari di cose più divertenti e rilassate. Di certo vorrei commentare meno la politica italiana, alla fine della fiera non ne vale la pena (e molti blogger lo fanno con più perizia di me). Torneranno anche i link e i cottilon, datemi tempo. Chi vorrà leggere, commentare, criticare e anche prendere sanamente per il culo, è il benvenuto.

Per coerenza ecco gli ultimi post del mio blog, in un file un po' osceno.

venerdì 14 settembre 2007

Some other Ron Paul's Stuff

New Hampshire (di maggio, l+ho scambiato per un file nuovo)
Ron Paul: Perché ritirare subito tutte le truppe? Perché gente (=soldati Usa) continua a morire e perché non indispensabili alla sicurezza nazionale. Il governo è responsabile davanti a cittadini per gli errori compiuti.
Tom Tancredo: Siamo un'unica nazione sotto Dio. Non dobbiamo dividerci. Se abbiamo fatto un errore lo abbiamo fatto come nazione intera. Anche se perdiamo le elezioni non dobbiamo perdere l'onore.

Buon senso contro retorica. Repubblicanesimo liberale contro neoteofascismo.

Questa ragazza spiega agli afroamericani e ai corrispondenti di Repubblica e Corriere perché andare oltre al sesso e al colore della pelle dei candidati (e votare Ron Paul).


Partitiivi

Stando alla finnica parlata come il chewingum allo xilitolo sta alla cucina (sic!!!) finlandese, il caso partitivo è considerato un autentico tesoro nazionale. I programmi scolastici prevedono che a Suomi 1 (il corso base di lingua) si nominino solo 5 dei 15 casi finalndesi di; questo solo il partitivo e il genitivo vengono chiamati col proprio nome (si dà per scontato che l'inessivo, l'illativo e l'elativo rispettivamente stato in luogo, moto a luogo e moto da luogo, siano parole troppo difficili per un pubblico di studenti internazionali).
Forse perché ben si rendono conto che il partitivo come è concepito in Finlandia non esiste in nessuna lingua mondiale gli insegnanti cercano di ficcarlo ben in testa agli avventori. Ho avuto finora due insegnanti frequentando ora con scarso successo Suomi 2. Entrambi si vantano (in parte a ragione) dell'estrema logicità della lingua finlandese. Ma sul partitivo bisogna stendere un velo pietoso.
Il primo uso del partitivo che solitamente si ottiene aggiungendo una a (oppure una ä se la vocale precedente è alterata) è quello di indicare parte di qualcosa. Esiste anche in francese e, un po' meno, in italiano. Per esempio spesso diciamo mangio del pane, più che mangio il pane. E difatti in finlandese suona come Syön leipää. Fin qui bene.
I dubbi cominciano con il secondo uso, quello che segui i numerali cardinali. Se in molte (moltissime) lingue per dire due cani si usa il plurale, in finlandese (non importa se due, cinque, ventimila) si usa il partitivo: kaksi koiraa. Lo si accetta come una regola.
Terzo uso: costruzione possessiva negativa. Il finlandese non ha il verbo avere, ha una sorta di dativo di possesso (che poi sarebbe un adessivo, ma non puntualizziamo). Così io ho la morosa diventa minulla on tittöystävä. Ma se lo dico al negativo ecco che è minulla ei ole tittöystävää. Per chi ha avuto a che fare con lingue irrazionali (:D) sa che in francese esiste il pas de.
Infine, c'è una serie di verbi che vuole il partitivo. Peccato che gli insegnanti finlandesi tentino disperatamente, anziché dire la parolina magica (reggere un caso; un concetto che esiste in molte lingue e non richiede ulteriori spiegazioni), di trovare una spiegazione logica. Ad esempio studio informatica è Mä opiskelen tietöteknikaa (bella la parolina "informatica" eh?), parlo italiano suona Mä puhun italiaa. Perché, ci dicono, non è che uno parli tutto l'italiano e studi tutta l'informatica ma parla parte dell'italiano (in quel preciso momento) e studia parte dell'informtica
Anche il verbo amare (rakastaa) regge il partitivo. Ti amo = Mä rakastan sinua.
Così accade sempre che qualcuno chieda: "ma che senso ha dire alla propria ragazza amo parte di te?". La risposta in ben due casi è sempre stata la stessa. Ieri la nostra insegnante (nota di genere: femmina) ha risposto, assolutamente seria, "perché, in effetti, ne ami solo una parte".