Da Samizdata (una lettura quotidiana obbligatoria) apprendo questa notizia interessante. Accade che un certo burocrate finlandese, Mikko Puumalainen, se ho capito bene già sottosegretario al ministero del lavoro nonché "garante delle minoranze" vuole combattere il razzismo su internet usando gli stessi metodi adoperati contro la pedopornografia. Si tratta inserire un firewall capace di bloccare i siti "razzisti". Ora, a parte l'infelice equiparazione di un reato d'opinione (perché si tratta di roba scritta, fondamentalmente) e una grave forma di sfruttamento e abuso di minori, la differenza è questa: un sito pedopornografico è facile da individuare, ma quello razzista? Puumalainen preme per una "broad application" ed estende il concetto di razzismo alle semplici espressione di idee politiche. In un caso, particolarmente grave, si è voluto perseguire* un blogger colpevole di aver scritto che la minoranza somala (molto presente in Finlandia e importata praticamente di peso, perché il governo di allora voleva dimostrare di essere solidale coi rifugiati) commette furti per un tasso procapite 100 volte superiore a quello dei finlandesi.
Dato che una notizia del genere potrebbe diffondere un sentimento anti immigrati, Puumalainen ha pensato bene di considerarla razzista, e quindi di lucchettare il blog.
La parte farsesca della storia è che quel dato era attinto da una fonte autorevole: lo stesso ministero della giustizia finlandese.
Un'altra dimostrazione che il prevedere reati d'opinione può rivelarsi un'ottima scusa per controllare il dissenso politico.
*In realtà non si capisce né da Samizdata né dal blogger in questione (che non scrive più da luglio, ma non è oscurato) quali siano gli eventuali capi d'imputazione, e in generale quanto sia seria la questione.
Dato che una notizia del genere potrebbe diffondere un sentimento anti immigrati, Puumalainen ha pensato bene di considerarla razzista, e quindi di lucchettare il blog.
La parte farsesca della storia è che quel dato era attinto da una fonte autorevole: lo stesso ministero della giustizia finlandese.
Un'altra dimostrazione che il prevedere reati d'opinione può rivelarsi un'ottima scusa per controllare il dissenso politico.
*In realtà non si capisce né da Samizdata né dal blogger in questione (che non scrive più da luglio, ma non è oscurato) quali siano gli eventuali capi d'imputazione, e in generale quanto sia seria la questione.
7 commenti:
Beh anche la pedopornografia è un reato d'opinione perché si tratta di roba scritta fondamentalmente.
La pedofilia è un reato d'abuso di minore ma la pornografia è un reato d'opinione.
Proprio oggi su Samizdata (stimolati da questo caso) aprono una discussione del genere.
Resto dell'avviso che sia un reato perché coinvelge un soggetto che difficilmente è consenziente.
E poi dipende anche dal tipo di pornografia.
Non parlo della produzione di materiale pedopornografico, ma della sua fruizione.
Ci sono due soggetti differenti: il produttore e il fruitore.
Insomma sarebbe come incriminare chi guarda le immagini di un assassinio o di una guerra al telegiornale di omicidio.
Come se la fruizione e la produzione, in regime di mercato per consumo, non fossero interdipendenti.
Per non parlare poi, della solita iperbole male in arnese: che c'entra l'imbattersi per lo più accidentalmente in una riproduzione di crimini o violenze (certo non preconcordata tra "interpreti" e "autori") con la deliberata fruizione di materiale pedopornografico (intenzionalmente realizzato per diffusione paracommerciale)?
Devo scriverci un post, sull'abuso di iperboli e paradossi che imperversa nella blogosfera.
Liberalfascismo, nel senso di "liberal", ovviamente. E anche nel senso di "fascismo".
Credo abbia ragione Fabri -ma anche- Ismael.
E' reato di opinione a patto che il materiale non sia comprato (in quel caso si finanzia un crimine contro dei veri minori no?). Per fumetti/libri/videogiochi/dipinti invece non ci sono vittime, quindi non ci sono nemmeno crimini.
Comunque a parte la tristezza perchè uno spera sempre che all'estero le cose vadano meglio, dire che:
1) Le censure sono sempre fatte "a fin di bene". Io lo dico sempre che il bene è molto più pericoloso del male (anche il più malvagio si pone qualche limite, chi crede di agire per il bene si sente in diritto di fare di tutto).
2) Lo stato come sempre ricorre alla censura solo quando la verità è incerta.
Grazie Sgembo, il tuo maanchismo mi ha risparmiato la replica.
Il problema non è tanto la fruizione di materiale, ma come esso viene realizzato.
E d'accordo anche su i due punti
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