Uno dei libertari più conservatori (culturali) che ci siano, Hans Hoppe, è stato più volte criticato per la sua omofobia. Brillante insegnante (a quanto si può desumere dai suoi ratings) di economia a Las Vegas, è stato l'anno scorso denunciato da uno studente per aver detto che "gli omosessuali tendono per natura ad avere (al pari di ubriaconi, perditempo ecc.) un alto tasso di preferenze naturali". In pratica preferiscono il poco e subito (il famoso uovo oggi) e non ha il senso del risparmio (preferire la gallina domani).
Tralasciando le problematiche relative all'attività di insegnamento e di espressione, c'è da chiedersi se Hoppe sia stato in quella occasione fedele ai suoi stessi metodi (quelli della scuola economica austriaca). In primo luogo parlare di omosessuali è un grave tradimento della metodologia individualistica, essendo una generalizzazione indebita. Hoppe ritiene che gli omosessuali tendono per forza ad essere "capricciosi" e a non risparmiare perché non hanno figli. Giusto, ma questo si deve estendere a tutti coloro che non hanno figli. Il noto puttaniere Flavio spende in donne e lusso molto più di Marco, omosessuale con un lavoro di responsabilità e morigerato (che magari vive con un compagno stabile).
Ma quello che è più sorprendente, secondo me, è l'inversione del rapporto causa-effetto. Nei casi del perdigiorno, dell'ubriacone, del giocatore d'azzardo, dell'irresponsabile (tutte categorie indicate da Hoppe, nella medesima circostanza) sono tali proprio perché hanno un alto tasso di preferenza temporale. Noi consideriamo un perdigiorno uno che non fa niente, proprio perché preferisce il non lavorare ad un'esistenza migliore attraverso il lavoro, l'ubriacone è uno che preferisce avere più alcool possibile subito, il giocatore d'azzardo preferisce forti emozioni al denaro che scialacqua, dulcis in fundis l'irresponsabile è giudicato tale dalla società proprio in virtù del suo tasso di preferenza temporale e della sua scarsa propensione al risparmio.
Un altro esempio di come una buona testa possa cadere anch'essa in fissazioni infondate.
Tralasciando le problematiche relative all'attività di insegnamento e di espressione, c'è da chiedersi se Hoppe sia stato in quella occasione fedele ai suoi stessi metodi (quelli della scuola economica austriaca). In primo luogo parlare di omosessuali è un grave tradimento della metodologia individualistica, essendo una generalizzazione indebita. Hoppe ritiene che gli omosessuali tendono per forza ad essere "capricciosi" e a non risparmiare perché non hanno figli. Giusto, ma questo si deve estendere a tutti coloro che non hanno figli. Il noto puttaniere Flavio spende in donne e lusso molto più di Marco, omosessuale con un lavoro di responsabilità e morigerato (che magari vive con un compagno stabile).
Ma quello che è più sorprendente, secondo me, è l'inversione del rapporto causa-effetto. Nei casi del perdigiorno, dell'ubriacone, del giocatore d'azzardo, dell'irresponsabile (tutte categorie indicate da Hoppe, nella medesima circostanza) sono tali proprio perché hanno un alto tasso di preferenza temporale. Noi consideriamo un perdigiorno uno che non fa niente, proprio perché preferisce il non lavorare ad un'esistenza migliore attraverso il lavoro, l'ubriacone è uno che preferisce avere più alcool possibile subito, il giocatore d'azzardo preferisce forti emozioni al denaro che scialacqua, dulcis in fundis l'irresponsabile è giudicato tale dalla società proprio in virtù del suo tasso di preferenza temporale e della sua scarsa propensione al risparmio.
Un altro esempio di come una buona testa possa cadere anch'essa in fissazioni infondate.
3 commenti:
E' successo ancora, l'anno scorso?
Per la verità Hoppe, per spiegare il tasso di preferenza temporale, paragona i gay anche ai bambini e agli anziani (non solo ad alcolizzati, etc.).
Certo anche questi paragoni sono criticabili e imputabili di generalizzare: per esempio si dà il caso di anziani risparmiatori che intendono lasciare una consistente eredità all'amata prole.
Del resto alcune ricerche empiriche sembrano dar ragione ad Hoppe (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/08_Agosto/31/mercato_omosessuali.shtml).
Soprattutto non dimentichiamo che per il paleolibertario, il tasso di preferenza temporale ha una sua cifra tecnica (il tasso di interesse), ma anche psicologico/antropologica.
E in questo senso, secondo me (http://passaggioalbosco.blogspot.com/2007/08/gayfriendly-consumerfriendly.html), non tanto l'omosessualità (i comportamenti omosessuali), ma la "cultura gayfriendly" è ben colta da Hoppe nella sua essenza.
Tutto questo per dire: non lasciamo Hoppe all'ACLU :)
ciao
Se per cultura gayfriendly intendi una variante gaia di un certo bambocciettonismo (tipo le cretine di Sex and the City, per intenderci) siamo d'accordo. Non era peraltro mia intenzione sottovalutare il giudizio sulla psicologia dello scialacquatore, che è una delle innovazioni di Hoppe. Il fatto è accaduto ad inizio 2006, sul sito del Mises è ancora rintacciabile l'Hoppe Victory Blog (l'università ha riconosciuto che si trattava di libertà d'insegnamento).
Il vero scoop è comunque il rating, incredibile il numero di studenti che lo adula, la maggior parte descrive le sue lezioni come "divertenti", e stanno parlando di microeconomia...
imparato molto
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