sabato 18 ottobre 2008

Sipario

Signori, la pianto qui.


Tsk. Sarebbe troppo bello. Qui il blog che raccoglie, parzialmente, il lascito morale e virtuale del Boaro.

Ci si vede.

sabato 13 settembre 2008

So proud to be alive

Johnny Law non mastica mentos

A volte mi sembra di essere in un classico di fantascienza del tipo l'invasione degli ultracorpi. La mattina esco da casa e il vicinato -anzi tutta la città- è contagiata da un virus che rende la gente stupida. Sarà la mia solita sociopatia. Sarà. Risiedo a Verona (non sono veronese, non che ci sia nulla di male, ma semplicemente non mi riconosco e non vengo riconosciuto come tale), città che da un po' di tempo è una gigantesca caserma. Tipo Belfast, quando ancora scoppiavano le bombe. Il sindaco, uno che quando parla sembra che tenga in bocca cinque o sei mentos, continua a piazzarli in giro. Fosse per lui ogni veronese ne dovrebbe avere uno anche quando sta al cesso, per sicurezza. Ovviamente non senza episodi di grottesca itaglianità. Quando l'esercito è arrivato non c'erano abbastanza poliziotti per organizzare le pattuglie. Per legge, infatti, ogni coppia di militari deve essere accompagnata da altrettanti vigili.
L'ultimo omicidio a Verona è datato maggio ed è stato fortunatamente l'unico dell'anno. Negli ultimi mesi non sono stati registrati stupri, furti e reati contro la proprietà sono sotto la media delle città di 300 mila abitanti. Eppure serve l'esercito. Mentre scrivo sento le jeep che mi ronzano sotto casa. Un paio di volte mi hanno identificato, chiedendomi perché e come mai mi stessi aggirando per la zona dove abito. La cosa strana è che sembro essere l'unico a trovarla una cosa strana. Tutti sono contenti. Tutti ne vogliono di più. L'uomo delle mentos dice che, se il ministro lo lascia, renderà i militare permanenti. E la gente lo applaude. Un giorno ho chiesto all'uomo della strada cosa ne pensasse, di questa faccenda (non perché mi piacesse, ma perché mi hanno chiesto di farlo). Mi aspettavo che qualcuno, dico uno, mi dicesse "Si esagera", "Non c'è n'è bisogno", roba del genere. E invece no. "Ghe voleva", "gh'è in giro massa delinquenti", "l'e belo vedar i nostri soldadi". Allora sono scemo io. Adesso a Verona se giri in bicicletta e telefoni, sei quasi certo di essere multato. Da settembre il mentos disporrà l'alcol test in piazza Brà, per il pubblico che esce dall'Arena. Non si può girare a torso nudo in centro. Tutte cose magari giuste, che contribuiscono al decoro di una città.
Ma sentite che è successo l'altro giorno, una cosa che, non so perché, mi ha reso felice. Siamo in piazza Erbe, nel centro del centro di Verona. L'area è chiusa da quattro lati alle auto, si può solo andare a piedi. C'è una piccola banca, che si trova nella struttura dell'ex Domus Mercatorum. Entra un uomo, con una parrucca e una maschera da carnevale. Si avvicina allo sportello, aggredisce il commesso a schiaffi e a pugni e gli intima di dargli quanti contanti ha sottomano. Il tizio arraffa tremila euro, molla un altro paio di pappine e scappa, a piedi. Un cliente della banca si rendo conto che l'uomo è completamente disarmato e lo insegue ma quell'altro è più bravo, riesce a scomparire tra la pletora di turisti che affolla il centro.
Non l'hanno più beccato.

sabato 26 luglio 2008

La verità fa male

Secondo Mario Borghezio e Roberto Castelli la Ryanair si deve scusare. Loro, per continuare a fare esattamente quello che c'è scritto nell'ad, invece no.
Dice tale Luigi Grillo, senatore di FI: "Anche la Ryanair è un'impresa assistita. Ha sede a Dublino, dove c'è una fiscalità vantaggiosa e riceve bei quattrini dagli aereoporti italiani che vogliono vedere incrementato il loro traffico." Bizzarra definizione di "impresa assistita" quella che ha avuto la sfortuna, di nascere in uno stato che non la prosciuga di tasse e che sa fare il proprio mestiere.

venerdì 25 luglio 2008

La Lega ha rotto il cazzo

Nell'ultimo post, datato un mese e mezzo fa, l'elemento testuale parlava del "no" irlandese al referendum sulla ratifica del trattato di Lisbona. A corredo una foto di una ragazza col dito medio alzato.
In questi giorni entrambe le cose tornano di moda. Il senato ratifica il trattato di Lisbona, senza disturbarsi di chiedere prima il pare dei cittadini e con la forza politica che, cavalcando la tigre celtica, aveva promesso di votare contro, prona verso il sì più che mai. Il dito medio non lo fa più una figa con un cocktail verde, ma un becero politicante della peggior specie.
Siamo nell'estate del 2008 e il punto caldo nell'agenda politica è il lodo Alfano e tutte le mirabili conseguenze che non ha sui cittadini fuori dal club dei caregoni.
Con questo quadro, nel tragico stato in cui riversa ogni istanza di federalismo, autonomia e autogoverno, il problema della Liga Veneta sono le regionali del 2010. Succedere a Galan, perché c'è un patto tra partiti che lo prevede. Perché la Lega, poverina, non esprime un presidente di regione. Perché tanto il centrodestra in Veneto vince, e dato che a loro piace vincere facile non ci devono essere né primarie né corse multiple dove dimostrare chi ce l'ha più lungo.
Il prescelto sarà forse Flavio Tosi, Zaia aveva sperato che Bossi glielo chiedesse (perché deve essere il capo a "chiedere"). E invece la scelta ricade sull'uomo che sta facendo di Verona uno Stato di polizia.
Che chiede, in ossequio alla sua vocazione autonomista, l'invio dell'esercito per la "sicurezza" della città. Che si rifiuta di controfirmare un documento già inoltrato da 400 sindaci veneti (cioé due terzi dei sindaci della regione, cioé di sinistra come di destra) che chiedevano di trattenere nelle casse comunali il 20% dell'Irpef. Ufficialmente perché "non realistico". O forse per fare la star, andare in culo a Galan, suo novello avversario, che quel progetto l'aveva proposto.
Con tutto il rispetto: fottetevi. Voi e il federalismo "solidale". Voi e questa merda di governo che tenete in piedi.

sabato 14 giugno 2008

Pinta di Guinness per tutti


A poche ore dal risultato politico più bello e importante degli ultimi anni, è una soddisfazione leggere le reazioni del nemico mainstream. Già ieri La Repubblica metteva in evidenza il blog di Andrea Bonanni dov'era apparso il post "Le contraddizioni della democrazia". La contraddizione, per Bonanni, è in realtà solo una, molto semplice e poco originale (la Repubblica, non quella di Scalfari, ma di Platone è datata 390 a.C.) democrazia vuol dire governo del popolo (o della maggioranza, per precisione), ma troppe volte il popolo è troppo stupido per scegliere. Vedere demmoggratigi ridotti a scrivere questo è sempre una gioia per il cuore. Dice ancora Bonanni:
I no, tutti insieme, arrivano al massimo allo 0,25 per cento della popolazione dell’Ue. Ma hanno il potere di bloccare una decisione presa da 27 governi liberamente eletti e già ratificata da 18 parlamenti in rappresentanza di centinaia di milioni di cittadini.
La vera domanda è contenuta nello stesso paragrafo. Perché i governi e parlamenti "liberamente eletti" quando si tratta di Europa finiscono per prendere decisioni sistematicamente contrarie a quelle dei sudd... pardon... cittadini che governano? Non dovrebbero, così in teoria, rappresentarli? Perché mancano alternative allo sfacciato ottimismo europeista?
Invece accade che la Francia (i cui cittadini hanno respinto la costituzione europea) si sia sbrigata a chiedere la ratifica del trattato (che ribadisce quanto scritto nella precedente costituzione) in quattro e quattr'otto senza consultare la plebe, e lo stesso si accingono a fare i Paesi Bassi. Ma sono governi "liberamente eletti". Tutto questo va benissimo, oro colato per i feticisti della demmoggrazzia, come l'oppionionista di Repubblica, i dipendenti da A. Spinelli e il Presidente della Repubblica Eurocratica Italiacana, che, con una gaffe indecorosa, riportata con nonchalanche dalla propaganda mezzo stampa, vorrebbe cacciare la Tigre Celtica dall'Europa.
Lo stesso per dire la verità sarebbe accaduto se anche l'Irlanda avesse ignorato l'inutile trafila referendaria: il governo ha fatto attivamente campagna per il sì, 90% dei partiti era a favore, l'unica eccezione: lo Sinn Fein, il partito di sinistra (oggi per la stampa italiana "nazionalista") che di solito prende tra il 3 ed il 6% di preferenze.
Sostiene sempre Bonanni (e lo riprende il noioso Venturini sul Corriere) che la gente non dovrebbe votare per cose che non capisce (perché, quando si tratta delle politiche, tra finanziarie e modifiche alla costituzione son tutti professori, vero?).
Ammettiamo che gli Irlandesi non abbiano avuto il tempo di leggersi le 273 pagine tra dichiarazioni e protocolli, di non apprezzare la clausola di solidarietà o la tassa europea contro il riscaldamento globale, beh, è davvero tanto difficile farsi un'idea quando le meraviglie dell'UE sono tutti i giorni sotto i nostri occhi? Quando, per dirne una, non ci è permesso di vendere più del 51% del fabbisogno nazionale di latte? Un cartello del comitato per il no affisso per le strade di Dublino diceva: meno competenze, più tasse. Direi che hanno capito benissimo.
La prossima mossa dell'europorcile sarà quello di escogitare qualcosa per fottersene del voto irlandese, magari pensionando l'inutile clausola dell'unanimità. Solo allora la democrazia che piace a Bonanni e agli altri, quella che impone la volontà dei lupi sugli agnelli, sarà finalmente degna del suo nome.

Bias

1) E' scoppiata la caccia ai "fannulloni". Di questi tempi, quasi una notizia al giorno. Poliziotti che sciano con l'ernia al disco, impiegati ballerini e via dicendo. Ma quelli più insospettabile sono i cosidetti "assenteisti", cioé coloro i quali non hanno nemmeno bisogno di un certificato medico, per quanto fasullo. Ieri è stato il turno della moglie di un boss della 'ndrangheta (e qui mi vien da ridere, perché per una certa vulgata televisiva i lavoratori statali vengono denominati "servi dello stato", in questo caso in palese conflitto di interesse) impiegata al catasto che aveva sempre il cartellino magicamente timbrato. Tempo addietro, via radio, avevo sentito il caso di un "dirigente che si dedicava allo sport e allo shopping anziché essere correttamente al posto di lavoro". Lo avrebbero specificato solo più tardi, il tizio lavorava in un'amministrazione provinciale. Ma non c'erano dubbi che il suo impiego fosse statale. In che azienda, infatti, sarebbe stato possibile che un dipendente importante sparisse regolarmente? Evidentemente il lavoro del dirigente in questione è inutile. In casi come questi la truffa è già avvenuta prima, "creando" posti di lavoro non richiesti (a spese dei contribuenti).

2) In un sistema di sanità privata, il cliente-paziente ha l'onere del pagamento, a meno che intervenga come mediatrice una società di assicurazione. Anche in questo caso, tale società, vivendo di profitto dovrebbe assicurarsi di non spendere i suoi soldi inutilmente. Medici e chirurghi privati potrebbero comunque essere tentati da cercare di arrotondare in qualche maniera, ma operazioni non richieste sarebbero comunque parzialmente a loro carico. Accade, però che una clinica privata, ma che in realtà sopravvive grazie agli accordi con la regione Lombardia, decida di truffare stato e cittadini inventandosi (e purtroppo realizzando) operazioni inutili. Dando il giusto peso alle responsabilità individuali, si può asserire, che anche questa volta lo stato si è rivelato essere un grande turbatore della meccanica di mercato, che di per sé incentiverebbe molto di più alla responsabilità individuale (non ultima quella del paziente, qui non soggetto a pagamento).
Invece no, per la gran parte degli italiani la colpa è "del sistema privato e delle logiche del profitto."

3) A Mestre sta per essere costruito un nuovo campo per la comunità dei Sinti residenti in città. Alcuni cittadini si oppongono in nome di una dovuta precedenza "italiana" al "diritto alla casa. I sostenitori della politica del sindaco Cacciari, la Chiesa Cattolica e i centri più o meno sociali sostengono che si tratterebbe di un'inqualificabile comportamento intollerante nei confronti di gente che vive a Venezia da più di 40 anni. Nessuno dice che proprio perché ci sono da quarant'anni, parlano perfettamente o quasi l'italiano, essi abbiano, a differenza di altri, il diritto di vedersi sistemati dal comune. Delle due l'una: o privilegiati, o incapienti.

lunedì 9 giugno 2008

On fìo-o solo e anca ébate

Mi arriva questa mail divertente con le tipiche frasi che un genitore veneto suole ripetere al proprio figlio in modo da frustrarne lo spirito ribelle adolescenziale. Non si tratta di luoghi comuni, testimonio che almeno una decina mi sono state rivolte personalmente e tutte le altre le ho sentite proferite dai "veci" di miei amici (ero presente, lo ribadisco). Quelle me le sono risparmiate perché più di tanto non ho mai bevuto, né fumato. Non sono figlio unico ma è possibile che abbia sentito pure quella del titolo, almeno fino ai 7 anni :D.

  • Bocia, gambe in spàea e caminare!
  • Vara che te scavesso e gambe sora i danoci...
  • Vara che te cambio i conotati!
  • Vara che quea xè ea porta...
  • Mi a to età saltavo i fossi par longo!
  • Mi a to età jero xà stufo de lavorare
  • Desso ti te ve farte el libreto de laoro!
  • Tajate i caveji che te fe afàno!
  • Tajate i caveji che te ghe i peoci co a patente ormai...
  • Te vorìa on poca de russia a ti...
  • Xè mejo che te scampi co tute e gambe che te ghe...
  • Te poi piansare in greco, tanto no teo compro.
  • No sta strassinare i pìe.
  • No sta savatàre.
  • No sta fare che vegna là to pare!
  • Omo avisà ......TUTO salvà!
  • Vara che te sì in oro...
  • Vara che te riva na man roersa!
  • Vara che te meto in coèjio!!!
  • Questa xè a casa dea asagna.... Chi che no laora no magna!
  • Gheto proprio ciapare esempio dai pì stupidi.......
  • Bon da gnente come el paltan!
  • Varda el trio paloma: dò inseminii e uno in coma!
  • Magna e tasi!
  • Vergognate che xè ora!
  • No te te vergogni mia!!!
  • Dai, disi qualcosa!!!!!.. Prova parlare se te ghe corajo!!!
  • Ma sito inseminio!
  • Stame distante...
  • Vàrdama co te parlo!
  • Va via prima che te copa!
  • Gheto sentio queo che te go dito!!!!
  • Xè soeo che i criminai che sta in giro a note...
  • I to amissi no ga mia na fameja?
  • Ma mi credito che fabbrica i schei de note?
  • Gheto fumà ea droga?
  • Jèrea aranciata quea che te ghe vomità sta note?
  • A te me pari spirità!
  • Varda che luni xè un giorno lavorativo.
  • Va in stramona!
  • Varda che giro el manego dea scoa
  • Come che te gò fato te desfo
  • Varda che me cavo nà savata
  • Gheto bisogno de un moreto che te staga drio e che'l rancura e strasse ?
  • Te sito petenà?
  • Varda che te tendo
  • Te pare e ore de rivare ?
  • Te vedarè quando che no ghè sarà più ea serva
  • Cò moro mì te mori dala fame
  • Và pian co chea moto
  • Vèstate che te ciapi el snaro
  • Cavate e scarpe prima de n'dare sù pae scae
  • Ancora te cambito ?
  • Almanco ea roba onta butea lavare, te ghè strasse dapartuto in camara
  • Come che te vè fora dala porta a buto un fuminante in te chea camara
  • N'antro paro de scarpe te te sì comprà ?
  • Faremo nà camara solo pae scarpe
  • Non stà bevare vin a stomego vodo (riferio al spriss in bar)
  • Cossa veto fare in te chel bar pien de onti semrpe coa cica in boca?
  • Te pari bon ala to età farte vèdare là da tuti quei che me conosse....
  • Co te passi là davanti te senti sempre nà spussa..ma cossa fùmei?
  • Cò chee quatro sbuderate coj fioi all'asìo e ore in bar co goto da nà parte e cica da staltra
  • Co vien casa to pare gheo digo
  • Non xè miga ora che te vaghi lavorare?
  • Sbassa chea teevision senò fasso dò tochi.
  • A gò un fiolo solo e anca ebete!!!

sabato 7 giugno 2008

I perché di Bob Barr

Succede che un tizio di nome Bob Barr ha vinto le primarie del Partito Libertario. Questo fatto ha causato qualche polemica tra militanti, curiosi e simpatizzanti perché Bob Barr, per convinzioni e storia personale non è un libertario, ma un conservatore piuttosto intransigente, gravitante fino all'altro ieri nella destra repubblicana. Ci sono due perché legati a questa scelta: il primo è che sono anni che il partito libertario ottiene risultati imbarazzanti (in molti casi superato dai Verdi e da American First), il secondo è che deve tenere conto dell'effetto Ron Paul. Con Bob Barr, da questo punto di vista, si piglierebbero i proverbiali due piccioni con la stessa fava. Ben diverso dai "professorini" libertari modello (fiscal conservative, social tollerant, una filosofia che comunque incarna il suo collega di ticket, Wayne Root, candidato alla vicepresidenza) questo ruvido conservatore potrebbe avere un seguito e drenare i voti dei repubblicani delusi dalla nomination di McCain. Barr inoltre è uno dei pochi (con Goldwater jr) che dal Gop ha appoggiato la candidatura di Paul con cui può vantare di condividere una determinata "vision". Ma va sottolineato che, purtroppo, Barr non vanta un pedigree intatto come il dottore: si è schierato più di una volta a favore delle war on drugs (motivo per cui Paul lasciò il partito nel 1984) ed ha votato in favore di provvedimenti particolarmente illiberali (tra cui il Patriot Act).
Per altri critici, la nomina di Barr sarebbe indice del declino dell'indipendenza del Partito Libertario, ormai infestato da conservatori e pure da democratici delusi (indicativamente, Barr si trova ora a condividere lo stesso partito di quel Mike Gravel della sinistra democratica, il pacifista che sfidò Hillary e Obama per la nomination).
Fattosta che il LP sembra stavolta aver fatto i conti giusti, dato che un sondaggio di Rasmussen Reports lo dà al 6% nazionale. Con questa cifra si candida a fattore sconfitta per McCain, proprio quello che il Partito Libertario spera di diventare.

Anche su: Buraku, Niccolò c/o Policentric Order, Sgembo, Steppen c/o POL

mercoledì 4 giugno 2008

Gratta Robin Hood e troverai lo Sceriffo di Nottingham

Quando un'iniziativa viene giudicata buona e doverosa "dall'intero arco politico", apprezzata "dalle istituzioni europee", vista con favore dagli "esperti di settore", allora ci sono pochi dubbi che sia una cazzata col botto. La controprova può essere raggiunta in laboratorio, verificando che un numero di idioti a piacere si trovi concorde durante una puntata di Porta a Porta.
La Robin Hood tax non fa eccezione, anzi può essere indicata come un esempio paradigmatico di questo fenomeno. Ad un'analisi superficiale l'idea di tassare tanto pochi soggetti che godono di profitti elevati per favorire i poveri può sembrare buona e perfino morale, tanto da far abbassare la guardia a liberisti conclamati come Oscar Giannino. Le ultime argomentazioni del direttore di Libero Mercato hanno un che di inquietante e sembrano profondamente influenzate dalle convinzioni dell'attuale ministro dell'economia. Si tratta dell'argomento "della Paura e della Speranza", persuasiva retorica socialista rivolta ai destrorsi.
Il libero mercato finora è sempre andato bene. Tuttavia adesso ci troviamo in un momento particolare che ha sconvolto il paradigma liberale. Questo obbliga il governo ad intervenire per riparare a delle ingiustizie che inevitabilmente si generano.
I meno sprovveduti si accorgeranno che questo argomento è in realtà vecchio quanto l'attuale concetto di Stato. Per gli interventisti c'è sempre un momento particolare e non c'è ragione di considerare quello attuale più atipico del panico del 1819, della depressione del '29, del dopoguerra, della crisi del petrolio. Tutti momenti storici che hanno visto grandi interventi governativi, giudicati in seguito negativamente da quelle stesse personalità che ora, senza motivo apparente sembrano abboccare a Tremonti.
Giannino ieri ha fatto notare che "l'attuale momento economico", pur nel complesso negativo, favorisce innaturalmente realtà come la grande finanza, gli istituti bancari, le compagnie petrolifere. Come se non bastasse -ha aggiunto- le suddette realtà pagano in termini di aliquote reali molto meno delle persone fisiche o delle piccoleemedieimprese.
In un regime ad alta fiscalità -argomenta Giannino- una tassa mirata a petrolieri e banche, non è malvagia, anzi può rendere l'ordine delle cose più giusto.
Questo argomento forse non è sbagliato, ma è sicuramente insufficiente. Si può obiettare infatti che i meno abbienti trarebbero più beneficio da una diminuzione dell'aliquota visto che questa disparità non è conseguenza di una data situazione economica, ma di una precisa politica. E volendo scavare più a fondo perché esiste questa precisa politica? E' frutto di un disegno deliberato? Probabilmente no, forse banche e finanza globalizzata, sono semplicemente soggetti più difficili da tassare a causa di determinate scappatoie giuridiche. Ma se questo è vero ecco che la Robin Hood tax potrebbe rivelarsi inefficace, forse a spese dello stesso cittadino mediante un aumento del prezzo dei carburanti.
Generalizzando con un certo margine di errore, comunque non maggiore a quello delle banalità di Tremonti, si può giustamente supporre che in realtà non è la data situazione economica a generare una situazione di svantaggio per fasce meno ricche e tutto sommato produttive, ma che è l'azione dello Stato, lo stesso che ora vorrebbe "salvare la giornata", a renderle meno competitive attraverso la tassazione.
La Robin Hood Tax, ben lungi da essere una buona idea, è populista perché offre una soluzione sbagliata ma utile a portare consenso, diseducativa perché abitua la gente a pensare che rubare è lecito entro certi termini e dannosa in quanto parte di un circolo vizioso che tende a fare sempre più danni e a richiedere sempre un maggior intervento. E' incredibile che Giannino non se ne sia accorto, a meno che il desiderio di difendere comunque il governo non sia in lui prevalso.


sabato 24 maggio 2008

Pillole dello sceriffo Bell

"Nella costituzione dello Stato del Texas non sono indicati i requisiti per fare lo sceriffo. Neanche uno. E non esiste una legislazione della contea, Immaginatevi un mestiere dove uno ha pressapoco la stessa autorità di Dio e non deve possedere requisiti particolari e ha il compito di far rispettare leggi inesistenti, e ditemi se non vi sembra strano. Perché secondo me lo è. Funziona? Sì. Il novanta per cento delle volte. Ci vuole molto poco per governara la gente per bene. Molto poco. E la gente cattiva non si può governare affatto. O perlomeno non mi risulta ci sia mai riuscito nessuno".

"Loretta mi ha raccontato di aver sentito alla radio che una percentuale di bambini in questo paese viene allevata dai nonni. Non mi ricordo quant'era. Ma mi è sembrata proprio alta. Figli che i genitori non volevano tirare su. Ne abbiamo parlato, io e Loretta. E abbiamo pensato a questo: quando arriverà la prossima generazione e neanche quella vorrà tirare su i propri figli, allora chi ci penserà? I loro genitori saranno gli unici nonni disponibil, e neanche loro vorranno tirarli su. Non abbiamo saputo dare una risposta. Nei giorni buoni mi dico che c'è qualcosa che non capisco o che non metto in conto. Ma quei giorni sono rari. Certe volte mi sveglio in piena notte e mi sento sicuro come la morte che solo la seconda venuta di Cristo potrà fermare questo andazzoo. Non so a che serve stare svegli a pensarci. Ma mi capita."

"Ecco, un paio di anni fa io e Loretta siamo andati a una conferenza a Corpus Christi e io mi sono ritrovato seduto vicino ad una signora, la moglie di non so chi. E continuava a parlare della destra che aveva fatto quest'altro. Non sono nemmeno sicuro di avere capito qual era il punto. La gente che conosco io, perlopiù è gente comune. Persone semplici, come si suol dire. Io gliel'ho detto, e lei mi ha guardato strano. Pensava che ne stessi parlando male, ma ovviamente nel mio mondo è un gran complimento. E ha continuato con la sua filippica. Alla fine mi ha detto: Non mi piace la direzione in cui sta andando questo paese. Voglio che mia nipote sia libera di abortire. E io le ho risposto guardi signora, secondo me non si deve preoccupare della direzione in cui va il paese. Per come la vedo io non c'è il minimo dubbio che sua nipote potrà abortire. Anzi le dirò, non solo sarà libera di abortire, ma sarà anche libera di mandarla al Creatore. E in pratica il discorso è finito lì."

"La gente dice che è stato il Vietnam a mettere in ginocchio questo paese. Ma io non ci ho mai creduto. Questo paese era già messo male. Il Vietnam è stato solo la ciliegina sulla torta. Non avevamo niente da dare a quei ragazzi da portarsi dietro. In pratica se li mandavamo senza fucili era la stessa cosa. Non si può andare in guerra in quel modo. Non si può andare in guerra senza Dio. Io non so cosa succederà quando arriverà la prossima. Non lo so proprio."*

"Io gli ho risposto che una volta un avvocato mi aveva detto che all'università cercano di insegnarti a non pensare a cosa è giusto e a cosa è sbagliato ma solo a seguire la legge, e che però questo discorso non mi convinceva tanto. Lui ci ha pensato un po', ha annuito e ha detto che più o meno era d'accordo con quell'avvocato. Che se uno non segue la legge, il giusto e lo sbagliato non lo possono salvare. E a me questo sembra una cosa sensata. Ma non basta a farmi cambiare idea. Alla fome gli ho chiseto se sapeva chi era Mammona. E lui: Mammona?"

"I guai cominciano quando si iniziano a passare sopra alla maleducazione. Quando non si sente più dire Grazie e Per favore, vuol dire che la fine è vicina. Le ho detto: E' una cosa che va a toccare ogni strato sociale. L'ha sentita questa espressione, no? Ogni strato sociale. Alla fine si arriva a quella sorta di crollo dell'etica mercantile che lascia la gente morta ammazzata in mezzo al deserto dentro una macchina, e allora è troppo tardi.
Lei mi ha guardato un po' strano. E allora l'ultima cosa che le hio detto, e forse avrei fatto meglio a stare zitto, è stata che non si può mettere su un traffico di droga senza i drogati. Un sacco di drogati si vestono eleganti e hanno anche dei lavori ben pagati. Le ho detto: Magari lei ne conosce perfino qualcuno"

*Questa è un'affermazione del padre di Llewelyn Moss.

Da: Cormac McCarthy Non è un paese per vecchi, Einaudi. Traduzione di Martina Testa