mercoledì 31 ottobre 2007

Buona festa dei dannati.


Felice Halloween, festeggiate il possibile e divertitevi. Non diamo retta ai noglobal, nemmeno a quelli con la tonaca (che adesso ammettono che il problema non è il paganesimo fittizio, ma il merchandising).

martedì 30 ottobre 2007

Stato, banche e moneta

Bellissima lezione di Marcello Mazzilli, del Movimento Libertario. Alla portata di tutti.
La visione è consigliata particolarmente ai fan di Beppe Grillo.

Quanto sei finnico?


Divertente questionario rinvenuto sull'edizione internazionale dell'Helsingin Sanomat:
Per alcune cose sono molto finno :)

1) Rovisti nella tua collezione di borse della spesa in cerca di una da sacrificare alla spazzatura
In effetti da quando sono qui non faccio altro (non c'è il monopolio comunale dei sacchetti della spazzatura)

13) La tua nozione di vita di strada si può riassumere in pochi adolescenti che perdono tempo fuori dalla stazione.
Per me era la "pensilina" delle autolinee :(

18) Ti rifiuti di indossare un copricapo anche se fuori fa -30.
Tendenzialmente sì, anche se quella temperatura la devo ancora vedere

20) Per te i pantaloni sportivi non sono casual, sono formali.

Ma soprattutto:

17) L'abbraccio è riservato ai preliminari sessuali.

Per altre cose, mi sa, non sono finno:

16) Il tuo essere "figosamente" in ritardo non esiste più. Il ritardo è inaccettabile.
Dubito che il mio ritardo sia mai stato considerato figo ("fashionable").

6) Il silenzio è divertente.
Diciamo che sfrutto questa caratteristica della società finlandese per non palesare la mia incapacità nel sostenere un dialogo in inglese superiore alle 5 battute. Non che sia così rumoroso :D, solo quel centinaio di decibel* necessari a far percepire la mia esistenza.

*Pari al rumore di un martello pneumatico alla distanza di due metri (Wikipedia).

mercoledì 24 ottobre 2007

"Gay si nasce". Consigli per gli acquisti.

Quando è scoppiata la cagnara sull'affaire Risé ammetto di essere cascato assolutamente dal pero.
Riassumo la vicenda per chi si fosse perso questa grande vicenda (cioé un lettore non tocquevilliano a caso). Claudio Risé è uno psicoterapeuta noto per alcune battaglie: per il ruolo della paternità in una società mammocentrica (che condivido in pieno), contro l'uso della cannabis (che condivido molto meno). A marzo, sul Domenicale esce un articolo a sua firma che cita quello che per me è un perfetto sconosciuto, Joseph Nicolosi, un tizio che sostiene di "guarire" giovani confusi sessualmente. Scoppia la bufera. Molti accusano che Nicolosi è un pericolo pubblico. In effetti dubito che si possa asportare da un omosessuale la sua "gaiezza", e probabilmente può risultare più controproducente lo sforzo psichico per cambiare la propria sessualità (sempre se è possibile) che non accettarla. Ma anche vero che molti che si recano da questi terapeuti lo fanno perché vivono male la loro condizione. Insomma, la mia posizione al riguardo è delle più ignave: non so se possa essere possibile e, sinceramente, non me ne importa più di tanto.

Ben presto, tuttavia, ci si rese conto che il vero problema era tutt'altro: ovvero se uno omosessuale ci nasce o se lo diventa col tempo. E' una questione dibattuttissima, persino tra i genetisti. Poi, non è detto che la soluzione sia per forza una sola.
In quell'occasione, comunque, mi meravigliai di come alcune persone (gay o meno) prendessero come un'offesa terrificante la negazione della teoria genetica. A me sembra invero molto comodo, divide il mondo in due: etero e omosessuale (palese il fatto che non sia così). Se fosse vero è solo una questione di tempo e l'orientamento di un individuo sarebbe conoscibile dalla nascita mediante appositi test. Magari lo si potrebbe scrivere anche sulla cartà di identità tra il sesso e la data di nascita. Magari si potrebbe fare in modo che lo Stato riconosca le unioni solo con il sesso che ci è stato assegnato dalla natura, tanto per avocare un altro po' della nostra libertà di scelta. In breve, non so chi dei due partiti abbia ragione (e, ribadisco, manco mi interessa) ma non vedo questo grande progresso nell'affermare la determinazione genetica, se non un'altra vittoria dell'olismo. Insomma, perché è così importante convincere la gente di ciò? Non ho ancora trovato risposte.

Quando questa mattina è apparso sui muri di Firenze questo manifesto, preludio di un'iniziativa ben più ambiziosa e interamente pagata con i soldi pubblici, le associazioni di omosessuali tipo Arcigay e i soliti autoproclamati re dei ricchioni (gente come Grillini) hanno ovviamente plaudito. Sul sito del corriere molti commentatori dicono che è una mossa "avanti", degna di un "paese civile". Ebbene, anche la civilissima Germania hitleriana considerava l'omosessualità un fenomeno genetico, e di conseguenza sopprimeva i gli individui irrimediabilmente afflitti. Il paradosso è proprio questo: i genii che hanno concepito il manifesto si illudevano forse di propagare la tolleranza, se ne illudevano al punto tale da ritenere superfluo precisarlo. E invece hanno pubblicizzato solo una teoria, sovrapponendo la reclame alla scienza a nessun beneficio né del privato cittadino, né degli omosessuali.

Hat tip: l'avvocato Max, Davide Giacalone

Conta solo il filoeuropeismo, sul resto si soprassiede

Solo il fatto che il nuovo eletto Donald Tusk introdurrà in Polonia la flat tax, raggiungendo così le repubbliche baltiche ed altri paesi ex-socialisti, mi spinge a gioire per i risultati elettorali polacchi e ad augurare al leader del forum civico di portare a termine la sua piattaforma.
Ciò nonostante, l'esultanza scomposta dei media italiani ed europei mi infastidisce. Sembra infatti che si avvicini sempre di più al pensiero unico per cui quello che va bene agli euroburocrati deve andare bene anche a tutti gli altri, e che l'unico metro per giudicare la bontà di un candidato politico sia la sua vicinanza o meno a Bruxelles. I Kazzinski non mi sono mai piaciuti, come non mi è mai piaciuta una certa intolleranza violenta che serpeggia nella società polacca, ma il modo in cui resistevano (piccatamente, cappricciosamente, stupidamente se vogliamo) ai dettami dell'EU li rendeva in qualche modo degli eroi. Se fosse stata voluta non da loro radicate convinzioni ma da una sorta di beffarda provocazione, l'idea di boicottare la giornata contro la pena di morte sarebbe stata geniale.
Pensiamoci bene ragazzi: la pena di morte fa schifo, d'accordo. Ma costruire un Federazione di Stati il cui potere centrale sia così forte da avere l'ultima parola sul diritto penale dei singoli membri è aberrante. Potere che non ha nemmeno Washington sul Texas, per dirne una.

Si distingue per faziosità la Repubblica, quotidiano che leggo solo perché è l'unico disponibile in italiano in biblioteca universitaria. L'articolo di ieri parlava oltre che della solita apertura a Bruxelles anche di una doppia doccia fredda per Washington. Tusk ha detto che la missione in Iraq è compiuta e che non occorre più trattenere 900 uomini in mesopotamia (la stessa cosa che ha detto Bush). Per Repubblica si tratta di un ritiro "alla Zapatero". Dice che per lo scudo missilistico non ha fretta né lui né gli americani. Per Repubblica è "una presa di distanza clamorosa dalla politica estera di Bush, un riavvicinamento a Putin". Per favore.
Chiudo: a quando la flat tax in Italia? C'è chi dice che la Polonia fa bene ad adottarla perché è stato un ex paese socialista (quanti anni fa?). Apriamo gli occhi: l'Italia è un paese socialista ADESSO.

lunedì 22 ottobre 2007

Le nuove frontiere del marketing musicale


In mancanza di altro, ha fatto discutere la mossa innovativa dei Radiohead, che in spregio alle mayors -loro che se lo possono permettere- hanno deciso di vendere il loro album direttamente dal sito della band, al prezzo deciso dall'utente. Un'offerta libera, visto che è possibile inserire nel campo delle sterline anche un bel 0 tondo. Sicuramente grande trovata autopromozionale, da far resuscitare persino una band che ha finito le cartucce da tempo. Quel che può interessare anche i non appassionati è proprio la scelta, quasi inedita, di vendere della merce, per quanto volatile come una manciata di MB, ad un prezzo volontario, uno dei pochi casi il cui valore di un oggetto viene deciso dal pubblico pagante. La domanda innanzittutto è: conviene? Impossibile generalizzare, ma se hai un gruppo che si chiama Radiohead ed il prodotto è il tuo ultimo album, la risposta è affermativa. In Rainbows è stato scaricato 1.700.000 volte in meno di due settimane, con un'offerta media di 4 sterline. Considerando che non ci sono intermediari né prezzi di produzione e distribuzione il guadagno netto è impressionante. A ciò va aggiunto l'introito derivato dal doppio cd e vinile, ordinabile esclusivamente sul web al prezzo, non proprio modico, di 40 L.
Anche qui la scelta, che ordinariamente sarebbe azzardata, risulta azzeccata grazie all'orda anomala di groupie disposti a tutto pur di accaparrarsi l'unica versione originale disponibile.
Alcuni commentatori, palesi incapaci, sottolineano il fatto che il mercatino di natale targato Yorke non ha fermato i download illegali, stimati attorno ai 500.000 nei primi dieci giorni. Bella lì, andateglielo a spiegare a questi signori che un scaricone all'ultimo stadio non pensa, clicca. Senza contare che per primi giorni il sito ufficiale era talmente sovraccarico da non potere esaurire le richieste. Di per mio sono sicuro che i molti (alla fine della fiera meno di un terzo) che hanno usato un p2p per accapparrarsi l'album alla fine hanno anche dopo donato qualche soldino.
Un'altra considerazione che si può trarre da questo esperimento è appunto il valore che la comunità degli scaricatori sembra dare ad un album inedito formato mp3. 4 sterline, pari a 5,73 euro. Una cifra che, scrivono gli espertoni di economia, è meno della metà del prezzo medio su iTunes store. Peccato che su quel sito non abbiano mai visto un milione di download per un singolo album neanche in tre anni. 5 €, invece, sembra essere un prezzo totalmente ragionevole per un prodotto che non ha costi di replicazione e distribuzione, e che, unito ad una maggiore confidenza nella rete come "negozio", potrebbe incrementare significativamente gli introiti del mercato musicale, ed incoraggiare all'acquisto di musica indipendente.

Per quanto riguarda In Rainbows, se sono sembrato troppo critico la ragione è questa (non sfugga il quasi inspiegabile ordine delle traccie) . L'album è bello, probabilmente ai livelli di Ok Computer e da questi poco distante (e dico questo da non fan, quindi va preso con cautela). Quello che dà fastidio è la capacità di Thom (con l'acca), di Jon (senza acca) e degli altri pseudoemo brit-pop di monopolizzare la scena musicale indipendente e mainstream (caso eloquente di alternitive-commerciale) ad ogni release, facendo del rock meritorio ma non eccezionale e -vale per ques'album- pubblicando roba che suona vecchia di dieci anni (al limite dell'autoplagio, direi). Per carità meglio un buon vino invecchiato che del mosto acerbo, ma non si gridi al miracolo.

Ronald's blessing

Conscio che ormai questo bloggh è diventato una specie di vetrina di spot per Ron Paul non posso esimermi dal pubblicare questi due video.

1) Ronald Reagan on Ron Paul


2) Il barbecue dei Supporter dell'Alabama


Giusto per sottolineare ancora una volta quanto "sinistrati" siano il dottore e i suoi seguaci.
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Aggiornamento 23/10
Ron Paul, booato dal pubblico in sala durante la diretta di ieri (aveva detto che il 70% degli americani voleva il ritiro dall'Iraq) si riconferma, secondo i sondaggi telefonici, vincitore del dibattito con il 34%, secondo Huckabee con il 25%.

mercoledì 17 ottobre 2007

"I neri sono scemi". L'olismo e l'etica dell'individuo


In attesa che James Watson venga condannato alla pubblica gogna per le sue recenti, vecchie affermazioni, c'è forse qualche piccola lezione da trarre dalle stesse. La prima, dovremmo già averlo capito, è che il Nobel non fa il genio, cioé essere premiati, magari meritatamente, come nel caso di Watson, per l'apporto al proprio campo di studio, non dà il diritto di essere preso come un oracolo ogni volta che si apre bocca. La seconda, ben più importante, è che, al di là che si sia o meno uomini di scienza bisogna sempre mettere l'umano al primo posto e quando dico umano intendo l'individuo. Le agghiaccianti posizioni di Watson, infatti, derivano da un olismo (il procedimento epistemologico per cui si privilegia il "tutto", i grandi insiemi) che nel campo scientifico può dare buoni risultati, ma che deve essere radicalmente escluso da ogni ragionamento etico e da ogni scienza sociale.
Watson sostiene che i neri sono più stupidi dei bianchi ed è confortato da una miriade di dati statistici che, a conti fatti, sono poco meno che toilet paper. Le sue argomentazioni, in primo luogo non sono affatto nuove. Tatu Vanhanen, professore di Scienza Politica all'Università di Tampere e padre dell'attuale primo ministro finlandese (partito di Centro) ha dedicato gli ultimi anni a studiare le correlazioni tra QI e benessere delle nazioni (titolo anche di un suo libro)*. Secondo Vanhanen il QI è un dato fondamentale per comprendere le condizioni (e anche il livello di disuguaglianza) tra i diversi paesi. Quella che emerge è la stessa tesi di Watson (elementare, direi): il continente Africano è condannato dalla stupidità dei suoi abitanti.
Ci sono due elementi, a mio parere, che contraddicono questa posizione. La prima è che i test del QI sono strumenti totalmente inefficienti e che, se misurano qualcosa, questa "cosa" non è necessariamente quel tipo di intelligenza fondamentale a vivere in una società civile. Come se non bastasse, i test del QI sono pensati da persone scolarizzate per persone scolarizzate. In paesi come la Guinea Equatoriale (all'ultimo posto), l'analfabetismo supera il 60%. In secondo luogo, occorre rilevare che il QI varia più sensibilmente all'interno di un qualsiasi paese che non da "paesi intelligenti" e "paesi stupidi". In ultima battuta, non risulta che tra gli afroamericani e i Wasp, a parità di istruzione, ci siano differenze sensibili.
Insomma, il difetto di ogni ragionamento simile è che prende come unità di misura grandi popolazioni, niente di male a livello statistico, ma assolutamente inutile se si vuole generalizzare dimenticando che ogni individuo vale per se stesso, per nascita e storia personale. Pretendere di trarre da indagini di questo tipo strumenti per politiche pubbliche (anche se chiaramente il sottoscritto non condivide gli aiuti statali ai paesi in via di sviluppo), significa imboccare la stessa strada che ha portato alle più grandi tragedie del XX secolo.
Resta da dire che J. Watson rimane uno dei simboli della scienza che non mi piace, quella becera e antiumana che pone qualche acido microscopico dinnanzi a quello che anche per un laico deve essere il miracolo più grande: l'unicità e la diversità di ogni essere umano.

*Chicca: lo sapete quale paese ha il rapporto benessere/intelligenza più basso d'Europa?
L'Italia, che a fronte di un'indice di sviluppo più basso della media europea sarebbe il paese più sveglio del vecchio continente.

martedì 16 ottobre 2007

Delitti italiani

"Offesa all' onore o al prestigio del Presidente della Repubblica." La notizia, di per sè, è una di quelle che fa girare le balle. Il fatto che ci sia il rischio di fare di sta roba un martire della libertà d'espressione, la rende imperdonabile.

domenica 14 ottobre 2007

Ron Paul: tre post al prezzo di uno.

Di seguito si trovano tre minipost, tra loro slegati riguardanti il candidato alla nomina repubblicana. Il secondo ed il terzo tentano di rispondere ad alcuni dubbi sollevati dalla blogosfera italiana. I link rimandano principalmente a video su YouTube. Sono interessanti e, se avete tempo e passione, dateci un'occhiata

Ron Paul e la Costituzione, ovvero anche il Boaro ha qualcosa da ridire.


Si può fare un giochetto: prendere uno a caso dei moltissimi video disponibili contenenti discorsi di Ron Paul e contare tutte le volte che pronuncia: constitution, constitutional, constitutionalist e altri derivati. Come ogni politico, Paul ha il suo feticcio e nel suo caso è un bel feticcio: la costituzione degli Stati Uniti d'America. Ma è anche un limite. La costituzione americana rappresenta infatti una sconfitta del partito liberale di allora (i democratici-repubblicani, guidati da Jefferson) contro il partito federalista (guidato da Hamilton) che sosteneva la necessità di inventare un governo centrale. Con la costituzione nacquero gli Usa e le ex colonie persero molto della loro indipendenza. AnCap esagitati, della statura di Hoppe, sostengono che la Costituzione è stato il cavallo di troia dello Stato, che lo ha portato a crescere in modo così impressionante nei secoli successivi. C'è da dire che comunque tra quella dei founding fathers e la nostra targata Togliatti c'è comunque una bella differenza. Chi la difende negli States è un figo e un rivoluzionario, chi la incensa da noi è... un Oscar Luigi Scalfaro.

Ron Paul e la guerra. (see Jinzo)

C'è poco da dire. Se Ron Paul spopola è soprattutto a causa delle sue posizioni antiwar, come già scrissi sul vecchio blog (quando vincerò la pigrizia lo ripubblicherò) . Questo viene visto come un handicap terribile dai conservatori italiani, e forse hanno un po' un di ragione. Da europei tendiamo temere un'isolazionismo americano, memori e consapevoli di quando ci salvarono le chiappe, 60 anni orsono (e pure dopo). Fossi un americano probabilmente concorderei parecchio sulla posizione di Paul in politica estera. Anche perché, a dirla tutta, è un tantino esagerata ad arte dai media. Paul ha votato a favore, si badi bene, dell'intervento militare in Afghanistan. Intervento legittimo fuori di dubbio, dato che i Talebani dichiaravano candidamente di proteggere alcuni qaedisti. Paul non condivide una sola tesi cospirazionista che pur serpeggia parecchio tra alcuni suoi seguaci. Per il ginecologo :D texano l'11/9 l'ha causato Al Qaida, pochi cazzi. Gli argomenti principali contro la guerra in Iraq sono: il costo spropositato, i molti soldati americani deceduti, il fatto (incontestabile) che non sono mai state trovate connessioni tra Saddam e alQaida. Sarebbero i neocon a dover spiegare perché è stato giusto abbattere il terribile, liberticida regime di Saddam e si chiudono gli occhi (e si inciucia) col ciccione Saudita (il cui legame con alQaida è più che provato).
Certo, Paul porta anche alcuni argomenti comuni a molti sinistrati (l'olio e il blowback). Con qualche piccola differenza. Il rappresentante non dice che la guerra è stata fatta per il petrolio, si limita a rilevare alcuni maneggiamenti poco chiari, avvenuti in seguito all'intervento in Iraq. Ugualmente Paul non sostiene che gli Usa si siano "cercati" l'11/9, ma che la politica estera interventista rischia di finanziare soggetti che si possono poi ritorcere contro l'Occidente, vedi alla voce Bin e Sad. Ron Paul è repubblicano, non un forumista di Indymedia, non dimentichiamolo.

Ron Paul e la vittoria (e Clinton, e Perot), [see Right Nation]

I risultati non sono un granché ma sono confortanti per la causa. Ron Paul è stimato intorno al 3% per la conquista della nomination repubblicana, che è comunque più di quanto il partito libertario non abbia mai fatto. Come se non bastasse sta facendo un'ottima figura negli straw poll locali (compreso quello, importantissimo, dello Iowa, dove è arrivato solo quinto ma ha doppiato Giuliani, il favorito). Ieri mi è finito sotto gli occhi questo articolo nel quale si sostiene che Ron Paul forse è il republicano con maggior speranze di battere la Clinton. L'unica cosa di cui l'autore, un militante, non si rende conto è che l'establishment repubblicano, probabilmente, preferisce Hillary a Paul, e ho detto tutto. Però il resto è vero. Come confermano le recenti dichiarazioni di Bush, la politica estera è un'issue destinata a passare in secondo piano. Su tutto il resto, per un conservatore autentico, vince Paul. Anche sui "poco importanti" temi etici.
Andrea Mancia in un recente post, ritiene sia una follia che un quarto dei repubblicani si dichiari pronto a votare un terzo partito pro-life. A me sembra una follia il nostro sistema ultrainclusivo, che permette ai comunisti di governare insieme ai democristiani e a liberali di correre con democristiani e postfascisti. Gli americani sono coerenti e non barattano i loro valori. Nel 1992 un terzo partito, quello di Perot, fece vincere Bill Clinton, è vero, ma punì a dovere i repubblicani rei di aver tradito i taxpayers non diminuendo le imposte. Questo ha permesso (o costretto), un decennio dopo, a Bush jr di finire il mandato con il più grande extragettito della storia -un vero e proprio tesorone- che verrà restituito ai legittimi proprietari.
Ora guardiamo in faccia la realtà dei temi etici. Il popolo conservatore americano è ben diverso da quello italiano. Noi abbiamo avuto presidenti e primi ministri atei, per l'America sarebbe uno scandalo. In compenso, noi votiamo leggi illiberali, mentre gli americani si accontentano che il loro presidente sia un buon cristiano. Ora, io sono europeo, e per me Rudy è più che ok, ma se c'è un tale malcontento in ambiente Gop un motivo ci sarà. O pretendiamo di insegnare agli americani ad essere tolleranti?
Per quanto riguarda le posizioni etiche, Paul è, ancora una volta, il top. Padre di famiglia, battista, non divorziato, ha un comportamento cristianamente irreprensibile e, cosa che ci interessa ancor di più, non ha posizioni coercitive su nulla. Per quanto riguarda l'aborto è assolutamente pro-life, ma ritiene non sia compito del governo federale legiferare a riguardo, è a favore della legalizzazione delle droghe leggere, è per la totale astensione dello Stato su problemi di natura morale. In una parola: è il migliore, tutti gli altri posso al limite essere i meno peggio.

La scommessa de "Il Giornale"

Intanto Gawronski ha deciso di cambiare lo slogan per differenziarsi da Letta: "Quello senza occhiali sono io".

sabato 13 ottobre 2007

Tunng - Bullets



Direttamente dall'album Good Arrows, una delle più belle traccie del 2007. Molto folk, molto indie. Che si vuole di più dalla vita?

lunedì 8 ottobre 2007

Quattro cosette inutili sulle tasse.

I) Il problema non è tanto che un ministro dice che le tasse sono bellissime, il problema è che sono in molti -troppi- a crederci. La fandonia delle imposte come strumento estremamente civile, attraverso il quale una comunità partecipa a delle funzioni essenziali come sicurezza e sanità viene inculcata nelle vergini menti fanciullesche a partire dalle lezioni di educazione civica in terza elementare, prosegue lungo tutta la scuola dell'obbligo e giunge nelle facoltà universitarie tant'è vero che è estremamente raro trovare un laureato in giurisprudenza o in economia il cui pensiero differisca dal mainstream politicamente corretto, statalista e keynesiano. È un problema che condividiamo con tutta l'Europa che ha visto vittoriosi i paradigmi illiberali di stampo marxista e hegeliano, come dimostra questo monumento all'esattore delle tasse situato in Tampere (nella foto).
Ci sono migliaia di argomenti per sostenere che le tasse fanno schifo. Stavolta, per cambiare, mi limiterò ad elencarne due di carattere etico, perché se è vero che anche gli argomenti utilitaristici hanno una loro importanza è anche vero che preferisco lasciarli alle femminuccie con la calcolatrice :)

II) Il primo è etimologicamente intrinseco alla parola "imposte", cioè la natura coercitiva delle stesse. Mettiamola così: se ogni giorno devo comprare cose necessarie per vivere, come cibo e come abiti perché allo stesso modo non dovrei comprarmi (in parte già lo si fa, in barba alle tasse) i servizi sanitari e di istruzione? La risposta più ovvia è che, essendo servizi basilari e costosi, l'accesso a questi deve essere garantito a tutti. Questa argomentazione scricchiola un po' dato che adesso pure la classe operaia va nei paradisi tropicali per le ferie. A ben vedere gli unici "nuovi proletari" che hanno considereolmente bisogno di assistenza statale sono alcuni neoimmigrati (molti dei quali "importati" ad arte), a cui certe parti politiche fanno la corte (e a cui minacciano di estendere il diritto di voto, al solo scopo di salvaguardare "il problema sociale"). La solidarietà è un'altra parola che viene spesso stuprata per sostenere la "bellezza" dell'imposizione fiscale. Io sono convinto che questo sentimento o sgorghi naturalmente dall'essere umano o non si può chiamare con questo nome. La solidarietà infatti esiste sia per la natura civile e comunitaria dell'essere umano, sia per ragioni di convenienza, è infatti opportuno creare un sistema di mutua assistenza nella comunità dove si vive in quanto non ci è dato a sapere se e quando ci troveremo nei guai.

III) La coercività delle tasse va presa sul serio. Esempio ne sono i coniugi Brown. Due distinti signori estremamente ricchi (e la cosa mi piace, dato che è fin troppo facile stare dalla parta dei pòareti). Ed ed :) Elain Brown avevano pianificato sul serio la loro protesta fiscale. Si tratta proprio di protesta, perché non c'è dubbio, sarebbe stato per loro molto più conveniente pagare le tasse, o persino anche l'arretrato con mora. Invece no, un giorno si sono detti: "smettiamola qua, e da oggi non diamo più un soldo al governo". La loro è stata una letterale secessione dal governo federale americano. Essendo assicurati, non avendo figli da mandare all'università ed abitando in una specie di castello con fossato, i Brown erano completamente indipendenti dai servizi del governo. Ragion per cui, ogni soldo versato al Fisco americano era da considerarsi un furto, nel vero senso della parola. Quindi la loro "evasione" è da considerarsi assolutamente etica anche se non meritoria come quella di Thoreau. Per l'autore de "La disobbedienza civile", infatti, la goccia che fece traboccare il vaso fu il fatto che le sua tasse sarebbero andate a finanziare la guerra ispano americana e a sostenere la schiavitù. I Brown, invece volevano semplicemente tenersi i loro soldi, ma l'assunto di fondo e il metodo non cambiano.

IV) Un'altra ragione per cui le tasse fanno schifo è che esse conducono ad una vera propria alienazione del lavoratore dal frutto del loro lavoro. Ogni acquisto è il frutto di una transazione volontaria, l'acquirente solitamente cede il suo denaro in cambio di un bene che preferisce ad esso. Ogni centesimo che va in tasse, invece, è come se finisse in un buco nero, dal quale non farà mai più ritorno. Questo ragionamento è valido per grandi comunità artificiali, come gli stati moderni e in particolare per l'Italia. Molti pagano tasse esagerate, ma nessuno è in grado di vederne derivare benefici proporzionati, in parte perché se ne vanno in corruzione e clientele, in parte per un eccessiva dispersione territoriale. Capita così che anni fa una regione italiana decise di proporre un bozza costituzionale in cui avanzava qualche timida pretesa di trattenere un po' più di liquidità all'interno del proprio territorio. Un ministro allora al governo gridò allo scandalo dicendo che se fosse stata accettata dale oscenità la sua, di regione, non avrebbe più potuto costruire scuole e ospedali. Il che è come dire che la Slovenia dovrebbe pagare le strutture pubbliche all'Albania, ma lasciamo stare. Ora il ministro non è più tale, fa il presidente della sua regione. Che, per inciso, ha il più alto tasso di evasione in Italia ma che, al contrario dei coniugi Brown, dipende dalle altrui tasse.

Idolo delle folle (di libertari)

E' facile per chi la pensa come me essere d'accordo più o meno con tutti gli "oratori" della conferenza su flax tax e federalismo fiscali, ma raramente qualcuno riesce a dire qualcosa di realmente "nuovo" capace di andare oltre anche i nostri luoghi comuni. E' il caso di Oscar Giannino, che in mezz'ora scarsa ha snocciolato decine di argomenti inediti, per me ma credo anche per molti altri. Fenomenale. Scorrono brividi lungo la schiena per la bravura retorica, la forza delle idee, l'originalità dell'approccio ma anche per alcuni retroscena inquietanti di norma sempre ignorati.

venerdì 5 ottobre 2007

Arrestati i coniugi Brown.


I Brown erano una coppia che da 5 anni si rifiutava di pagare le imposte al governo federale. Il blitz dell'Fbi è stato condotto dopo sei mesi di assedio da parte delle forze di polizia, sei mesi durante i quali i Brown hanno vissuto anche grazie alla solidarietà di molti supporters.
Ecco un po' di rassegna stampa, principalmente USA. L'articolo del Corriere è il solito capolavoro di incompetenza, bellissima la frase "la polizia ha evitato spargimenti di sangue".

ABC News, CNN, Boston Globe, Concord Monitor

mercoledì 3 ottobre 2007

Preti, celibato, omosessualità

San Paolo.

La posizione della Chiesa Cattolica riguardo il celibato ecclesiastico è debole, perdente, e pertanto deve ricorrere ad una serie di fandonie preconfezionate ben note a chiunque frequenti un po' l'oratorio, gruppi giovanili od altre istituzioni del genere. La debolezza dell'argomento deriva dal fatto che si cerca di far accettare una norma divenuta tale per ragioni socio-politiche in un particolare momento storico come dottrina morale derivata dalle Scritture. Il che è, risaputamente, falso. Nel nuovo testamento il passo più ostile al celibato è quello, notissimo, della lettera ai Corinzi (una delle mie preferite :) ).

[8] Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; [9]ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere.

San Paolo (spiace il fatto che sia spesso usato strumentalmente, dagli anticristiani per evidenziare un presunto fondamentalismo della religione, da Prodi per giustificare le tasse ecc.) è sicuramente un Uomo illuminato e avrà avuto le sue ragioni per essere convinto che il secondo Avvento fosse prossimo mentre scriveva la lettera ai Corinzi. Per questa ragione, infatti, consigliava a tutti gli uomini di restara casti e di evitare il matrimonio, mentre non faceva differenze tra uomini di Chiesa e membri della comunità (come Lutero, suo fan sfegatato ben sapeva). Particolarmente indicativo, invero, il consiglio: meglio sposarsi che ardere. Se Paolo era convinto che per servire Dio fosse meglio non avere moglie, per dedicarsi meglio al servizio, ben sapeva che era decisamente preferibile un sacerdote con una vita sessuale regolare ad uno che vivesse con difficoltà il celibato.
Le lettere di Paolo, per quanto ne so, sono le uniche fonti ispirate riguardo a questa issue. È risaputo, però, che la Chiesa si basa non solo sull'esempio del Vangelo ma anche sulla tradizione, che dovrebbe partecipare dell'azione continua dello Spirito Santo. Per farla brutale l'argomento più serio a sostegno del Celibato è il seguente: "siccome c'è sempre stato, una ragione ci sarà". E poichè il celibato è un'invenzione della Chiesa italica del medioevo c'è anche una ragione per cui ai maroniti e ai cattolici di rito greco è permessa l'ordinazione, al pari della chiesa ortodossa, anche a uomini già sposati. E sono sacerdoti come tutti gli altri. Come se non bastasse, a livello di legge canonica l'obbligo di celibato è nettamente separato dal voto di castità degli ordini sacri, la quale consegue solamente dal fatto che la Chiesa non prevede attività sessuale al di fuori del matrimonio. Al contrario di quanto si pensa comunemente, una scopata occasionale è per un prete un peccato non molto grave (e loro lo sanno) e praticamente equiparato al rapporto delle coppie non sposata (con la sola aggravante che l'uomo in divisa dovrebbe dare il buon esempio).

Le frasi fatte dei gruppi giovani

Insomma, contraddizioni di fondo che palesano il fatto che il celibato non è ancorato a nessuna fonte biblica. Gli ultimi pontefici e gran parte dei pezzi grossi lo difendono (ma è una posizione faziosa dato che essi lo vivono) in quanto sono convinti che sia in qualche modo "utile" al sacerdote. Ma è utile allo stesso modo alla comunità dei credenti?

A dottrina, ai gruppi vocazionali ecc. gira questa storia: avere la vocazione è come "innamorarsi di Dio" quindi il sacerdote (e la suora, e il frate) si sposano in realtà con Cristo e con la Chiesa. Il naturale desiderio di paternità dei preti è soddisfatto nella parrocchia dove sarebbero autentici padri della loro comunità. Sono, a mio modesto parere, argomentazioni pericolose, in quanto con dei sofismi di comodo si elude totalmente il problema di fondo e crea confusione. In primo luogo: non contrasta forse con l'insegnamento della Chiesa secondo il quale i preti non sono esseri superiori (come i monaci nel buddismo) ma persone come tutti gli altri? E, se le cose stanno come sopra, come può un semplice padre di famiglia essere "innamorato di Dio" e contemporaneamente della sua legittima sposa? Eppure il Catechismo insegna che tutti gli uomini sentono spontaneamente l'amore verso il Creatore. E ancora: sono così devianti tutte le altre confessioni cristiane che non prevedono il celibato? I loro ministri (e i maroniti, e i greco-cattolici) sono da considerarsi indegni perché sposati?

Luigi Amicone

Altre argomentazioni parimenti assurde sono state portate avanti da Luigi Amicone nel corso della trasmissione Exit su la 7. Non l'ho potuta vedere ma il tema, particolarmente scottante e importante, era principalmente la diffusione dell'omosessualità della Chiesa. È risaputo (almeno da chi non si farcisce gli occhi con il Parmacotto) che la diffusione di comportamenti omosessuali è a livelli allarmanti, non tanto perché costituisca un grosso male in sè, ma in quanto si differenzia prepotentemente dalle tendenze della società laica. Se in Occidente gli omosessuali sono 1, nel clero (persone con tendenze omosessuali, non necessariamente praticanti) temo -non ho prove- 10. Un cristiano che senta il desiderio di sposarsi ed avere dei figli (come dice Amicone, un requisito fondamentale per diventare preti) solitamente si sposa ed ha dei figli. Viceversa, persone genuinamente cristiane, che viviono con difficoltà la loro diversità sessuale, tendono a conseguire il sacerdozio proprio per avere un ruolo riconosciuto nella società, essendo per loro impossibile tenere una condotta sociale autenticamente cattolica (moglie e un casino di figli). Insomma, allo stato attuale delle cose, il celibato tiene distanti gli eterosessuali e allo stesso tempo attira come una calamita i non eterosessuali particolarmente credenti e zelanti (e sono molti). Amicone insomma è smentito nella teoria ma soprattutto dalla realtà dei fatti, dato che non sembra che la Chiesa si impegni particolarmente a sondare le attitudini sessuali dei loro futuri parroci, condannando la comunità dei credenti ad avere guide che (a fronte di una maggioranza realmente illibata) troppo spesso si ritrovano ad "ardere" e a cadere nell'incontinenza.

P.S. Il dibattito sul celibato, dura da secoli, per non dire dalla nascita della Chiesa, e coinvolge anche alcuni cardinali, come il defunto Suenes, e teologi di spicco. Personalmente non sono nessuno per avere un parere al riguardo. Quello che mi preme sottolineare è che nessuna delle spiegazioni solitamente offerte a sostegno del celibato mi risulta convincente e temo sia così per un gran numero di credenti. E' significativo, invece, che le argomentazioni teologiche più fondate (ma anch'esse dibattute) siano a favore della castità totale, più che del celibato (il quale è stato introdotto principalmente per ragioni socioeconomiche). Questa pagina può dare un'idea. Restano valide le obiezioni pragmatiche che ho portato avanti

martedì 2 ottobre 2007

L'occidentale e il libertarismo - Cofrancesco

Premessa: queste righe parlano di tre articoli apparsi sull'occidentale mesi fa. Scrivo ora perché recentemente sullo stesso schermo è apparsa una critica molto stimolante, che desidererei analizzare in seguito. Mentre scrivevo mi sono accorto che rischiavo di fare un post in cui si parlava di niente e di tutto, per cui le ho scorporate. Per non buttare via il lavoro le pubblico comunque, a guisa di introduzione.

L'attacco, ormai divenuto una costante, condotto dalla rivista online "L'occidentale" di orientamento liberale e (neo)conservatore al "libertarismo" è significativo per molte ragioni, che tenterò di ripercorre. La prima è una presa d'atto. Il termine libertarismo continua in Italia a generare una sorta di paranoia dovuto al fatto che con esso non s'intende quella particolare filosofia politica sviluppata principalmente in America nel corso dell'ultimo secolo, ma una sorta di attitudine esortativa alla tolleranza senza compremessi e al fare quello che si pare, mutuata nell'ordine dall'anarchismo francese, dal sessantotto, infine dalla rivisitazione pannelliana del libertarismo Usa. Di questo pregiudizio è affetto il primo intervento di Dino Cofrancesco, professore di filosofia all'università di Genova, sicuro esperto del pensiero liberale ma che nulla sa dell'oggetto del suo stesso articolo. Di certo avrebbe meritato uno sano sberleffo, invece ha ricevuto come contappeso un contributo di Carlo Lottieri che è servito, per l'ennesima volta, a chiarire misunderstanding lessicali.
Cofrancesco, invece di fare un pochino di ammenda, replica questa volta attaccando direttamente Carlo Lottieri. Rispetto alla prima reprimenda, almeno questa volta l'autore ha la creanza di informarsi il minimo indispensabile. L'articolo riguarda principalmente la critica libertaria al principio democratico. L'argomento è semplice: per i libertari la democrazia non può mai giustificare una violazione dei diritti naturali dell'individuo. Cofrancesco ignora questo punto di partenza, che a ben vedere è garantista, non reazionario e si focalizza esclusivamente (dopo la solita battutina sugli spinelli radicali) su una citazione di Lottieri che parla delle conseguenze nefaste dei moderni welfare-state. A parte le continue citazioni di classici dello stampo di Max Weber (che sanno tanto di argomenti ex auctoritate, peraltro fuori contesto) l'articolo non è altro che un pretesto che continuare la polemica cambiando totalmente topic (dalla democrazia libertaria spinta, ai libertari antidemocratici) ma mantenendo intatto il bersaglio (un'idea confusa e superficiale del libertarismo).

Per quanto riguarda la critica alla democrazia va ricordato che, al di là del manto di sacralità che questa parola gode oggigiorno, essa non è che un blando metodo per prendere decisioni, che si basa, nella fattispecie, sulla regola della maggioranza. In quanto tale non può essere né buono né cattivo in sé. Immaginiamo che dei condomini debbano decidere di che colore riverniciare lo stabile in cui abitano: la democrazia è un buon metodo. qualcuno rimarrà scontento, ovvio ma si faranno contente più persone possibile. Per fare un altro esempio di metodoo valido: quando la scelta è difficile è meglio accordarsi su un individuo, ritenuto esperto, a cui affidarsi (arbitrato). La teoria libertaria non attacca la democrazia rimpiangendo l'assolutismo, come si crede nell'articolo, ma la ridimensiona a quello che veramente è: un sistema tra gli altri, con pregi e con difetti.

lunedì 1 ottobre 2007

Nick Cave: 1 Japan: 0

E' un commento, particolarmente felice, a questo video di Nick Cave, una bellissima versione del capolavoro The Mercy Seat, tratto da una tv giappa. Un documento imperdibile.