Quando è scoppiata la cagnara sull'affaire Risé ammetto di essere cascato assolutamente dal pero.
Riassumo la vicenda per chi si fosse perso questa grande vicenda (cioé un lettore non tocquevilliano a caso). Claudio Risé è uno psicoterapeuta noto per alcune battaglie: per il ruolo della paternità in una società mammocentrica (che condivido in pieno), contro l'uso della cannabis (che condivido molto meno). A marzo, sul Domenicale esce un articolo a sua firma che cita quello che per me è un perfetto sconosciuto, Joseph Nicolosi, un tizio che sostiene di "guarire" giovani confusi sessualmente. Scoppia la bufera. Molti accusano che Nicolosi è un pericolo pubblico. In effetti dubito che si possa asportare da un omosessuale la sua "gaiezza", e probabilmente può risultare più controproducente lo sforzo psichico per cambiare la propria sessualità (sempre se è possibile) che non accettarla. Ma anche vero che molti che si recano da questi terapeuti lo fanno perché vivono male la loro condizione. Insomma, la mia posizione al riguardo è delle più ignave: non so se possa essere possibile e, sinceramente, non me ne importa più di tanto.
Ben presto, tuttavia, ci si rese conto che il vero problema era tutt'altro: ovvero se uno omosessuale ci nasce o se lo diventa col tempo. E' una questione dibattuttissima, persino tra i genetisti. Poi, non è detto che la soluzione sia per forza una sola.
In quell'occasione, comunque, mi meravigliai di come alcune persone (gay o meno) prendessero come un'offesa terrificante la negazione della teoria genetica. A me sembra invero molto comodo, divide il mondo in due: etero e omosessuale (palese il fatto che non sia così). Se fosse vero è solo una questione di tempo e l'orientamento di un individuo sarebbe conoscibile dalla nascita mediante appositi test. Magari lo si potrebbe scrivere anche sulla cartà di identità tra il sesso e la data di nascita. Magari si potrebbe fare in modo che lo Stato riconosca le unioni solo con il sesso che ci è stato assegnato dalla natura, tanto per avocare un altro po' della nostra libertà di scelta. In breve, non so chi dei due partiti abbia ragione (e, ribadisco, manco mi interessa) ma non vedo questo grande progresso nell'affermare la determinazione genetica, se non un'altra vittoria dell'olismo. Insomma, perché è così importante convincere la gente di ciò? Non ho ancora trovato risposte.
Quando questa mattina è apparso sui muri di Firenze questo manifesto, preludio di un'iniziativa ben più ambiziosa e interamente pagata con i soldi pubblici, le associazioni di omosessuali tipo Arcigay e i soliti autoproclamati re dei ricchioni (gente come Grillini) hanno ovviamente plaudito. Sul sito del corriere molti commentatori dicono che è una mossa "avanti", degna di un "paese civile". Ebbene, anche la civilissima Germania hitleriana considerava l'omosessualità un fenomeno genetico, e di conseguenza sopprimeva i gli individui irrimediabilmente afflitti. Il paradosso è proprio questo: i genii che hanno concepito il manifesto si illudevano forse di propagare la tolleranza, se ne illudevano al punto tale da ritenere superfluo precisarlo. E invece hanno pubblicizzato solo una teoria, sovrapponendo la reclame alla scienza a nessun beneficio né del privato cittadino, né degli omosessuali.
Riassumo la vicenda per chi si fosse perso questa grande vicenda (cioé un lettore non tocquevilliano a caso). Claudio Risé è uno psicoterapeuta noto per alcune battaglie: per il ruolo della paternità in una società mammocentrica (che condivido in pieno), contro l'uso della cannabis (che condivido molto meno). A marzo, sul Domenicale esce un articolo a sua firma che cita quello che per me è un perfetto sconosciuto, Joseph Nicolosi, un tizio che sostiene di "guarire" giovani confusi sessualmente. Scoppia la bufera. Molti accusano che Nicolosi è un pericolo pubblico. In effetti dubito che si possa asportare da un omosessuale la sua "gaiezza", e probabilmente può risultare più controproducente lo sforzo psichico per cambiare la propria sessualità (sempre se è possibile) che non accettarla. Ma anche vero che molti che si recano da questi terapeuti lo fanno perché vivono male la loro condizione. Insomma, la mia posizione al riguardo è delle più ignave: non so se possa essere possibile e, sinceramente, non me ne importa più di tanto.
Ben presto, tuttavia, ci si rese conto che il vero problema era tutt'altro: ovvero se uno omosessuale ci nasce o se lo diventa col tempo. E' una questione dibattuttissima, persino tra i genetisti. Poi, non è detto che la soluzione sia per forza una sola.
In quell'occasione, comunque, mi meravigliai di come alcune persone (gay o meno) prendessero come un'offesa terrificante la negazione della teoria genetica. A me sembra invero molto comodo, divide il mondo in due: etero e omosessuale (palese il fatto che non sia così). Se fosse vero è solo una questione di tempo e l'orientamento di un individuo sarebbe conoscibile dalla nascita mediante appositi test. Magari lo si potrebbe scrivere anche sulla cartà di identità tra il sesso e la data di nascita. Magari si potrebbe fare in modo che lo Stato riconosca le unioni solo con il sesso che ci è stato assegnato dalla natura, tanto per avocare un altro po' della nostra libertà di scelta. In breve, non so chi dei due partiti abbia ragione (e, ribadisco, manco mi interessa) ma non vedo questo grande progresso nell'affermare la determinazione genetica, se non un'altra vittoria dell'olismo. Insomma, perché è così importante convincere la gente di ciò? Non ho ancora trovato risposte.
Quando questa mattina è apparso sui muri di Firenze questo manifesto, preludio di un'iniziativa ben più ambiziosa e interamente pagata con i soldi pubblici, le associazioni di omosessuali tipo Arcigay e i soliti autoproclamati re dei ricchioni (gente come Grillini) hanno ovviamente plaudito. Sul sito del corriere molti commentatori dicono che è una mossa "avanti", degna di un "paese civile". Ebbene, anche la civilissima Germania hitleriana considerava l'omosessualità un fenomeno genetico, e di conseguenza sopprimeva i gli individui irrimediabilmente afflitti. Il paradosso è proprio questo: i genii che hanno concepito il manifesto si illudevano forse di propagare la tolleranza, se ne illudevano al punto tale da ritenere superfluo precisarlo. E invece hanno pubblicizzato solo una teoria, sovrapponendo la reclame alla scienza a nessun beneficio né del privato cittadino, né degli omosessuali.
Hat tip: l'avvocato Max, Davide Giacalone
12 commenti:
Già Sarkozy era scivolato in campagna elettorale sul punto.
Il manifesto è una forzatura, come lo era la legge del 2004 della stessa regione toscana (sic), impugnata dall'allora governo di centrodestra, che proclamava che Regione e province e sistema sanitario dovessero sostenere/accompagnare il cambiamento di genere/orientamento sessuale di chi ne sentisse il bisogno.
Come vedi quel che conta non è la coerenza di pensiero, ma la volontà di radicali e socialisti di imporre alla società tutta la loro "cultura gayfriendly".
Per quanto riguarda l'orientamento omosessuale (non l'omosessualità, che è categoria modernissima ed incerta), va da sé che malgrado gli sforzi della scienza razzista e non, la sua origine genetica è finora un'ipotesi del tutto priva di fondamento.
Va da sé che l'orientamento sessuale non può neppure essere una semplice e pura scelta (come mettere un vestito piuttosto che un altro, la mattina). Ma qui è in corso una battaglia ideologica, sulle spalle delle persone e della loro dignità. Pertanto ragionare non si può, per lorsignori basta colpire.
un caro saluto.
ps: Non so se hai letto "Oltre l'omosessualità" recentemente pubblicato da San Paolo, di Nicolosi, ma guarda che i medici del NARTH, in forza di un'etica pienamente libertaria, aiutano persone che a loro si rivolgono per chiedere aiuto perché insoddisfatte del loro orientamento sessuale distonico.
Insomma, sono molto più coercitivi e psicologicamente controproducenti, la massa dei terapeuti adattivi gayfriendly, che considerano il disagio della psiche e dell'anima come la sporcizia da mettere sotto il tappeto della società progressista.
mi associo a quanto scrive Paolo. ciao
A dir la verità, non tutti i diretti interessati "hanno ovviamente plaudito". Sembra che le comuniste de Simone e Luxuria facciano del "moralismo" sul manifesto in questione.
Non so linkarti nulla perchè non l'ho letto in rete ma credo che con i potenti mezzi a tua disposizione riuscirai in un batter d'occhio a trovarti l'intervento in questione. (fa anche rima).
stammi bene.s.r.
Io non vedo niente di male nel accettare che moltissimi orientamenti in sono influenzati dai geni
Nessun gene determina una caratteristica umana, i geni codificano solo la sintesi di proteine, che possono poi influire su aspetti funzionali.
Che poi questi aspetti funzionali possano spingere verso un orientamento omosessuale più o meno marcato è abbastanza normale.
Dire che l'omosessualità è una categoria modernissima mi lascia perplesso,sopratutto legendo queste righe del Satiricon di Petronio ( circa del 60 d.C )
"A spingermi a una separazione così frettolosa era la foia: da un pezzo infatti volevo togliermi di torno quel rompi di un guardiano per riallacciare con Gitone il rapporto di un tempo.
Dopo aver setacciato ogni angolo della città, me ne torno nella mia stanzetta e lì, ottenuti finalmente dei baci come si deve, mi avvinghio al ragazzino con abbracci da favola, centrando il mio obiettivo da fare invidia. Ma non avevo ancora fatto tutto per bene, che Ascilto, avvicinatosi alla porta in punta di piedi, rompe i chiavistelli con una spallata e mi becca che me la spasso col fratellino"
Ti lascia perplesso perché non hai capito quel che ho scritto.
Come hanno evidenziato Foucault e molti altri, la "categoria" della omosessualità è frutto della modernità, compare nell'ottocento, come la stessa parola.
(Era spiegato con molta precisione anche nell'articolo sul Domenicale qui citato da El Boaro, vedi qui: http://maschiselvatici.blogsome.com/2007/03/14/claudio-rise-su-il-domenicale/ ).
Per il resto, molto brevemente, neppure lo stesso Nicolosi esclude totalmente e pregiudizialmente possibili influenze (ma non determinanti) genetiche, pur certamente marginali, rispetto alle variabili dell'educazione, dell'ambiente famigliare, della presenza/assenza paterna, etc.. Fatto che, anche qualora fosse dimostrato, non sposterebbe di una virgola tutta l'impostazione del suo lavoro.
cordialmente.
Perfettamente d'accordo con Paolo per quanto riguarda la modernità della divisione tra omo ed etero. Nell'antichità il comportamento omosessuale era ritenuto una cosa non stranissima (presso i greci, meno per i romani) ma comunque non era praticato alternativamente al sesso etero. Del resto mi sembra che nel Satyricon Encolpio ci dia dentro un po' con tutto.
Lo stesso vale per i libertini 7/800schi. C'è da chiedersi cosa penserebbe Oscar Wilde della campagna della Regione Toscana...
Allora, veniamo subito alla questione scientifica. La scienza è dominata da correnti politiche e su questo non ci si può fare nulla. Il laicismo nella scienza è molto raro. Purtroppo essa è del tutto influenzata dalla sociologia. Quindi abbiamo studi che sembrano dimostrare tutto e il contrario di tutto, a seconda di chi li ha fatti. Di certo, attualmente, non c'è nulla. L'analisi più attendibile è quella di Rosenzweig: probabilmente una forma di determinismo morfogenetico c'è, lo si cerca attualmente di vedere studiando i nuclei preottici mediali dell'ipotalamo. Di certo una componente ambientale agente sui geni c'è sempre, quando si parla di comportamento, quindi la determinazione morfogenetica assoluta che vogliono far passare adesso mi sembra non veritiera.
Ma volendo far passare ciò, non ho ben capito cosa si vuole ottenere dimostrando che l'omosessualità è un modulo comportamentale determinato unicamente dai geni, piuttosto che una alterazione del comportamento comune di natura psicologica.
Perchè questo dovrebbe indurre nella gente un senso di pietà che riduce la discriminazione?
Bah!!!
Io rimango dell'idea che sia i geni che l'ambiente siano determinanti.
Ma anche che non abbia assolutamente nessuna importanza nel giudizio che si può dare di una persona.
Per questo l'insistere sia su un assoluta origine genetica, eliminando cosi la responsabilità personale sulle proprie scelte di vita, sia negandone l'importanza, sperando forse che si possano ridurre le tendenze a fare sesso con persone dello stesso sesso, mi sembrano poco rispettose della natura umana.
@Jinzo: è quello che mi chiedo nel post (spero si sia capito :))
Pietro: d'accordo, ma non credo che i sostenitori della teoria genetista vogliono ridurre la tendenza omosessuale, anzi sembrano decisamente gay friendly. Più che altro mi sembra una furia categorizzatrice (si scrive così?) un po' priva di senso.
Il fatto è che io scrivo come un cane, quelli che sperano di ridurre le tendenze a fare sesso con persone dello stesso sesso sono coloro che negano l'influsso detreminante di fattori innati.
Che forse non si rendono conto che dire "l'omosessualità è frutto dell'educazione, dell'ambiente, di problemi famigliari" ha la stessa dignità di dire, con rispetto parlando, "la violenza nella società è frutto dell'educazione, dell'ambiente, di problemi famigliari".
è una forma di determinismo sociale che non mi sembra molto lontano dalle teorie marxiste su struttra e sovrastruttura sociale.
Sì boaro, mi volevo associare anche io alle tue perplessità.
Mi sembra però che alcune risposte siano uscite anche in questi commenti.
L'"innatismo" (soprattutto quando superficialmente inteso in senso deterministico), risponde alla necessità che è tipica di ogni potere di incasellare l'uomo in predefinite categorie, per ragioni di controllo ed organizzazione sociale. Poi di volta in volta il potere si riserva di benedire o viceversa maledire questi "insiemi del mondo".
Dal punto di vista di certi movimenti gay, si spinge in questa direzione per:
A) chiudere rapidamente il discorso dell'identità omosessuale (e ciò tradisce evidentemente un'ansia identitaria);
B) "conquistare a sé" chi vive sulla propria pelle crisi identitarie (proclamando che esse sono determinate dalla cultura sociale bigotta e retriva, omofoba), e mettere a tacere ogni proposta di lavoro diversa.
(questo è un punto pericolosissimo della propaganda gay (e che ingenera enorme confusione) qualora la cultura gay si diffondesse nella società. Qui si andrebbe OT, ma basti ricordare che tendenze omoerotiche sono comuni e facilmente riscontrabili nell'adolescenza, sono spesso parte del naturale processo di individuazione ed identificazione col proprio sesso, anche in giovani che poi hanno uno sviluppo tranquillamente eterosessuale. Il modo in cui queste sono strumentalizzate per es. in molte scuole pubbliche americane dai gruppi gay è del tutto criminale).
Sul piano personale, poi, dire: "sono nato in questo modo", è un modo per barricarsi contro ogni approfondimento della propria personalità e possibile lavoro su di sé (questo vale per ogni orientamento personale, naturalmente non solo per quello sessuale, che però è forse il più importante e complesso). C'è una forma di "distacco difensivo". Sappiamo che la libertà può essere anche più o meno consciamente considerata un peso, soprattutto da persone deboli.
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