Premessa: queste righe parlano di tre articoli apparsi sull'occidentale mesi fa. Scrivo ora perché recentemente sullo stesso schermo è apparsa una critica molto stimolante, che desidererei analizzare in seguito. Mentre scrivevo mi sono accorto che rischiavo di fare un post in cui si parlava di niente e di tutto, per cui le ho scorporate. Per non buttare via il lavoro le pubblico comunque, a guisa di introduzione.
L'attacco, ormai divenuto una costante, condotto dalla rivista online "L'occidentale" di orientamento liberale e (neo)conservatore al "libertarismo" è significativo per molte ragioni, che tenterò di ripercorre. La prima è una presa d'atto. Il termine libertarismo continua in Italia a generare una sorta di paranoia dovuto al fatto che con esso non s'intende quella particolare filosofia politica sviluppata principalmente in America nel corso dell'ultimo secolo, ma una sorta di attitudine esortativa alla tolleranza senza compremessi e al fare quello che si pare, mutuata nell'ordine dall'anarchismo francese, dal sessantotto, infine dalla rivisitazione pannelliana del libertarismo Usa. Di questo pregiudizio è affetto il primo intervento di Dino Cofrancesco, professore di filosofia all'università di Genova, sicuro esperto del pensiero liberale ma che nulla sa dell'oggetto del suo stesso articolo. Di certo avrebbe meritato uno sano sberleffo, invece ha ricevuto come contappeso un contributo di Carlo Lottieri che è servito, per l'ennesima volta, a chiarire misunderstanding lessicali.
Cofrancesco, invece di fare un pochino di ammenda, replica questa volta attaccando direttamente Carlo Lottieri. Rispetto alla prima reprimenda, almeno questa volta l'autore ha la creanza di informarsi il minimo indispensabile. L'articolo riguarda principalmente la critica libertaria al principio democratico. L'argomento è semplice: per i libertari la democrazia non può mai giustificare una violazione dei diritti naturali dell'individuo. Cofrancesco ignora questo punto di partenza, che a ben vedere è garantista, non reazionario e si focalizza esclusivamente (dopo la solita battutina sugli spinelli radicali) su una citazione di Lottieri che parla delle conseguenze nefaste dei moderni welfare-state. A parte le continue citazioni di classici dello stampo di Max Weber (che sanno tanto di argomenti ex auctoritate, peraltro fuori contesto) l'articolo non è altro che un pretesto che continuare la polemica cambiando totalmente topic (dalla democrazia libertaria spinta, ai libertari antidemocratici) ma mantenendo intatto il bersaglio (un'idea confusa e superficiale del libertarismo).
Per quanto riguarda la critica alla democrazia va ricordato che, al di là del manto di sacralità che questa parola gode oggigiorno, essa non è che un blando metodo per prendere decisioni, che si basa, nella fattispecie, sulla regola della maggioranza. In quanto tale non può essere né buono né cattivo in sé. Immaginiamo che dei condomini debbano decidere di che colore riverniciare lo stabile in cui abitano: la democrazia è un buon metodo. qualcuno rimarrà scontento, ovvio ma si faranno contente più persone possibile. Per fare un altro esempio di metodoo valido: quando la scelta è difficile è meglio accordarsi su un individuo, ritenuto esperto, a cui affidarsi (arbitrato). La teoria libertaria non attacca la democrazia rimpiangendo l'assolutismo, come si crede nell'articolo, ma la ridimensiona a quello che veramente è: un sistema tra gli altri, con pregi e con difetti.
L'attacco, ormai divenuto una costante, condotto dalla rivista online "L'occidentale" di orientamento liberale e (neo)conservatore al "libertarismo" è significativo per molte ragioni, che tenterò di ripercorre. La prima è una presa d'atto. Il termine libertarismo continua in Italia a generare una sorta di paranoia dovuto al fatto che con esso non s'intende quella particolare filosofia politica sviluppata principalmente in America nel corso dell'ultimo secolo, ma una sorta di attitudine esortativa alla tolleranza senza compremessi e al fare quello che si pare, mutuata nell'ordine dall'anarchismo francese, dal sessantotto, infine dalla rivisitazione pannelliana del libertarismo Usa. Di questo pregiudizio è affetto il primo intervento di Dino Cofrancesco, professore di filosofia all'università di Genova, sicuro esperto del pensiero liberale ma che nulla sa dell'oggetto del suo stesso articolo. Di certo avrebbe meritato uno sano sberleffo, invece ha ricevuto come contappeso un contributo di Carlo Lottieri che è servito, per l'ennesima volta, a chiarire misunderstanding lessicali.
Cofrancesco, invece di fare un pochino di ammenda, replica questa volta attaccando direttamente Carlo Lottieri. Rispetto alla prima reprimenda, almeno questa volta l'autore ha la creanza di informarsi il minimo indispensabile. L'articolo riguarda principalmente la critica libertaria al principio democratico. L'argomento è semplice: per i libertari la democrazia non può mai giustificare una violazione dei diritti naturali dell'individuo. Cofrancesco ignora questo punto di partenza, che a ben vedere è garantista, non reazionario e si focalizza esclusivamente (dopo la solita battutina sugli spinelli radicali) su una citazione di Lottieri che parla delle conseguenze nefaste dei moderni welfare-state. A parte le continue citazioni di classici dello stampo di Max Weber (che sanno tanto di argomenti ex auctoritate, peraltro fuori contesto) l'articolo non è altro che un pretesto che continuare la polemica cambiando totalmente topic (dalla democrazia libertaria spinta, ai libertari antidemocratici) ma mantenendo intatto il bersaglio (un'idea confusa e superficiale del libertarismo).
Per quanto riguarda la critica alla democrazia va ricordato che, al di là del manto di sacralità che questa parola gode oggigiorno, essa non è che un blando metodo per prendere decisioni, che si basa, nella fattispecie, sulla regola della maggioranza. In quanto tale non può essere né buono né cattivo in sé. Immaginiamo che dei condomini debbano decidere di che colore riverniciare lo stabile in cui abitano: la democrazia è un buon metodo. qualcuno rimarrà scontento, ovvio ma si faranno contente più persone possibile. Per fare un altro esempio di metodoo valido: quando la scelta è difficile è meglio accordarsi su un individuo, ritenuto esperto, a cui affidarsi (arbitrato). La teoria libertaria non attacca la democrazia rimpiangendo l'assolutismo, come si crede nell'articolo, ma la ridimensiona a quello che veramente è: un sistema tra gli altri, con pregi e con difetti.
1 commento:
Eccellente.
Che poi sono proprio quelli come Pannella che generano confusione ed ignoranza sul concetto di libertarismo (lui è il maestro delle libertà prese attvs lo stato sociale... ).
Ciao!
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