sabato 14 giugno 2008

Pinta di Guinness per tutti


A poche ore dal risultato politico più bello e importante degli ultimi anni, è una soddisfazione leggere le reazioni del nemico mainstream. Già ieri La Repubblica metteva in evidenza il blog di Andrea Bonanni dov'era apparso il post "Le contraddizioni della democrazia". La contraddizione, per Bonanni, è in realtà solo una, molto semplice e poco originale (la Repubblica, non quella di Scalfari, ma di Platone è datata 390 a.C.) democrazia vuol dire governo del popolo (o della maggioranza, per precisione), ma troppe volte il popolo è troppo stupido per scegliere. Vedere demmoggratigi ridotti a scrivere questo è sempre una gioia per il cuore. Dice ancora Bonanni:
I no, tutti insieme, arrivano al massimo allo 0,25 per cento della popolazione dell’Ue. Ma hanno il potere di bloccare una decisione presa da 27 governi liberamente eletti e già ratificata da 18 parlamenti in rappresentanza di centinaia di milioni di cittadini.
La vera domanda è contenuta nello stesso paragrafo. Perché i governi e parlamenti "liberamente eletti" quando si tratta di Europa finiscono per prendere decisioni sistematicamente contrarie a quelle dei sudd... pardon... cittadini che governano? Non dovrebbero, così in teoria, rappresentarli? Perché mancano alternative allo sfacciato ottimismo europeista?
Invece accade che la Francia (i cui cittadini hanno respinto la costituzione europea) si sia sbrigata a chiedere la ratifica del trattato (che ribadisce quanto scritto nella precedente costituzione) in quattro e quattr'otto senza consultare la plebe, e lo stesso si accingono a fare i Paesi Bassi. Ma sono governi "liberamente eletti". Tutto questo va benissimo, oro colato per i feticisti della demmoggrazzia, come l'oppionionista di Repubblica, i dipendenti da A. Spinelli e il Presidente della Repubblica Eurocratica Italiacana, che, con una gaffe indecorosa, riportata con nonchalanche dalla propaganda mezzo stampa, vorrebbe cacciare la Tigre Celtica dall'Europa.
Lo stesso per dire la verità sarebbe accaduto se anche l'Irlanda avesse ignorato l'inutile trafila referendaria: il governo ha fatto attivamente campagna per il sì, 90% dei partiti era a favore, l'unica eccezione: lo Sinn Fein, il partito di sinistra (oggi per la stampa italiana "nazionalista") che di solito prende tra il 3 ed il 6% di preferenze.
Sostiene sempre Bonanni (e lo riprende il noioso Venturini sul Corriere) che la gente non dovrebbe votare per cose che non capisce (perché, quando si tratta delle politiche, tra finanziarie e modifiche alla costituzione son tutti professori, vero?).
Ammettiamo che gli Irlandesi non abbiano avuto il tempo di leggersi le 273 pagine tra dichiarazioni e protocolli, di non apprezzare la clausola di solidarietà o la tassa europea contro il riscaldamento globale, beh, è davvero tanto difficile farsi un'idea quando le meraviglie dell'UE sono tutti i giorni sotto i nostri occhi? Quando, per dirne una, non ci è permesso di vendere più del 51% del fabbisogno nazionale di latte? Un cartello del comitato per il no affisso per le strade di Dublino diceva: meno competenze, più tasse. Direi che hanno capito benissimo.
La prossima mossa dell'europorcile sarà quello di escogitare qualcosa per fottersene del voto irlandese, magari pensionando l'inutile clausola dell'unanimità. Solo allora la democrazia che piace a Bonanni e agli altri, quella che impone la volontà dei lupi sugli agnelli, sarà finalmente degna del suo nome.

Bias

1) E' scoppiata la caccia ai "fannulloni". Di questi tempi, quasi una notizia al giorno. Poliziotti che sciano con l'ernia al disco, impiegati ballerini e via dicendo. Ma quelli più insospettabile sono i cosidetti "assenteisti", cioé coloro i quali non hanno nemmeno bisogno di un certificato medico, per quanto fasullo. Ieri è stato il turno della moglie di un boss della 'ndrangheta (e qui mi vien da ridere, perché per una certa vulgata televisiva i lavoratori statali vengono denominati "servi dello stato", in questo caso in palese conflitto di interesse) impiegata al catasto che aveva sempre il cartellino magicamente timbrato. Tempo addietro, via radio, avevo sentito il caso di un "dirigente che si dedicava allo sport e allo shopping anziché essere correttamente al posto di lavoro". Lo avrebbero specificato solo più tardi, il tizio lavorava in un'amministrazione provinciale. Ma non c'erano dubbi che il suo impiego fosse statale. In che azienda, infatti, sarebbe stato possibile che un dipendente importante sparisse regolarmente? Evidentemente il lavoro del dirigente in questione è inutile. In casi come questi la truffa è già avvenuta prima, "creando" posti di lavoro non richiesti (a spese dei contribuenti).

2) In un sistema di sanità privata, il cliente-paziente ha l'onere del pagamento, a meno che intervenga come mediatrice una società di assicurazione. Anche in questo caso, tale società, vivendo di profitto dovrebbe assicurarsi di non spendere i suoi soldi inutilmente. Medici e chirurghi privati potrebbero comunque essere tentati da cercare di arrotondare in qualche maniera, ma operazioni non richieste sarebbero comunque parzialmente a loro carico. Accade, però che una clinica privata, ma che in realtà sopravvive grazie agli accordi con la regione Lombardia, decida di truffare stato e cittadini inventandosi (e purtroppo realizzando) operazioni inutili. Dando il giusto peso alle responsabilità individuali, si può asserire, che anche questa volta lo stato si è rivelato essere un grande turbatore della meccanica di mercato, che di per sé incentiverebbe molto di più alla responsabilità individuale (non ultima quella del paziente, qui non soggetto a pagamento).
Invece no, per la gran parte degli italiani la colpa è "del sistema privato e delle logiche del profitto."

3) A Mestre sta per essere costruito un nuovo campo per la comunità dei Sinti residenti in città. Alcuni cittadini si oppongono in nome di una dovuta precedenza "italiana" al "diritto alla casa. I sostenitori della politica del sindaco Cacciari, la Chiesa Cattolica e i centri più o meno sociali sostengono che si tratterebbe di un'inqualificabile comportamento intollerante nei confronti di gente che vive a Venezia da più di 40 anni. Nessuno dice che proprio perché ci sono da quarant'anni, parlano perfettamente o quasi l'italiano, essi abbiano, a differenza di altri, il diritto di vedersi sistemati dal comune. Delle due l'una: o privilegiati, o incapienti.

lunedì 9 giugno 2008

On fìo-o solo e anca ébate

Mi arriva questa mail divertente con le tipiche frasi che un genitore veneto suole ripetere al proprio figlio in modo da frustrarne lo spirito ribelle adolescenziale. Non si tratta di luoghi comuni, testimonio che almeno una decina mi sono state rivolte personalmente e tutte le altre le ho sentite proferite dai "veci" di miei amici (ero presente, lo ribadisco). Quelle me le sono risparmiate perché più di tanto non ho mai bevuto, né fumato. Non sono figlio unico ma è possibile che abbia sentito pure quella del titolo, almeno fino ai 7 anni :D.

  • Bocia, gambe in spàea e caminare!
  • Vara che te scavesso e gambe sora i danoci...
  • Vara che te cambio i conotati!
  • Vara che quea xè ea porta...
  • Mi a to età saltavo i fossi par longo!
  • Mi a to età jero xà stufo de lavorare
  • Desso ti te ve farte el libreto de laoro!
  • Tajate i caveji che te fe afàno!
  • Tajate i caveji che te ghe i peoci co a patente ormai...
  • Te vorìa on poca de russia a ti...
  • Xè mejo che te scampi co tute e gambe che te ghe...
  • Te poi piansare in greco, tanto no teo compro.
  • No sta strassinare i pìe.
  • No sta savatàre.
  • No sta fare che vegna là to pare!
  • Omo avisà ......TUTO salvà!
  • Vara che te sì in oro...
  • Vara che te riva na man roersa!
  • Vara che te meto in coèjio!!!
  • Questa xè a casa dea asagna.... Chi che no laora no magna!
  • Gheto proprio ciapare esempio dai pì stupidi.......
  • Bon da gnente come el paltan!
  • Varda el trio paloma: dò inseminii e uno in coma!
  • Magna e tasi!
  • Vergognate che xè ora!
  • No te te vergogni mia!!!
  • Dai, disi qualcosa!!!!!.. Prova parlare se te ghe corajo!!!
  • Ma sito inseminio!
  • Stame distante...
  • Vàrdama co te parlo!
  • Va via prima che te copa!
  • Gheto sentio queo che te go dito!!!!
  • Xè soeo che i criminai che sta in giro a note...
  • I to amissi no ga mia na fameja?
  • Ma mi credito che fabbrica i schei de note?
  • Gheto fumà ea droga?
  • Jèrea aranciata quea che te ghe vomità sta note?
  • A te me pari spirità!
  • Varda che luni xè un giorno lavorativo.
  • Va in stramona!
  • Varda che giro el manego dea scoa
  • Come che te gò fato te desfo
  • Varda che me cavo nà savata
  • Gheto bisogno de un moreto che te staga drio e che'l rancura e strasse ?
  • Te sito petenà?
  • Varda che te tendo
  • Te pare e ore de rivare ?
  • Te vedarè quando che no ghè sarà più ea serva
  • Cò moro mì te mori dala fame
  • Và pian co chea moto
  • Vèstate che te ciapi el snaro
  • Cavate e scarpe prima de n'dare sù pae scae
  • Ancora te cambito ?
  • Almanco ea roba onta butea lavare, te ghè strasse dapartuto in camara
  • Come che te vè fora dala porta a buto un fuminante in te chea camara
  • N'antro paro de scarpe te te sì comprà ?
  • Faremo nà camara solo pae scarpe
  • Non stà bevare vin a stomego vodo (riferio al spriss in bar)
  • Cossa veto fare in te chel bar pien de onti semrpe coa cica in boca?
  • Te pari bon ala to età farte vèdare là da tuti quei che me conosse....
  • Co te passi là davanti te senti sempre nà spussa..ma cossa fùmei?
  • Cò chee quatro sbuderate coj fioi all'asìo e ore in bar co goto da nà parte e cica da staltra
  • Co vien casa to pare gheo digo
  • Non xè miga ora che te vaghi lavorare?
  • Sbassa chea teevision senò fasso dò tochi.
  • A gò un fiolo solo e anca ebete!!!

sabato 7 giugno 2008

I perché di Bob Barr

Succede che un tizio di nome Bob Barr ha vinto le primarie del Partito Libertario. Questo fatto ha causato qualche polemica tra militanti, curiosi e simpatizzanti perché Bob Barr, per convinzioni e storia personale non è un libertario, ma un conservatore piuttosto intransigente, gravitante fino all'altro ieri nella destra repubblicana. Ci sono due perché legati a questa scelta: il primo è che sono anni che il partito libertario ottiene risultati imbarazzanti (in molti casi superato dai Verdi e da American First), il secondo è che deve tenere conto dell'effetto Ron Paul. Con Bob Barr, da questo punto di vista, si piglierebbero i proverbiali due piccioni con la stessa fava. Ben diverso dai "professorini" libertari modello (fiscal conservative, social tollerant, una filosofia che comunque incarna il suo collega di ticket, Wayne Root, candidato alla vicepresidenza) questo ruvido conservatore potrebbe avere un seguito e drenare i voti dei repubblicani delusi dalla nomination di McCain. Barr inoltre è uno dei pochi (con Goldwater jr) che dal Gop ha appoggiato la candidatura di Paul con cui può vantare di condividere una determinata "vision". Ma va sottolineato che, purtroppo, Barr non vanta un pedigree intatto come il dottore: si è schierato più di una volta a favore delle war on drugs (motivo per cui Paul lasciò il partito nel 1984) ed ha votato in favore di provvedimenti particolarmente illiberali (tra cui il Patriot Act).
Per altri critici, la nomina di Barr sarebbe indice del declino dell'indipendenza del Partito Libertario, ormai infestato da conservatori e pure da democratici delusi (indicativamente, Barr si trova ora a condividere lo stesso partito di quel Mike Gravel della sinistra democratica, il pacifista che sfidò Hillary e Obama per la nomination).
Fattosta che il LP sembra stavolta aver fatto i conti giusti, dato che un sondaggio di Rasmussen Reports lo dà al 6% nazionale. Con questa cifra si candida a fattore sconfitta per McCain, proprio quello che il Partito Libertario spera di diventare.

Anche su: Buraku, Niccolò c/o Policentric Order, Sgembo, Steppen c/o POL

mercoledì 4 giugno 2008

Gratta Robin Hood e troverai lo Sceriffo di Nottingham

Quando un'iniziativa viene giudicata buona e doverosa "dall'intero arco politico", apprezzata "dalle istituzioni europee", vista con favore dagli "esperti di settore", allora ci sono pochi dubbi che sia una cazzata col botto. La controprova può essere raggiunta in laboratorio, verificando che un numero di idioti a piacere si trovi concorde durante una puntata di Porta a Porta.
La Robin Hood tax non fa eccezione, anzi può essere indicata come un esempio paradigmatico di questo fenomeno. Ad un'analisi superficiale l'idea di tassare tanto pochi soggetti che godono di profitti elevati per favorire i poveri può sembrare buona e perfino morale, tanto da far abbassare la guardia a liberisti conclamati come Oscar Giannino. Le ultime argomentazioni del direttore di Libero Mercato hanno un che di inquietante e sembrano profondamente influenzate dalle convinzioni dell'attuale ministro dell'economia. Si tratta dell'argomento "della Paura e della Speranza", persuasiva retorica socialista rivolta ai destrorsi.
Il libero mercato finora è sempre andato bene. Tuttavia adesso ci troviamo in un momento particolare che ha sconvolto il paradigma liberale. Questo obbliga il governo ad intervenire per riparare a delle ingiustizie che inevitabilmente si generano.
I meno sprovveduti si accorgeranno che questo argomento è in realtà vecchio quanto l'attuale concetto di Stato. Per gli interventisti c'è sempre un momento particolare e non c'è ragione di considerare quello attuale più atipico del panico del 1819, della depressione del '29, del dopoguerra, della crisi del petrolio. Tutti momenti storici che hanno visto grandi interventi governativi, giudicati in seguito negativamente da quelle stesse personalità che ora, senza motivo apparente sembrano abboccare a Tremonti.
Giannino ieri ha fatto notare che "l'attuale momento economico", pur nel complesso negativo, favorisce innaturalmente realtà come la grande finanza, gli istituti bancari, le compagnie petrolifere. Come se non bastasse -ha aggiunto- le suddette realtà pagano in termini di aliquote reali molto meno delle persone fisiche o delle piccoleemedieimprese.
In un regime ad alta fiscalità -argomenta Giannino- una tassa mirata a petrolieri e banche, non è malvagia, anzi può rendere l'ordine delle cose più giusto.
Questo argomento forse non è sbagliato, ma è sicuramente insufficiente. Si può obiettare infatti che i meno abbienti trarebbero più beneficio da una diminuzione dell'aliquota visto che questa disparità non è conseguenza di una data situazione economica, ma di una precisa politica. E volendo scavare più a fondo perché esiste questa precisa politica? E' frutto di un disegno deliberato? Probabilmente no, forse banche e finanza globalizzata, sono semplicemente soggetti più difficili da tassare a causa di determinate scappatoie giuridiche. Ma se questo è vero ecco che la Robin Hood tax potrebbe rivelarsi inefficace, forse a spese dello stesso cittadino mediante un aumento del prezzo dei carburanti.
Generalizzando con un certo margine di errore, comunque non maggiore a quello delle banalità di Tremonti, si può giustamente supporre che in realtà non è la data situazione economica a generare una situazione di svantaggio per fasce meno ricche e tutto sommato produttive, ma che è l'azione dello Stato, lo stesso che ora vorrebbe "salvare la giornata", a renderle meno competitive attraverso la tassazione.
La Robin Hood Tax, ben lungi da essere una buona idea, è populista perché offre una soluzione sbagliata ma utile a portare consenso, diseducativa perché abitua la gente a pensare che rubare è lecito entro certi termini e dannosa in quanto parte di un circolo vizioso che tende a fare sempre più danni e a richiedere sempre un maggior intervento. E' incredibile che Giannino non se ne sia accorto, a meno che il desiderio di difendere comunque il governo non sia in lui prevalso.