lunedì 8 ottobre 2007

Quattro cosette inutili sulle tasse.

I) Il problema non è tanto che un ministro dice che le tasse sono bellissime, il problema è che sono in molti -troppi- a crederci. La fandonia delle imposte come strumento estremamente civile, attraverso il quale una comunità partecipa a delle funzioni essenziali come sicurezza e sanità viene inculcata nelle vergini menti fanciullesche a partire dalle lezioni di educazione civica in terza elementare, prosegue lungo tutta la scuola dell'obbligo e giunge nelle facoltà universitarie tant'è vero che è estremamente raro trovare un laureato in giurisprudenza o in economia il cui pensiero differisca dal mainstream politicamente corretto, statalista e keynesiano. È un problema che condividiamo con tutta l'Europa che ha visto vittoriosi i paradigmi illiberali di stampo marxista e hegeliano, come dimostra questo monumento all'esattore delle tasse situato in Tampere (nella foto).
Ci sono migliaia di argomenti per sostenere che le tasse fanno schifo. Stavolta, per cambiare, mi limiterò ad elencarne due di carattere etico, perché se è vero che anche gli argomenti utilitaristici hanno una loro importanza è anche vero che preferisco lasciarli alle femminuccie con la calcolatrice :)

II) Il primo è etimologicamente intrinseco alla parola "imposte", cioè la natura coercitiva delle stesse. Mettiamola così: se ogni giorno devo comprare cose necessarie per vivere, come cibo e come abiti perché allo stesso modo non dovrei comprarmi (in parte già lo si fa, in barba alle tasse) i servizi sanitari e di istruzione? La risposta più ovvia è che, essendo servizi basilari e costosi, l'accesso a questi deve essere garantito a tutti. Questa argomentazione scricchiola un po' dato che adesso pure la classe operaia va nei paradisi tropicali per le ferie. A ben vedere gli unici "nuovi proletari" che hanno considereolmente bisogno di assistenza statale sono alcuni neoimmigrati (molti dei quali "importati" ad arte), a cui certe parti politiche fanno la corte (e a cui minacciano di estendere il diritto di voto, al solo scopo di salvaguardare "il problema sociale"). La solidarietà è un'altra parola che viene spesso stuprata per sostenere la "bellezza" dell'imposizione fiscale. Io sono convinto che questo sentimento o sgorghi naturalmente dall'essere umano o non si può chiamare con questo nome. La solidarietà infatti esiste sia per la natura civile e comunitaria dell'essere umano, sia per ragioni di convenienza, è infatti opportuno creare un sistema di mutua assistenza nella comunità dove si vive in quanto non ci è dato a sapere se e quando ci troveremo nei guai.

III) La coercività delle tasse va presa sul serio. Esempio ne sono i coniugi Brown. Due distinti signori estremamente ricchi (e la cosa mi piace, dato che è fin troppo facile stare dalla parta dei pòareti). Ed ed :) Elain Brown avevano pianificato sul serio la loro protesta fiscale. Si tratta proprio di protesta, perché non c'è dubbio, sarebbe stato per loro molto più conveniente pagare le tasse, o persino anche l'arretrato con mora. Invece no, un giorno si sono detti: "smettiamola qua, e da oggi non diamo più un soldo al governo". La loro è stata una letterale secessione dal governo federale americano. Essendo assicurati, non avendo figli da mandare all'università ed abitando in una specie di castello con fossato, i Brown erano completamente indipendenti dai servizi del governo. Ragion per cui, ogni soldo versato al Fisco americano era da considerarsi un furto, nel vero senso della parola. Quindi la loro "evasione" è da considerarsi assolutamente etica anche se non meritoria come quella di Thoreau. Per l'autore de "La disobbedienza civile", infatti, la goccia che fece traboccare il vaso fu il fatto che le sua tasse sarebbero andate a finanziare la guerra ispano americana e a sostenere la schiavitù. I Brown, invece volevano semplicemente tenersi i loro soldi, ma l'assunto di fondo e il metodo non cambiano.

IV) Un'altra ragione per cui le tasse fanno schifo è che esse conducono ad una vera propria alienazione del lavoratore dal frutto del loro lavoro. Ogni acquisto è il frutto di una transazione volontaria, l'acquirente solitamente cede il suo denaro in cambio di un bene che preferisce ad esso. Ogni centesimo che va in tasse, invece, è come se finisse in un buco nero, dal quale non farà mai più ritorno. Questo ragionamento è valido per grandi comunità artificiali, come gli stati moderni e in particolare per l'Italia. Molti pagano tasse esagerate, ma nessuno è in grado di vederne derivare benefici proporzionati, in parte perché se ne vanno in corruzione e clientele, in parte per un eccessiva dispersione territoriale. Capita così che anni fa una regione italiana decise di proporre un bozza costituzionale in cui avanzava qualche timida pretesa di trattenere un po' più di liquidità all'interno del proprio territorio. Un ministro allora al governo gridò allo scandalo dicendo che se fosse stata accettata dale oscenità la sua, di regione, non avrebbe più potuto costruire scuole e ospedali. Il che è come dire che la Slovenia dovrebbe pagare le strutture pubbliche all'Albania, ma lasciamo stare. Ora il ministro non è più tale, fa il presidente della sua regione. Che, per inciso, ha il più alto tasso di evasione in Italia ma che, al contrario dei coniugi Brown, dipende dalle altrui tasse.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Per lo stato le tasse valgono più della vita delle persone! Se uccidi, soprattutto poi per ideologia come i terroristi, puoi essere perdonato e magari occupare anche un posto di governo o sottogoverno...in ogni caso un editore non lesina certo un libro da farti pubblicare! Se evadi le tasse, non importa quale ne sia il motivo, sei eternamente condannato nel fuoco dell'inferno! Guarda per esempio come lo stato distribuisce (meglio dire sperpera) i soldi incamerati dalle nostre tasse: www.avruscio.it

Abr ha detto...

Clap clap!
Anche se mi tengo stretta la mia calcolatrice: utilitarista pragmatico, do ut des, come i Brown del resto.
;)
ciao, Abr

Anonimo ha detto...

tra il dire che le tasse sono belle e il dire che se ne potrebbe fare a meno ce ne passa. non sono una cosa bella, lo sarebbero se quello che pagassi mi tornasse indietro sotto forma di servizi invece che di mezzi servizi come succede in italia, ma da che mondo è mondo si pagano tasse, dal giappone agli usa e un motivi ci sarà. Il motivo è che uno stato deve garantire oltre a sanità ed educazione anche infrastrutture adeguate ad esempio. infrastrutture senza le quali non c'è nemmeno mercato.
HarryBurns

Orso von Hobantal ha detto...

Nonostante sia affascinato dall'argomento che le tasse possano essere abolite del tutto non ho i mezzi per sostenerlo, purtroppo. E sia, posso concedere allo Stato o meglio, alle regioni un 5% di flat tax. Che per le grandi infrastrutture, visto quante se ne fanno (sempre e comunque Pecorari permettendo) è pure troppo.

H.I.M. ha detto...

Ottimo. Mi pare invece che gli argomenti a favore dell'abolizione delle tasse li hai elencati tutti. Nessuno dice infatti che i beni ed i servizi resi alla comunità non vadano pagati: sul mercato i beni si pagano eccome.
Ma il problema delle tasse è che sono appunto imposte con la forza anche a chi di quei beni e servizi non usufruirà mai perchè non ne condivide l'utilità (come i Brown) o perchè li ritiene eticamente deprecabili (come Thoreau).
L'esempio classico è quello del sistema sanitario USA. La vulgata vuole che là "se non hai l'assicurazione crepi per un raffreddore e sai, ci sono 60 milini di americani senza assicurazione". Una cazzata col botto che non tiene conto del fatto che buona parte di quei 60 milioni non sono homeless o morti di fame (che possono ricorrere ai servizi pubblici tipo MediCare e MedicAid), ma più semplicemente gente che, per stile di vita, condizioni generali di salute ed età, reputa superfluo pagare per qualcosa di cui non sa quando e se ne beneficierà e preferisce responsabilizzarsi conducendo una vità quanto più salutare possibile e spendere soldi per cure mediche solo qualora se ne presenti realmente la necessità.
Nel caso dell'enclave anarco-capitalista, invece, ad ogni servizio reso disponibile alla comunità corrisponde una reale richiesta. Il che significa che se io, abitante di Freedomcity, posso dimostrare di non usufruire del servizio x, ho tutto il diritto di rifiutarmi a pagarlo.
Tra l'altro mi sono sempre chiesto se il presupposto è quello della fruizione collettiva dei servizi e delle strutture pubbliche, perchè i turisti stranieri non pagano per circolare sulle strade, per cure mediche, per i servizi di polizia, per i treni etc? Qualcuno dirà: "non sono residenti e la fruizione di tali beni per loro è decisamente marginale". Bene, se questo è un principio, per definizione deve essere valido sempre e comunque. Allora perchè vogliono i miei quattrini per pagare i lavori sulla Salerno-Reggio Calabria che non rifarò mai più nemmeno se mi pagano; perchè vogliono i miei denari per la scuola pubblica dove mio figlio non metterà mai piede? Perchè vogliono i miei tintinnanti per pagare i dentisti della mutua dove non andrei manco fossi matto? Lo chiedo ad Harry, che pare si limiti agli aspetti qualitativi nel giudicare la legittimità delle tasse. Se vai in pizzeria e prima ancora di ordinare ti portano una pizza al tartufo a te che odi il tartufo, ti frega poco se sia il prelibato tubero bianco d'Alba, o quello più rustico ed economico nero di Fragno. Ti fa schifo e basta. Saresti contento di pagare il conto ugualmente?

Anonimo ha detto...

Offro uno spunto molto meno profondo. Mi chiedo se a chi rompe le palle con la solita tiritera "aumentiamo le tasse così possiamo fornire 'servizi' per chi non arriva alla fine del mese" è mai balzato in testa di chiedere la detassazione del lavoro ordinario in modo che costoro alla fine del mese, senza ladrocini di governicchi vari, ci arriverebbero eccome? Giusto per proporre una canzone nuova, ogni tanto, oltre alla panzana "si pagano le tasse per ottenere i servizi". Le tasse sono eredità di quando si considerava il sovrano come signore e padrone del territorio, e gli individui come pertinenze del territorio, e dunque qualunque cosa ne guadagnessero dovevano versarlo (in parte) nelle casse del sovrano, che in base a queste condizioni ne aveva piena diritto.

Adesso non è più così, ma le tasse sono rimaste come 'simpatica' eredità da allora (una classe parassita che vive sul lavoro altrui... il sovrano, ieri, il sistema democratico ed i suoi protagonisti oggi).
La tassazione del lavoro ordinario e quella sulla prima casa sono un'aberrazione, chiunque non sia "servo del sistema" per natura se ne accorgerebbe...

il Ratto dello spazio ha detto...

minchia che genialoide!
certo che da adam smith in poi tutti hanno affrontato in maniera sbagliata il problema delle tasse,
non quali tasse
non quante tasse
non chi tassare
più semplicemente nessuna tassa.

il punto di incontro tra anarchia, genialoidismo e pseudoliberismo pè stato appena trovato.

adesso vado a buttare via i miei libri di economia,
grazie di cuore.

Orso von Hobantal ha detto...

Grazie, Ratatouille, ma non sono io ad essere un genio, è il resto del mondo che è scemo.

Scherzi a parte:
1)Ho affrontato la questione tasse da un punto di vista etico (con un po' di prasseologia) quindi l'economia (di cui non sono esperto) c'entra poco.
2)Non sono che un copione, tutto quanto ho detto è già stato affermato dalla scuola austriaca di economia, che in Italia ovviamente non viene studiata.
3)Non l'economia in sè, ovviamente, ma l'economia della scelta pubblica E' il male. Butta via tutti i tuoi libri di Scienza delle finanze, che tessono faziosissimi elogi della tassazione perché sono opera da servi dello Stato (sarebbe come studiare su libri di biologia scritti da imam, vedi un po' te).
4) Sarebbe bello che "voi" (scusa il plurale, ma il tuo intervento me ne ricorda molti altri letti in molte altri spazi) seguaci del verbo mainstream facciate un po' lo sforzo di argomentare le vostre tesi, se ne avete. Invece finisce sempre che scriviate le solite scemenze sarcastiche tipo: "però niente stato... perché non ci sono arrivato io?" (sarei tentato di rispondere: perché non sei attento e ti lasci infarcire di fandonie).
Ti do un consiglio per la prossima volta: vieni qua e riempimi di numeri, formule matematiche, in modo che non capisca un cazzo. Non ti risponderò ma renderai un pelino più triste.
Saluti :)