A poche ore dal risultato politico più bello e importante degli ultimi anni, è una soddisfazione leggere le reazioni del nemico mainstream. Già ieri La Repubblica metteva in evidenza il blog di Andrea Bonanni dov'era apparso il post "Le contraddizioni della democrazia". La contraddizione, per Bonanni, è in realtà solo una, molto semplice e poco originale (la Repubblica, non quella di Scalfari, ma di Platone è datata 390 a.C.) democrazia vuol dire governo del popolo (o della maggioranza, per precisione), ma troppe volte il popolo è troppo stupido per scegliere. Vedere demmoggratigi ridotti a scrivere questo è sempre una gioia per il cuore. Dice ancora Bonanni:
Invece accade che la Francia (i cui cittadini hanno respinto la costituzione europea) si sia sbrigata a chiedere la ratifica del trattato (che ribadisce quanto scritto nella precedente costituzione) in quattro e quattr'otto senza consultare la plebe, e lo stesso si accingono a fare i Paesi Bassi. Ma sono governi "liberamente eletti". Tutto questo va benissimo, oro colato per i feticisti della demmoggrazzia, come l'oppionionista di Repubblica, i dipendenti da A. Spinelli e il Presidente della Repubblica Eurocratica Italiacana, che, con una gaffe indecorosa, riportata con nonchalanche dalla propaganda mezzo stampa, vorrebbe cacciare la Tigre Celtica dall'Europa.
Lo stesso per dire la verità sarebbe accaduto se anche l'Irlanda avesse ignorato l'inutile trafila referendaria: il governo ha fatto attivamente campagna per il sì, 90% dei partiti era a favore, l'unica eccezione: lo Sinn Fein, il partito di sinistra (oggi per la stampa italiana "nazionalista") che di solito prende tra il 3 ed il 6% di preferenze.
Sostiene sempre Bonanni (e lo riprende il noioso Venturini sul Corriere) che la gente non dovrebbe votare per cose che non capisce (perché, quando si tratta delle politiche, tra finanziarie e modifiche alla costituzione son tutti professori, vero?).
Ammettiamo che gli Irlandesi non abbiano avuto il tempo di leggersi le 273 pagine tra dichiarazioni e protocolli, di non apprezzare la clausola di solidarietà o la tassa europea contro il riscaldamento globale, beh, è davvero tanto difficile farsi un'idea quando le meraviglie dell'UE sono tutti i giorni sotto i nostri occhi? Quando, per dirne una, non ci è permesso di vendere più del 51% del fabbisogno nazionale di latte? Un cartello del comitato per il no affisso per le strade di Dublino diceva: meno competenze, più tasse. Direi che hanno capito benissimo.
La prossima mossa dell'europorcile sarà quello di escogitare qualcosa per fottersene del voto irlandese, magari pensionando l'inutile clausola dell'unanimità. Solo allora la democrazia che piace a Bonanni e agli altri, quella che impone la volontà dei lupi sugli agnelli, sarà finalmente degna del suo nome.
I no, tutti insieme, arrivano al massimo allo 0,25 per cento della popolazione dell’Ue. Ma hanno il potere di bloccare una decisione presa da 27 governi liberamente eletti e già ratificata da 18 parlamenti in rappresentanza di centinaia di milioni di cittadini.La vera domanda è contenuta nello stesso paragrafo. Perché i governi e parlamenti "liberamente eletti" quando si tratta di Europa finiscono per prendere decisioni sistematicamente contrarie a quelle dei sudd... pardon... cittadini che governano? Non dovrebbero, così in teoria, rappresentarli? Perché mancano alternative allo sfacciato ottimismo europeista?
Invece accade che la Francia (i cui cittadini hanno respinto la costituzione europea) si sia sbrigata a chiedere la ratifica del trattato (che ribadisce quanto scritto nella precedente costituzione) in quattro e quattr'otto senza consultare la plebe, e lo stesso si accingono a fare i Paesi Bassi. Ma sono governi "liberamente eletti". Tutto questo va benissimo, oro colato per i feticisti della demmoggrazzia, come l'oppionionista di Repubblica, i dipendenti da A. Spinelli e il Presidente della Repubblica Eurocratica Italiacana, che, con una gaffe indecorosa, riportata con nonchalanche dalla propaganda mezzo stampa, vorrebbe cacciare la Tigre Celtica dall'Europa.
Lo stesso per dire la verità sarebbe accaduto se anche l'Irlanda avesse ignorato l'inutile trafila referendaria: il governo ha fatto attivamente campagna per il sì, 90% dei partiti era a favore, l'unica eccezione: lo Sinn Fein, il partito di sinistra (oggi per la stampa italiana "nazionalista") che di solito prende tra il 3 ed il 6% di preferenze.
Sostiene sempre Bonanni (e lo riprende il noioso Venturini sul Corriere) che la gente non dovrebbe votare per cose che non capisce (perché, quando si tratta delle politiche, tra finanziarie e modifiche alla costituzione son tutti professori, vero?).
Ammettiamo che gli Irlandesi non abbiano avuto il tempo di leggersi le 273 pagine tra dichiarazioni e protocolli, di non apprezzare la clausola di solidarietà o la tassa europea contro il riscaldamento globale, beh, è davvero tanto difficile farsi un'idea quando le meraviglie dell'UE sono tutti i giorni sotto i nostri occhi? Quando, per dirne una, non ci è permesso di vendere più del 51% del fabbisogno nazionale di latte? Un cartello del comitato per il no affisso per le strade di Dublino diceva: meno competenze, più tasse. Direi che hanno capito benissimo.
La prossima mossa dell'europorcile sarà quello di escogitare qualcosa per fottersene del voto irlandese, magari pensionando l'inutile clausola dell'unanimità. Solo allora la democrazia che piace a Bonanni e agli altri, quella che impone la volontà dei lupi sugli agnelli, sarà finalmente degna del suo nome.