I commenti al post
sul caso Jokela mi hanno convinto a scrivere qualcosa sul diritto a portare armi, in modo da rispondere alle critiche liberal, o almeno spiegare il mio punto di vista al riguardo.
Difendersi dall'aggressore è un diritto naturale (inalienabile). Il fondamento analitico è molto semplice: "altrimenti si muore".
Ciò è comprovato anche dal fatto che una delle ultime vestigia di giusnaturalismo nel nostro diritto è proprio il fatto che una persona che uccide un aggressore che ha messo in pericolo la sua vita non commette reato. Questo, almeno, in teoria. In pratica ti fanno un mucchio di problemi e si rischia di pagare di più di un autentico assassino.
Le armi da fuoco sono l'unico strumento di autodifesa efficace contro le altre armi da fuoco e quindi non si possono vietare.
A questo punto di solito un liberal ribatte che se nessuno avesse armi da fuoco (e siccome non viviamo nel 1300 ciò significa vietarle) non ci sarebbe necessità di autodifesa attraverso esse, e il mondo sarebbe più sicuro. Per chi?
L'argomento liberal è quello che si verifica attualmente nel mondo in cui viviamo: lo stato è il monopolista autolegittimato della violenza e quindi della sicurezza. La balla che ci viene fatta bere adesso è che questo va a nostro vantaggio. Non è vero, e non lo dico perché sono un pazzo senza speranze, ma perché è comprovato storicamente. Le restrizioni sulle armi da fuoco sono un'invenzione degli stati moderni per motivi di sicurezza interna. L'obiettivo era ed è quello di poter sedare molto facilmente rivolte e sedizioni (nel Medioevo sarebbe risultato ridicolo contingentare archi e spade, le armi più potenti all'epoca). Le restrizioni europee sulle armi derivano tutte da leggi aventi espressamente quello scopo (in Italia credo ci siano ancora regi decreti a regolare ciò). Se il regime fascista avesse avuto più fortuna nel controllo delle armi, la Resistenza non ci sarebbe stata.
L'eccezione degli Stati Uniti è illuminante a tal riguardo. Mi ricordo che un film, ambientato nel presente, c'era questa battuta: "proibire le armi? e come facciamo a difenderci se il re ci invade?". Risulta chiaro il concetto che la sicurezza è a spese del privato cittadino, che dunque detiene il diritto a portare armi. Armarsi per difendersi dal potere è ben radicato nello spirito redneck. Dopo la strage del Virginia Tech, mentre in Italia c'era il solito dibattito sulla facilità di reperire armi negli USA, oltreoceano la cagnara la faceva la National Rifle Association. Motivo? Il campus era zona off-limt per le armi (giustamente). Molti gun owners sostennero che se tale limitazione non ci fosse stata, al posto di undici morti ce ne sarebbero stati due (la prima vittima e il killer). Questa regola in genere è valida. Proibisci qualcosa e gli onesti la rispetteranno, i criminali no. Esito: più criminali armati in proporzione. In un paese come l'Italia, dove le persone girano armate sono molto poche, le leggi restrittive hanno fatto la fortuna dei delinquenti col coltello.
A questo proposito, il mio amico che commentava ha tirato fuori un altro argomento molto caro ai liberal. Uccidere con la pistola è più facile, perché basta premere un bottone. Vuoi mettere la cattiveria necessaria a sgozzare uno? Cito testualmente:
Le armi a volte hanno la responsabilità nell'uccidere le persone, spersonalizzando il gesto della morte. E' diverso e molto più facile premere un grilletto, piuttosto che spaccare la testa a qualcuno a mazzate da baseball. Pensateci: avete mai visto una strage in un liceo compiuta con una mazza da baseball? (argomentazione anche piuttosto diffusa su internet, ma giuro, non avevo letto nulla in proposito).
Punto terzo: sempre sul distacco dalla morte. Dai, ammettetelo tutti nella vita avete pensato “Quello lì lo uccido”. Quello è il primo scalino. Poi di solito uno se la mette via, ripensa ai dieci comandamenti o al giusnaturalismo e si calma. Qualcuno no; qualcuno sale il secondo scalino. Tipo “Adesso quello lì lo ammazzo davvero” (qui il commento completo)
Chi fa le stragi le fa con i fucili, e le fa a dispetto delle leggi e della protezione dello stato. Il primo punto è un buon argomento per evitare di proibire mazze da baseball, più che altro.
Il secondo punto è inquietante: ricorda per un certo verso la novella di Pirandello "il Soffio". Mettiamo che domani si scopre che soffiando tra l'indice e il pollice verso qualcuno si provoca la morte di costui. La soluzione statalista sarebbe quella di troncare le dita a tutti, quella liberale di fare il culo a chi ci prova e a chi ci riesce. Il terzo punto è deprimente, in quanto indica quello che purtroppo è il pensiero dominante nella società attuale: considerare normale che a qualcuno gli prendano i cosidetti cinque minuti e, siccome ha una pistola, la usi. Questo atteggiamento è paradigmatico in quanto rivela la concezione che lo stato e i suoi amici hanno dell'umanità: un branco di bambini immaturi e capricciosi, da comprendere e prevenire, piuttosto che punire. Con ciò non voglio negare che gente del genere esista e qualora con libero arbitrio decidano di sparare a chi ha avuto la brutta idea di scherzarli andrebbero rimossi dalla società.
Detto ciò, concludo con il vero problema che dobbiamo affrontare nella vita di tutti i giorni: difenderci dai pazzi che sparano nelle scuole. La brutta notizia è che siamo indifesi e se qualcuno -Dio non voglia- ha la volontà e riesce a procurarsi armi potrebbe replicare lo show in qualsiasi scuola italiana. Se questa cosa dovesse accadere, magari più volte, si renderebbero necessari controlli e metal-detector nella maggior parte delle scuole. Ma sono convinto che l'arma migliore sia il controllo reciproco. Il tizio di Jokela era un malato mentale, strano che nessuno se ne sia accorto prima. Per fortuna, invece, quando un tizio, anch'esso con le rotelle fuori posto, si è bullato con gli amici di voler fare la stessa cosa, questi qua sono andati dalla polizia, che ha scoperto che il bulletto (poi suicidatosi) faceva sul serio.
Qui la notizia. Notare che il titolo dice "la polizia sventa massacro". Vero per niente, ma siamo alle solite.