domenica 25 novembre 2007

Bruno Leoni

In questi giorni, in occasione del 40° anniversario della sua morte , in molti lo stanno ricordando, ed è un sollievo.

Di lui ho letto, più di due anni fa, La libertà e la Legge. Non ho una grandissima memoria a lungo termine ma due tesi di questo importantissimo libro mi sono rimaste ben calcate in testa e non mi abbandoneranno mai:

1) Il diritto nasce dalla continua contrattazione tra privati e dovrebbe venire "scoperto" da esperti, non inventato da imbecilli . Pertanto un ordinamento consuetidinario è l'unico in grado di adeguarsi alle istanze della società in modo corretto e causando meno torti.
2)Il potere legislativo è il MALE. Andiamo a votare come dei pirla gente che poi legifererà per premiare e punire minoranze. I parlamenti democratici pensano di risolvere ogni problema con una nuova legge producendo, nel migliori dei casi, tonnellate di regolamenti che male omologano una realtà differente. L'inflazione legislativa, inoltre, causa una crescente insensibilità verso le leggi. Teoricamente vige ancora il motto "ignorantia legis non excusat", in pratica la conoscenza delle stesse è limitata ad una piccola cricca di privilegiati, le leggi vengono meno prese sul serio e anche la Rule of Law ne risente.

Risulta chiaro come questo testo evidenzi gran parte dei problemi che affliggono le moderne democrazie, in particolare quella italiana. Altrettanto chiaro che pur italiano, proprio nel nostro paese Leoni fu ed è ancora largamente ignorato.
L'apporto di Bruno Leoni è unico e geniale nel panorama della filosofia del diritto affollato da positivisti, decisionisti, normativisti. Dal canto suo sottolineava di vedere una grande coerenza nell'assenza di una costituzione nell'ordinamento giuridico inglese, dato che la disciplina strettamente consuetudinaria impediva l'ancoramento a qualsiasi tipo di norma. La mancanza di una carta base, pertanto, non andava a difetto della libertà, ma alla salvaguardia della stessa.

Purtroppo l'avvento degli stati giacobini ha letteralmente divelto il diritto delle nazioni (vedi il discorso di Pearasto, qui sulla destra) a favore di uno codicistico elaborato dal sovrano. In questo modo siamo stati defraudati di uno dei nostri beni più grandi e allo stesso tempo messi sotto il giogo di un potere assolutamente discrezionale.

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