martedì 11 dicembre 2007

Legalize it!

Questa notizia appresa sul blog di Stato Minimo mi dà l'occasione di fare outing su un argomento a me caro: i casini.
Ritengo la legalizzazione della prostituzione una battaglia di alta civiltà e auspico che avvenga quanto prima. Ovviamente, come tutte le cose sensate, è raro che che venga presa in considerazione soprattutto da chi se la tira con il laicismo e i diritti civili, che magari ha spaccato le balle per anni con la marja. Innanzittutto perché sul mercato c'è molto più richiesta di topa che non di erba ma anche perché se c'è una legge bigotta, clerico-fascista e ridicola, quella è proprio la legge Merlin. Ora una parlamentare padovana del centrodestra (sottolineo il fatto che sia donna e veneta, averghìne... anche se a pensarci bene lo era pure la Merlin) ha fatto una proposta di legge che peraltro prevede:
1. inquadramento della prostituzione come lavoro autonomo (ma và?) e relativa tassazione
2. determinate regole per il sito dell'attività
3. la possibilità che un'ordinanza del sindaco vieti la costruzione di bordelli in comuni con una popolazione inferiore ai 10.000 abitanti
4. Un registro di chi esercità l'attività da tenere presso il comune
5. multe per chi esercita la prostituzione abusiva (al di fuori del registro)
6. l'obbligo per i Comuni di promuovere attività e interventi idonei alla prevenzione dell'esercizio della prostituzione e iniziative a favore di chi vuole smettere di prostituirsi.
I primi due punti mi trovano abbastanza d'accordo, le prostitute devono avere parità di trattamento con gli altri lavoratori (abbasseremo le tasse anche per loro), le regole come la distanza dalle scuole sono di buon senso e forse proprio per questo dovrebbero essere lasciate a discrezione dei singoli comuni, non capisco però perché un comune di piccolo possa vietare i bordelli e uno grande no, anche qui la decisione dovrebbe essere del sindaco.
Il quarto punto è un po' ridicolo e mi sembra anche violare la privacy. Forse sarebbe più utile l'istituzione di un ordine delle bagascie, per assicurarsi che il cittadino usufruisca dei servigi di autentiche professioniste, con relativa istruzione professionale garantita (sì, sono ironico).
Per quanto riguarda le multe... beh sono la conseguenza del fatto che una legge mette per forza di cosa fuorilegge chi non si adegua. Certo sarebbero da limitare a chi pratica l'attività su suolo pubblico, e non vada a perseguire quel che accade nel privato.
Il sesto punto puzza talmente di welfare che neanche lo commento.
Concludendo, si apprezza l'iniziativa della Casellati, che è una che ragiona. Purtroppo ragiona da politico e non riesce a non ultraregolamentare. Bastava molto meno per far molto di più: abrogare le norme che impediscono la prostituzione organizzata in edifici privati e dare pieno potere alle amministrazioni comunali (che nelle grandi città dovrebbero delegarle a quelle circoscrizionali) di legiferare a riguardo, in modo che i cittadini possano scegliere localmente cosa vogliano che accada nel loro vicinato.

4 commenti:

Unknown ha detto...

meglio di niente la proposta di legge, ottimo il tuo post, in particolare l'ultimo paragrafo.

bene il primo punto della proposta, per il resto vieterei semplicemente la prostituzione e la "promozione" di essa in tutti i luoghi pubblici che non siano abitazioni private o bordelli. per il resto (possibilità di aprire bordelli inclusa) completa competenza ai comuni.

vabé alla fine non ho aggiunto un c**** a quello che hai detto te, whatever...

Anonimo ha detto...

La Merlin era una mia compaesana (ho anche presentato un libro su di lei), erano altri tempi, ha cercato di risolvere un problema creandone altri

Diego ha detto...

Sacrosanto l'inquadramento come lavoro autonomo, troppo vago per esprimermi il secondo punto,superflui tutti gli altri. Si potrebbe al limite accettare che i comuni autonomamente stabiliscano dei parametri in cui dicono dove si può fare e dove non si può fare, ma credo che sarebbe inutile. Perchè una prostituta dovrebbe aprire la sua "attività" vicino a una scuola o in piazza? La prima esigenza del puttaniere è la riservatezza. Addirittura i sexy shop mi sembra che cerchino sempre posti non troppo appariscenti. Comunque andrebbe detto a chiare lettere che chiunque può rifiutare di vendere o affittare uno stabile a chiunque, quindi dev'essere garantito il diritto dei condomini di vietare l'attività di prostituzione (come qualsiasi altra attività) nel loro stabile.

Orso von Hobantal ha detto...

Mmm... ho visto che i soliti laicilibbbertari (non parlo di quelli in parlamento) hanno storto il naso davanti a ciò che ritengono "un umiliazione per la donna"...
E poi è il Vaticano ad imporre la morale...