domenica 17 febbraio 2008

L'Inno veneto



Na bandiera, na léngoa, na storia
Le ne dà siviltà, forsa e gloria (e gloria!)
E ’l futuro splendor le tien alto
Del gran pòpolo fiol de San Marco (San Marco!)

Na nasion, un cor solo, na vóxe
Cei e veci, toxati e tóxe
Che ’ntel cor i conserva ’l Leon
No i se ciama mai vinti,
I fa su i fondaminti
De un nóvo doman.
Ne dà lustro ’ntel móndo la nostra onestà
E la voja de far e de dare na man.
Fen fiorire la tera dai mónti al mar
Defendémo la paxe e la libartà

Tuti insieme co un solo cuor
Tuti insieme na sola Nasion
Rento el cor conservémo el Leon
No sarémo mai vinti,
Fon sù i fondaminti
De un nóvo doman.

Viva! Viva! Viva! Libartà!
Senpre! Senpre! Senpre! Libartà!


Par tèra, par mar: San Marco!

Fonte originale

Questo, dunque, l'inno. La prima critica che avanzo è ovvia: benché sia da premiare ogni iniziativa identitaria, non era una cosa di cui si sentiva l'urgenza. Come ricorda lo stesso testo, i simboli, per unire, devono essere condivisi, e condivisi sono la bandiera, la lingua (un po' meno) e la storia (per definizione). E' molto difficile che quest'inno, che a seguire gli ultimi video del PNV sembra che ci sia sempre stato, possa esserne all'altezza, ma non è tanto colpa dell'inno in sé, quanto del fatto che qualsiasi tentatativo, ora come ora è un'introduzione astorica.
Dirò che la musica (un riarrangiamento libero della Juditha Triumphans di Vivaldi, stando a Raixe Venete) mi piace molto e suona tipicamente veneta. Purtroppo non posso dire lo stesso del testo. Forse a causa di una naturale antipatia verso a tutte le poesiole nazionaliste, olistiche per definizioni: "il noi", "il popolo", "la terra", "la morte" (gli inni sono di norma tanatofili) sono cose che per natura rigetto. Non a caso i due che proprio non digerisco sono "la Marsigliese" e, ovviamente, il tremendo "Fratelli d'Italia". Più apprezzabili, anche se naive, quelli che si limitano a descrivere un paesaggio amato, come il bel Maamme finlandese anche se la mia preferenza assoluta va, in parziale contraddizione con quanto scritto sopra va all'Amhrán na bhFiann irlandese, ma come non si fa ad amare questi tizi armati che, giurando di essere liberi, vanno a cacciare il tiranno sassone?
La prima cosa che non mi piace del testo è dunque quel na nasion, un cor solo, na vóxe: una nazione ha molte voci e cuori, e mi sembra che la Serenissima, con la sua natura paleoconfederale lo sapesse benissimo. Due versi dopo c'è un altro incubo di vecchia data "i fondamenti di un nuovo domani". Ecco, io direi di evitare cose del genere: le magnifiche sorti e progressive le lasciamo ai Pepponi di varia caratura e pensiamo a vivere il presente nel modo meno miserabile che ci riesce.
Alcune cose sono semplicemente fuoriluogo, come quel quadretto familiare composto da cei (che non so che significhi), veci, toxati e toxe ed il distico autopromozionale Ne dà lustro ’ntel móndo la nostra onestà / E la voja de far e de dare na man. Capisco che ci si voglia smarcare dall'immagine dell'italiano medio, ma non dobbiamo vendere nessun prodotto all'estero, soltanto scrivere qualcosa che parli dei veneti e del veneto (senza contare che una persona davvero onesta lo dimostra senza scriverlo in giro. Lo stesso dicasi per la terra che fiorisce, la gente ci si mette d'impegno, è vero, ma abbiamo uno dei climi più fortunati al mondo.
Il verso che apprezzo più di tutti è "defendemo la paxe e la libertà", i due valori su cui nominalmente nacque Venezia.
Ultima pecca sembra essere la metrica, invero assai poco azzeccata, alcuni versi sono decisamente trascinati.
Il tizio che dice "par téra e par mar: San Marco" è favoloso.

Ecco, a questo punto ho detto la mia, sono pronto per le sacrosante critiche che spettano a chi è sempre in prima linea a lamentarsi, e poi non fa nulla.

28 commenti:

H.I.M. ha detto...

Condivido. Il mood dell'inno anche secondo me è troppo coll-naz-pop e rispetta poco lo spirito della Serenissima in cui le minoranze godevano del massimo rispetto e potevano benissimo mantenere integra la propria identità.
Sulla musica invece avrei preferito qualcosa di più imponente, questa invece mi pare un po' sottotraccia, il che, a dire il vero, rispecchia abbastanza bene' l'indole "sgobbona" e non facile alla lagna dei veneti, ma qualcosa che veicolasse meglio il concetto di "rinascita", a mio avviso, non sarebbe stato male.

Infine, "cei" in veneziano (ma anche in alcune zone del trevigiano come Zero Branco -il paese col nome più bello d'Italia ;-) ) significa piccoli.
Quando mi trasferii in prov di Vicenza tutti mi prendevano per il culo perché dicevo i can cei e tutti capivano i "cancelli" mentre io volevo dire i cagnolini. :D

InVisigoth ha detto...

condivido a pieno le tue parole sull'inno irlandese! :-)

Per il resto, da persona che non conosce la lingua, la metrica appare molto "incerta" anche a me, e questo conferisce al tutto un senso di artificiosità che rovina un po' l'inno (che invece dovrebbe sembrare spontaneo... poi magari non lo è mai, ma molti danno quest'idea di spontaneità).

Abr ha detto...

Condivido in generale la critica che ne fai.
Okkio al "non se ne sente la necessita'": non e' vero, i simboli identitari sono importanti in order to gather the people: bandiera, inno, etc.etc. Siamo umani ...
Ricordo che il piu' bell'inno del mondo (secondo me), il "non inno" scozzese Flowers of Scotland, nasce nei campi di rugby cantato a squarciagola dalla gente negli anni '80 ogni volta che si incontra l'odiato inglese dominatore ..
Secondo me Flowers cantato nei test match fu il singolo contributore piu' importante all'ottenimento della devolution scozzese recente (mezzo e non fine, d'accordo, espressione di una volonta', ma anche catalizzatore).

Cio' detto, tornando a bomba, sarei d'accordo con te di uscire dalla retorica Risorgimentarda che affligge parte del testo proposto.

Tra l'altro l'inno non nomina mai uno degli aspetti fondamentali per ogni veneto, residente o lontano: la bellezza della Tera Nostra, dal monte alla valle (zona umida) al mar.

Credo che, come quasi sempre e' stato fatto per gli inni, invece di inventar sarebbe il caso di fare una ricognizione approfondita su quanto gia' prodotto da qualche poeta del passato piu' o meno lontano (con la metrica quindi gia' corretta a priori) e adattarlo a questa musica o a una qualche altra SERENAMENTE MAESTOSA aria Vivaldiana (la venexianita' palese dell'inno deriva da tale autore, e va a mio avviso mantenuta).
ciao, Abr

Orso von Hobantal ha detto...

>Him: da me si usa il termine lipa, pl:lipe, vezz. lipéto.
Per i bambini piccoli abbiamo putèo, pl: putèi, che sostituendo la coordinazione con un asindeto (cioè levando la e e mettendo una virgola) ci sta pure metricamente.

>Inv: non avevo dubbi :)

>Abr: Certo, preferirei solo che fosse meno finto (e forse ci vuole del tempo). Ignoravo questa cosa della Scozia, hanno adattato un teso al tema delle cornamuse?

Anonimo ha detto...

Abr, ti seguo su tutta la linea: su Flowers of Scotland e sulla ricognizione delle vecchie glorie (ce ne saranno pure).
Dopo l'indipendenza del Kosovo circola una bel clima secessionista...a dispetto della retorica eurocratica/ecumenarda che si può attingere a piene mani sul Corriere di stamattina o nelle analisi dei "realisti" che alla stabilità sacrificherebbero il pur modesto briciolo di dignità e orgoglio che gli rimane.

Orso von Hobantal ha detto...

Sul Kosovo scrivo qualcosa stasera :)

Abr ha detto...

"Ceo":
mi pare sia anche (e soprattutto) medio Piave (Pederobba, Cornuda): a Belluno (e/o Feltre?) nella variante "cet".
Probabile sia una deformazione di "bocia".

Flowers of Scotland:
e' una canzone completa (musica e testo) relativamente recente, fine anni '60, di un gruppo folk scozzese, Les Corriers.
Nessuno sa perche' o percome, ma di fatto la gente inizio' a cantarla sugli spalti del Murrayfield sopra a God save the Queen per zittirla; fino a quando un giorno Her Majesty Princess Anne si alzo' in piedi e canto' anche lei con la folla. Wow!

Eppure un inno scozzese "ufficiale" esisteva gia', oramai finito nel dimenticatoio, con tanto di testi del poeta Burns: " "Scots Wha Hae Wi’ Wallace Bled" ("Noi siamo scozzesi del sangue dei Wallace").
Soppiantato; sara' che Flowers of Scotland e' proprio bello, sia nella melodia molto caratteristica e identificabile (proprio come Vivaldi per noi) che nelle parole.

Parla dell'amore struggente per una terra (non di gente! la gente passa, la terra rimane), spoglia e desolata da quando la liberta' e' stata perduta:
The Hills is bare nou,
An Autumn leafs
Lies thick an still,
Ower land that is lost nou,

Ma pur se e' giusto che il passato rimanga nel passato, ora e' il momento di rialzare al testa, di essere nazione, quella stessa che si ribello' alle orgogliose truppe di re Enrico II e le mando' a casa, a pensarci due volte (prima di riprovarci)".

Thir days is past nou,
An in the past
They maun remain,
But we can aye rise nou,
An be the nation again,
That stuid agin him,
Prood Edward's Airmy,
An sent him hamewart,
Tae 'hink again.

Ecco, sono gia' commosso (e sentirlo urlato al Murrayfield da cinquantamila persone con le cornamuse sotto, assicuro, e' da groppo alla gola).
Perche' i simboli identitari contano.
ciao, Abr

Abr ha detto...

Ah, dimenticavo: Flowers of Scotland insegna che raramente, ma capita, un inno puo' nascere anche "dal basso", elevando una canzonetta apparentemente senza pretese.

Ma quella e' una eccezione, magari capitasse; solo che noi che eleviamo? l'unica meritevole sarebbe "Oy 'ndemo vedar i Pin Floi" dei Pitura Freska, dell'enclave globalizzata de Marghera ...;)
Meglio provare a saccheggiare qualche cosa dal passato vah ...
ciao, Abr

Anonimo ha detto...

a me sembra più triste di fratelli d'italia:)

Abr ha detto...

Oy 'ndemo vear i pinfloi, intendi? :)

Orso von Hobantal ha detto...

Dei Pitura Freska preferisco "Coei che ne comanda, i xe senpre na bruta banda"

:P

Flower of Scotland vado ad ascoltarmela subito...

Abr ha detto...

(fratelli d'Italia e' tutto tranne che triste: e' solo una tronfia, retorica marcetta perepepe' col petto all'infuori, scritta da un "terrorista" genovese morto in action prima dei trent'anni .. Bello solo il SI'! finale ..)

Anonimo ha detto...

Peccato! Arrivo molto in ritardo a questo dibattito nostrano.
Solo due cose:
1) La lingua dell'inno è spiccatamente trevigiana (o trevisana, per meglio dire). Solo che anche nel microcosmo trevisano cambia da luogo a luogo. Questa direi è tipica della sinistra piave (Oderzo, Conegliano, Vittorio Veneto, zona eccentrica quindi rispetto al medio-veneto) e si nota un certo tentativo di addolcirla concedendo qualcosa (nella scelta delle consonanti) a usi linguistici più generalizzati. Direi pure che è anche goffamente "aulica": lib[a]rtà, fondam[i]nti...
"Fon" per "facciamo" è in uso nella metà settentrionale della provincia. Basti dire che i miei genitori linguisticamente sono della zona di Castelfranco. Ma è bastato che spostassero la residenza dieci chilometri più a nord, per far sì che io venissi su parlando il "dialetto" Montebellunese-Feltrino. Cosicché quando capitavo a casa dei parenti, mi prendevano in giro per l'uso del "fon" al posto del "faxemo" o "femo"; o del "son" al posto del "semo" (siamo)...
2) "cei" vuole dire effettivamente "bambini", più precisamente "piccoli", come ha scritto Abr. "Ceo" è usato anche come aggettivo, sempre nel significato di "piccolo", anche in relazione a cose. E' tipico trevigiano e molto usato. Ma si dice anche "putei" (insieme a "cei", non in sostituzione di) specie nel sud-ovest della provincia.

Anonimo ha detto...

Ciao! Volevo dire, precisando alcune osservazioni che ho letto, che direi che il testo è prevalentemente composto da vocaboli veneti generali, in gran parte comuni al veneto centrale, da Verona a Venezia (le finali in –r –l ne sono un esempio), nella quale però si inseriscono forme tipiche delle principali parlate (fondamìnti, cei, fon, fen ..). Ecco quindi che "na voxe" in realtà è tradotta con tutte le voci, che secondo me devono essere viste come un arricchimento del patrimonio linguistico e non come una diversità inconciliabile (sterile polemica che non mi spiego)

Anche a me piace molto il verso "defendemo la paxe e la libertà", perché si dimostra un inno di pace e non di sangue (come invece si sente in molti inni).
Un inno, cmq sia, deve avere anche un mood maestoso altrimenti perde la sua "vis" e soprattutto l'obiettivo principale, che è quello di motivare e raccogliere orgogliosamente la folla. E pertanto DEVE puntare a trascinare. Un inno smorto o tristino o in punta di piedi...non ce lo vedo in piazza, in uno stadio o in convegno...


Per rispondere ad ABR secondo me il "fiorisce dalla terra al mar" si riferisce proprio alla nostra terra. (che cmq dovremo rispettare anche un po' di più...chissà che possa servire anche a spronare ad un utilizzo più intelligente).

Ciao!

by MALGA

Manolo ha detto...

io proporrei l'inno veneto della Anonima Magnagati:
http://www.youtube.com/watch?v=QHnTY_nFeJQ

Anonimo ha detto...

ritengo che £a to indicassion sia una de £e pì inte£igenti. sì, forse gà pì atinensa ai fati e a £a realtà un ino cossita casereccio rispeto sto (provisorio, me auguro e lotarò parché sia) qua. Comunque, par chi dixeva che non condivideva l'idea che qualcuno gavesse xà scelto l'ino, da qualche parte se doveva inissiare. xè vero, mi co £i me amissi ridemo parché ad un certo punto sembraria che se dovaria indossare el tutu e fare do passi de dansa classica cantondo£o. comunque ottime osservassioni. desso ghe ne scrivo uno mi...

Cangrande della Scala ha detto...

In Veneto ci sono molte sfacettature della lingua veneta divisa in dialetti; non nego che l'inno dovrebbe essere in lingua veneta, però questo inno in particolare suona molto forzato.
Considerando l'omaggio che Vivaldi ha voluto fare alla Serenissima Repubblica di Venezia direi di accettare l'inno così com'è stato voluto dall'autore.

Anche nell'inno italiano si parla di corte seppur non esista più la monarchia. Ogni inno viene fatto ex novo in un dato momento storico e lo si accetta anche per siglare quel momento come il più importante della storia di quello stato.

Cosa c'è di meglio che assumere come inno la versione originale del Vivaldi a memoria della vittoria dei Veneziani sui Turchi?

Anonimo ha detto...

In questi tempi referendari penso dovremo riflettere sulla necessità di insistere su una coscienza culturale popolare collettiva (e fondamentalmente inserita in un panorama europeo -danza sotis (scottish)- ma anche - l'avelenà (lord randal) ), quella che ha fatto la scozia e la catalunya e che è la base del senso "popolare - nazionale" nei paesi d'oc.
Se vogliamo parlare di un inno per questa nostra terra dovremo andare a vedere i lavori di ricerca dei moltissimi gruppi che hanno lavorato in Veneto sulle tradizioni popolari (calicanto, folkamazurka, in qualche modo anche i belumat...) anche perchè la tradizione popolare è quella che veramente può unirci, chè quando ci riferiamo a Venezia rischiamo di essere piuttosto unilaterali e soprattutto di rifarci a una non nazione (nel senso che non ha mai cercato di costruire coscienza nazionale - essendo perlopiù un impero commerciale aristocratico)
Per quanto riguarda la lingua vi inviterei ad andare a teatro a vedere qualcosa di ruzante o goldoni e vi accorgerete che in passato la lingua era un po' più uniforme, e che il padovano - veneziano di allora ha molti tratti con il veronese storico (ma anche contemporaneo).

Anonimo ha detto...

E se vogliamo qualcosa di non tradizionale... c'è l'immensa produzione di gualtiero bertelli... E il canzoniere popolare veneto.

Trevisan ha detto...

Questo "inno" è stato scritto per Raixe Venete nel 2008.
Lo so per certo perchè conosco l'autore delle parole (un bassanese, non un trevigiano come hanno scritto tempo fa) e so anche chi l'ha suonata la prima (e credo unica) volta (la musica in questa versione è un file MIDI, ci sono altre versioni suonate realmente).

Riguardo il testo, già gli stessi musicisti durante lo studio della parte e la registrazione lo prendevano in giro, tanto è ridicolo. Non si fa altro che mistificare Venezia, il Leone, San Marco, ecc quando ogni veneto al di fuori dei veneziani non è che ami la città lagunare...

In poche parole, questa per me è una porcheria fatta per fini propagandistici e titolata "Inno veneto" da persone che non avevano e non hanno il diritto di chiamarlo così.
Direi quasi che hanno rovinato il brano di Vivaldi...

Unknown ha detto...

Tanto mejo invese l'ano di-taja

Anonimo ha detto...

Condivido di mantenere il testo originale di Juditha triumphans. (Per rispetto della lingua latina sostituirei la "J" con la "I" e userei il medesimo carattere - e un unico suono fonetico - sia per "u" vocale che per "u" semiconsonante; ma si tratta di pedanteria...) Quanto alla parola "corte", nel "Canto degli Italiani" non v'è traccia.

Unknown ha detto...

Direi ke seclo pendi veramente nn hai capoto nulla dellonSPIRITO VENETO! E'stupenfo nelle parole e nella musica

Unknown ha detto...

Mi invesecce lo vedo proprio in una piassa e in tel stadio. De gustibus

Unknown ha detto...

Balle. Nn e' vero ke i veneti nn amano la propria CAPITAL! Metemo le robe in ciaro! Infine le'un grandevinnonke ricalca perfettamente lo SPIRITO VENETO! Ma evidentemete ki critica NO XE'UN VENETO DE SOCA! WSM

Unknown ha detto...

🤣😅🤣😅👎😱🤮🤢WSM 🦁🦁🦁

Unknown ha detto...

Un inno perfetto x la ns identita'di popolo e ci lo critica no xe'un vero veneto! WSM 🦁🦁🦁💗👍🇸🇪

ronne ha detto...

MI PARE CHE L'INNO PROPOSTO ABBIA DEI GROSSI LIMITI PUR ESSENDO ANTICO.UN LIMITE STA NEL FATTO CHE E' DIFFICILMENTE CANTABILE FUORI DA UN CORO CON SOLIDA CULTURA MUSICALEI. UN ALTRO LIMITE MI PARE SIA NEL TESTO COME GIA' DETTO DA ALTRI. io AVREI PREFERITO UN INNO "STILE INGLESE" COME MUSICA. MI PARE CHE L'INNO DELLA REPUBBLICA DI S.MARINO SIA UN BUON ESEMPIO DI SOBRIETA NEL TESTO E DI SOLENNITA' NELLA MUSICA. SI POTEVA, AVENDO AVUTO COME INNO ANCHE QUELLO IN COMUNE CON I LOMBARDI:INNO LOMBARDO-VENETO, TENERE LA MUSICA DELL'INNO LOMBARDO VENETO CHE è MOLTO BELLA E SOLENNE, MA CON UN TESTO CHE INNEGGI ALLA SERENISSIMA REPUBBLICA ALLA SUA LIBERTA', AI SUOI MONTI, PIANURE E FIUMI, ALLA BELEZZA DELLA SUA TERRA.