Oggi mi sono imbattuto, anzi mi hanno fatto imbattere in questi due video.
Il primo è filo cinese,
il secondo filo tibetano. Contenuti a parte, quello che sconcerta è il rating medio dei voti: il filo cinese ha un numero di preferenze altissime, quello pro Tibet una media incredibilmente bassa. Il tutto con you tube oscurato -si dice- in Cina.
Il primo video, pieno di parole con l'asterisco, tanta è la sicumera del realizzatore, riporta una serie di "fatti": primo fra tutti che la Cina è un paese multiculturale, e che quella tibetana è solo una delle tante (56) etnie. Poi la mena sulla Storia, quella con la S, sul fatto che il Tibet è da sempre cinese e via. Ecco questo è il genere di stronzate che una mente illuminata dovrebbe guardare impassibile scorrere giù nelle fogne. Non mi interessa sapere come, dove e perché i tibetani vogliono l'indipendenza (o l'autonomia), mi basta sapere che ci sono,
si prendono le botte e muoiono. Gente della mia generazione. Conta gran poco, semmai come aggravante, che i cinesi in Tibet, fossero essi soldati dell'imperatore o guardie del popolo, abbiano fatto le loro da secoli, lo stesso ragionamento, come nota un commentatore, si adatterebbe alla Mongolia, che Pechino adesso come adesso non si sogna di reclamare. Oppure a Taiwan, dato che quando salta fuori la questione c'è sempre qualche volpe (solitamente ministro o, peggio ancora, un esperto) che dice che è
inevitabile il ricongiungimento tra l'isola e la Repubblica Popolare. La gente non lo vuole? Ma vi pare che sia un problema in un paese in cui lo schiav... -pardon- il cittadino è alla completa mercé del grande Stato che tutto abbraccia? Lo schifo di cui gronda la Cina sta tutto nel sistematico disprezzo per l'individuo, che non possiede diritti, se è fortunato lo è per gentile concessione del governo, che può togliergli tutto quando gli salta il grillo. Uno che crede di aver capito tutto dalla vita, Giulio Andreotti, si è lasciato sfuggire poco tempo fa "con un miliardo di popolazione è naturale che usino le maniere forti,
per tenerli a bada". Ecco, questo è la Cina, questo è il problema, il Tibet è solo un sintomo, e grattare quando la piaga torna a bruciare più di tanto non serve.
Per quanto riguardo il dibattito sulle olimpiadi, beh, non sono un capo di stato ma farò tutto il possibile per boicottarle, nel senso che ignorerò l'esibizione della volontà di potenza di questa banda di criminali. Sono in disaccordo con
chi crede che la fiaccola olimpica porterà il capitale, e quindi libertà, in quel di Pechino. Devono aver confuso la Cina con Cuba: i musi gialli sono riusciti ad imbrigliare persino l'economia libera, e ne hanno fatto un ingranaggio del loro strumento di dominio. Il paradosso è che in estremo oriente i diritti di proprietà (per chi ce l'ha) sono più rispettati che in Europa, i padroni costruiscono interi villaggi (uno di questo l'ha progettato un architetto vicentino, anche lui uno di quelli che "daremo al complesso un volto umano") dove vengono depor... -pardon- si trasferiscono in massa migliaia di operai e lì ci restano.
Da questa grande sceneggiata ci guadagneranno solo i soliti noti, gli altri lavoreranno e poi creperanno, come è detto loro di fare.